BATMAN V SUPERMAN: DAWN OF JUSTICE – GIORNO CONTRO NOTTE, DIO CONTRO UOMO, MARVEL CONTRO DC

BATMAN V SUPERMAN: DAWN OF JUSTICE – GIORNO CONTRO NOTTE, DIO CONTRO UOMO, MARVEL CONTRO DC

Una recensione di Alessandro Sivieri

A volte i critici non li capisco, ma mi tornano indirettamente utili: quando sono andato a vedere questa pellicola, grazie alle stroncature riversatesi in Rete già da qualche giorno, il mio hype si era già diluito in poche, prudenti aspettative; per diretta conseguenza, mi sono ritrovato a passare quasi tre ore in compagnia di un buon film. Nulla che mi abbia fatto gridare al miracolo, ma un prodotto solido che segna il debutto ufficiale della continuity ffggsefrcinematografica della DC, pronta a farsi faticosamente strada nell’era post-nolaniana (qui il cineasta in questione ha “solo” affiancato Zack Snyder nelle vesti di produttore). E allora perché tutto questo astio nei confronti di un prodotto che, sviluppando le premesse di Man of Steel, pone due tra i supereroi più celebri di sempre l’uno contro l’altro? I casi sono due: o il sottoscritto, essendo un cultore dei cinecomic, non riesce a valutare la situazione in modo obiettivo, oppure è la maggioranza dei critici a nutrire un pregiudizio verso Snyder, affiancato da una pesante assuefazione verso il più umoristico e flessibile stile marvelliano. E qui faccio un altro errore, una discesa nella prevedibilità che però considero doverosa: tirare in ballo la Marvel. Eppure per i supereroi al cinema questo è l’anno degli scontri corali, sia interni che esterni: abbiamo un universo cinematografico ancora acerbo (DC) contro uno già ben consolidato (Marvel), ambedue rappresentati da pellicole (Batman v Superman e Captain America: Civil War) dove alcuni tra i personaggi più conosciuti e amati combattono tra loro, con premesse che raccolgono i frutti dei film precedenti ed esiti destinati a sconvolgere quelli successivi.

E in tutta questa baraonda (una guerra fredda scandita a colpi di multisale, popcorn e record d’incassi) la DC non parte certo in vantaggio: oltre al già citato peso dell’eredità nolaniana, al quale si aggiungono gli storici lungometraggi su Superman e la tiepida accoglienza di Man of Steel, abbiamo un regista che preferisce lo stile ai contenuti, un sacco di basi da gettare per il futuro e alcune scelte di casting che hanno fatto discuterebatman-v-superman (Ben Affleck, Gal Gadot, Jesse Eisenberg). Tutto però riesce a funzionare, soprattutto grazie a quei fattori previsti come penalizzanti dai più; in prima fila c’è il nuovo Bruce Wayne/Batman, in parte ispirato alle celebri graphic novel di Frank Miller (come la resa dei conti con Superman, del resto) e radicalmente diverso da quello di Christian Bale: questo cavaliere oscuro è infatti più maturo, tormentato e spaccaossa. È un Batman che ne ha viste tante e che non si fa scrupoli ad arrivare all’omicidio e alla tortura. Il primo plauso va ad Affleck, che con questa interpretazione carica di energia ci fa scordare il suo Daredevil. La sua presenza sullo schermo è magnetica, e i dialoghi (rimaneggiati dallo stesso Ben) sono sempre al posto giusto. Grazie a lui vediamo un Bruce Wayne reale, pieno di rimorso per non essere riuscito a salvare i propri amici e dipendenti: nel prologo, tra l’altro uno dei punti migliori, assistiamo alla distruzione causata dallo scontro tra Superman e Zod, ma dal punto di vista di Wayne, un semplice uomo che non può fare nulla per fermarli. Il suo Batman è pieno di rabbia, e non per niente il regista ricorre anche a espedienti horror per metterlo in scena: l’uomo pipistrello terrorizza i criminali, ma anche gli ostaggi e la polizia. Siamo di fronte a un personaggio rinnovato, contornato da elementi come la nuova tuta/batmobile, l’eccellente flashback sull’omicidio dei genitori di Wayne e un Alfred – interpretato da Jeremy Irons – davvero apprezzabile, essendo molto più di un semplice maggiordomo. Non parliamo poi delle scene di lotta, lontane anni luce da quella che forse era la vera debolezza della trilogia di Nolan (le coreografie scialbe): qui Batman combatte come dovrebbe. È veloce, preciso, violento, ricorda nettamente il sistema di combattimento dei videogiochi della serie Arkham. Va reso merito a Snyder per la sua indubbia maestria nel farci comprendere, soprattutto a livello visivo, l’essenza del crociato di Gotham.

