SUNSHINE – LA SPACE OPERA SPETTACOLARE ALL’INGLESE
di Alessandro Sivieri.
Decenni dopo 2001: Odissea nello spazio di Kubrick e qualche anno prima di Gravity e Interstellar, sul fronte fantascientifico in Europa si è mosso qualcosa: Danny Boyle, il regista stiloso e navigato che ha partorito pellicole come il cult Trainspotting, l’innovativo zombie movie 28 giorni dopo, l’esplosione bollywoodiana The Millionaire, il memorabile 127 ore e il recente Steve Jobs, una mattina ha alzato lo sguardo dalla sua abbondante tazza di porridge e ha pensato “Voglio fare uno sci-fi apocalittico senza asteroidi da distruggere”. E l’ha fatto davvero: il succo di Sunshine, come quello di prodotti analoghi, è sempre e comunque la salvezza del genere umano e del nostro adorato (e alquanto bistrattato) pianeta. Non aspettatevi tratti ermetici ed esistenzialismo kubrickiano, ma nemmeno eroi americani che cavalcano razzi verso la minaccia di turno. Qui l’obiettivo è riaccendere un Sole ormai morente, lanciando una bomba nucleare di incredibile potenza sulla sua ardente superficie. Il team di spedizione, in viaggio verso la stella a bordo della nave Icarus II, comprende membri come il fisico Robert Capa (Cillian Murphy), il pilota Cassie (Rose Byrne) e il meccanico Mace (Chris Evans, prima di diventare un Avenger); un equipaggio formato da giovani esperti nel loro campo, determinati ma anche soli e impauriti, avendo sulle spalle il destino della razza umana.
Lanciamo la bomba evitando di essere inceneriti e torniamo dritti sulla Terra a farci un paio di birre, che ne dite? Purtroppo no, si tratta di un film e i problemi fanno presto capolino: in seguito a un incidente lo scafo della nave si danneggia e le riserve d’ossigeno si assottigliano, mentre nel gruppo iniziano a sorgere le prime tensioni. Quando viene inaspettatamente individuata la Icarus I, la prima nave inviata in missione verso il Sole e mai ritornata, i nostri eroi decidono di abbordarla, fare rifornimento e indagare sulle sorti dell’equipaggio originale. Purtroppo ad attenderli sul relitto ci saranno presenze poco amichevoli, e il lancio della bomba diventa una spietata corsa contro il tempo.
Ora non mi metterò a parlarvi fino allo sfinimento di falle logiche, ritmo altalenante o evidenti tributi stilistici: diciamo una volta per tutte che qualunque film fantascientifico un po’ riflessivo soffrirà inevitabilmente il confronto con Kubrick, mentre uno più teso e con tematiche horror inciamperà in Alien e simili. Per quanto riguarda il bombardamento di corpi celesti abbiamo roba come Armageddon. Il Vecchio Continente, con un regista di indubbio talento, ha sfornato Sunshine, che è un incontro tra più mondi e al contempo qualcosa di completamente diverso: se la storia sa di già visto, il lato estetico è davvero curato, con un’impostazione cromatica tutta sua. In fondo stiamo parlando della potenza del Sole, in confronto al quale non siamo nulla; la sua aura dorata è meravigliosa e letale al tempo stesso. Certo, nella seconda parte abbiamo una deriva horror-slasher un po’ forzata e che potrebbe non piacere a molti, ma sappiate che non ci sono mostri alieni o computer assassini di mezzo: qui l’unico nemico dell’umanità non è lo Spazio ostile (che in fondo segue le sue regole millenarie), ma l’uomo stesso, il suo fanatismo e la sua fragilità mentale. Non è facile salvare noi stessi quando ci rendiamo conto che, effettivamente, “non siamo altro che polvere di stelle“, che là fuori siamo soli e senza aiuto. In questa pellicola abbiamo persone normali che compiono l’impossibile, come nel più classico dei canovacci, ma raramente la nostra impotenza di fronte a un universo troppo grande è stata resa con altrettanta maestosità: uno stile ben definito, una colonna sonora stratosferica firmata da John Murphy e un paio di scene davvero da pelle d’oca riescono a compiere la magia. Danny Boyle è riuscito a regalarci qualche momento di pura poesia audiovisiva, attimi che vorrete gustare di nuovo, che vi faranno precipitare su YouTube solo per riascoltarne la musica. Basta questo per eclissare i buchi di sceneggiatura? A me è bastato eccome, poi ditemi pure che ho preso un abbaglio. Intanto recuperatelo assolutamente e godetevi la sua potenza.
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