TRAILER DI ALIEN: COVENANT – L’ANELLO MANCANTE DI SCOTT

di Alessandro Sivieri

Affidati gli oneri della regia a Denis Villeneuve per Blade Runner 2049, Ridley Scott torna a impegnarsi in prima persona per ridare dignità alla sua creatura, l’alieno malvagio più famoso del Cinema. Compito di questo Alien: Covenant è gettare le basi per le vicende narrate in Alien del 1979, facendo scordare al pubblico la delusione del confusionario Prometheus. La prima mossa saggia è stata togliere la sceneggiatura delle mani di Damon Lindelof, co-creatore di Lost e responsabile di molte leggerezze e domande insolute: la vera natura degli Ingegneri, le origini della razza umana, la nascita degli Alien come li conosciamo, il destino del sintetico David (Michael Fassbender, che rivedremo) e della dottoressa Shaw (Noomi Rapace, anche lei di ritorno); tutti misteri che questa nuova pellicola, con il supporto di eventuali seguiti, dovrà risolvere.

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Speriamo solo che l’ingombrante incompletezza di Prometheus non la trasformi in una banale toppa. D’altro canto aggiungere la parola “Alien” a Covenant è una mossa commercialmente astuta, oltre che un modo per esplicitare un ritorno alle origini, alle atmosfere sanguinarie e spaventose di 40 anni fa. Che sapore ha questo anticipatissimo trailer?

Teso, crudo, senza rinunciare all’eleganza. Si percepisce la claustrofobia dell’originale senza rinunciare a quell’atmosfera da odissea oscura che in Prometheus è stata eseguita malamente. Si rivedono per pochi istanti gli alieni vecchio stile, con il loro ciclo di nascita dalle uova, ma incontriamo anche un nuovo parassita, una spora che infetta l’equipaggio della Covenant tramite le vie aeree e che darà vita, presumibilmente, a un secondo tipo di organismo. Novità e richiami si incontrano, così come Fassbender interpreta il David del film precedente e un secondo sintetico. C’è da auspicare che questa compresenza di elementi sfoci in un connubio sofisticato e non in un minestrone insipido.

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Una cosa è certa, la carne da cannone non manca, e viene suggerito che la quasi totalità dell’equipaggio della nave farà una fine dolorosa e violenta, non senza cliché (la solita coppia che viene aggredita mentre amoreggia). Ancora nessuna traccia degli Ingegneri, dei nuovi alieni (soprannominati Neomorph) e del personaggio della Rapace. C’è invece un assaggio di Katherine Waterston, eroina androgina con canottiera e fucile che ricorda molto la Ripley di Sigourney Weaver: ci saranno legami di parentela nell’aria? Per il resto notiamo un’ottima fotografia, con panorami selvaggi e affascinanti, qualche citazione di altre opere di Scott come il dettaglio sulla pupilla (Blade Runner) e la promessa di scene sanguinarie che non si piegheranno alle logiche del rating. Questa è la prova del fuoco per capire se quella di Scott sia un’onesta determinazione a proseguire il discorso o un’operazione senza cuore, da accanimento terapeutico. Ma se Alien è tornato a fare paura nei videogame (vedasi Isolation), perché non può farlo sul grande schermo grazie al suo creatore?

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