giphyAl lato opposto abbiamo il Clark Kent/Superman di Henry Cavill, anch’esso ben lontano da quell’immagine di perfetto boy scout che alcuni si ostinano a sostenere: l’eroe di Krypton riflette continuamente sulla propria natura e sulle conseguenze delle sue azioni; è schiavo della sua onnipotenza, amato e odiato al tempo stesso dall’opinione pubblica, incapace di integrarsi con la razza umana ma deciso a difendere un pianeta che non è il suo. La sua contrapposizione con Batman è prima di tutto filosofica: un alieno/dio perennemente sotto i riflettori si trova alle prese con un vigilante, un essere umano fuori dal comune che applica la giustizia a modo proprio, senza farsi i medesimi scrupoli. Superman vede Batman come una minaccia, i suoi metodi e la sua apparente mancanza di coscienza lo fanno pensare a ciò che potrebbe diventare;  forse arriva addirittura a invidiarlo per la disinvoltura con la quale affronta i problemi etici di questo “mestiere”. Citando una delle massime de Il cavaliere oscuro, o muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo.

Dal canto suo, l’uomo pipistrello è preoccupato per la razza umana e teme l’onnipotenza di Superman, avendone già vissuto le conseguenze. Forse anche nei suoi occhi riluce un bagliore di invidia per la facilità con la quale quest’ultimo salva le persone e previene eventi catastrofici (quando, come già detto, non li causa in prima persona). Se questo Batman è in preda al senso d’impotenza, intenzionato a oltrepassare i limiti della sua umanità, Superman si chiede dove inizi la propria. E lo scontro, tra fraintendimenti e ideali contrapposti, non tarderà a compiersi, anche se la pellicola si porta più in là, in nome di una doverosa premessa funzionale ai futuri film della Justice League, sebbene il finale presenti una scelta abbastanza coraggiosa, passata indenne attraverso l’ondata spoilerosa di trailer che ci ha tartassato in questi mesi. Ma come appare ormai evidente, questo film più che sulla storia si regge sul cast: accanto ai due protagonisti e all’ottimo Alfred abbiamo l’antagonista principale, il Lex Luthor di Jesse Eisenberg,lex4qui in una versione più giovane e squilibrata; l’attore consacrato anni fa da The Social Network di David Fincher ci regala un personaggio inquietante e megalomane, rischiando a volte di risultare troppo simile a un qualsiasi Joker ma salvandosi sempre in extremis, anche grazie a un paio di monologhi davvero azzeccati. Abbiamo poi la Wonder Woman di Gal Gadot, il cui potenziale distruttivo viene tenuto in serbo per il gran finale, dove l’eroina si mostra in tutto il suo splendore. Impossibile resistere al suo fascino e alla sua natura selvaggia, in barba a chi si lamentava della insufficiente procacità delle sue forme. Più ai margini la Lois Lane di Amy Adams, relegata troppo spesso al ruolo di donzella da salvare e supporto morale per Clark Kent.

Abbiamo quindi una schiera di personaggi di tutto rispetto, la cinematografia dark e spettacolare di Snyder e dialoghi all’altezza, con momenti che non mancheranno di emozionarvi. Ma allora dov’è la debolezza? Forse nella troppa carne al fuoco, nella natura ambigua di un film che, come i fratellastri della Marvel, tenta di gettare le basi per l’avvenire pur raccontando una storia compiuta. Il montaggio si fa troppo serrato, saltellando tra una vicenda e l’altra e mettendo a dura prova lo spettatore, che non sempre riesce a stabilire una connessione emotiva con i personaggi. A volte il problema riguarda intere scene, come quella del sogno post-apocalittico di Batman, che spezza non poco l’atmosfera. In certi frangenti sorge quasi il desiderio di una storia più semplice, che rinunci a spingersi troppo oltre per concentrarsi maggiormente sui dettagli; Snyder, però, predilige l’immagine d’insieme e fa ciò che può con la sceneggiatura che ha a disposizione, conscio di essere ancora all’antipasto. In questo la visione del sottoscritto si allinea, almeno in parte, con quella della schiera dei delusi, che avrebbe forse preferito un finale incentrato sullo scontro tra i due protagonisti, lasciandoli entrambi in fin di vita, concordi su una tregua; un’eventualità che si sarebbe ugualmente sposata alla vena epica e dark che la DC ha ormai adottato come marchio di fabbrica. Resta pur gradevole e adrenalinico lo scontro con Doomsday,doomsday-confirmed-but-is-darkseid-the-real-villain-of-batman-vs-superman-teenage-mutan-740343 già rivelato durante la campagna promozionale, anche se il villain in questione pare sprecato come Venom in Spider-Man 3. A compensare queste mancanze interviene la regia, che si diverte letteralmente a spaccare tutto, con somma gioia dei nostri occhi. In sintesi si può affermare che la direzione presa dagli autori funziona, ma si ha come l’impressione che l’ansia da prestazione nei confronti della concorrenza abbia minato la grandezza dell’opera, che aveva tutte le carte in regola per regnare nel mondo dei cinecomic: se prima dell’operazione Marvel il pubblico del grande schermo ignorava Iron Man e Captain America, era già ben conscio di chi fossero Batman e Superman, e vederli contrapposti come Davide e Golia è un’occasione troppo succulenta. Resta l’incomprensione, a fronte di un’opera comunque solida, per tutta la malevolenza dimostrata dai critici e da una parte del pubblico.  La DC non ha sconfitto la sua nemesi, ma ha saputo mettersi in gioco, accollandosi il rischio di un suicidio alla pari del cavaliere oscuro quando decide, con spirito di vendetta, di scontrarsi con l’essere più potente del Pianeta. A chi evidenzia una quasi totale mancanza di attimi di leggerezza – che invece abbondano in casa Marvel – bisognerebbe rispondere che non c’è nulla di male a prendersi sul serio. E poi c’è quello che, a detta del sottoscritto, è molto superiore a un semplice premio di consolazione: abbiamo visto al cinema il miglior Batman di sempre, e ne vogliamo ancora.

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6 commenti Aggiungi il tuo

  1. the Lost Wanderer ha detto:

    Sono uno di quelli che aveva un fortissimo “hype” per l’uscita di questo film, e dopo averlo visto all’uscita dalla sala ha commentato: “Carino”. Che per me è una sconfitta, proprio sapendo i personaggi che avevano a disposizione. SEcondo me i due personaggi erano trattati perfettamente: un Superman “alieno” e un Batman finalmente degno di tal nome (il momento di Batman in azione, che terrorizza, i criminali, ma anche gli stessi ostaggi e la polizia per me è pura goduria). La stessa Wonder Woman in azione è piuttosto interessante (il suo urlo di battaglia quando si lancia e la riatina dopo essere stata pesantemente colpita secondo me gli danno una buona caratterizzazione. Per non parlare delle scene d’azione, che comunque sono visivamente impinenti ed accompagnate da una bellissima colonna sonora. Ma almeno io ho avuto l’impressione che il buon Snyder abbia fatto una sorta di abbuffata: aveva TUTTO a disposizione e quindi ha voluto usare TUTTO. E quindi abbiamo un montaggio confusionario, un ritmo che ha alti e bassi spaventosi, un cattivo un pò troppo estermo (mio modesto parere) e una verosimiglianza che a volte va a farsi benedire (“Martha?”). UN film di raccordo si fa quando sai benissimo chi si deve “raccondare”, non prima. DEtto questo… un plauso a Ben Affleck: non credevo che sarebbe riuscito a tirar fuori un Batman tanto interessante e diverso dai precedenti. Ma il fatto che spari ed uccida non è una piccola ed innocua variazione del tema, è uno snaturare delle basi del personaggio: che Snyder se ne faccia una ragione ^^”

    Scusa il papiro… ed alla prossima!

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