THE DARK TOWER – SE TI TOCCHI ARRIVA L’UOMO NERO

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di Alessandro Sivieri

Quest’anno le opere di Stephen King, notoriamente difficili da trasporre, arrivano sul grande schermo due volte: tra qualche mese con il remake di It, per il quale nutriamo un po’ di speranze, e in questo preciso istante con La Torre Nera, diretto da Nikolaj Arcel e ispirato all’omonima saga fantasy del celebre scrittore. Di King abbiamo letto un sacco di cose, ma non la serie in questione, quindi siamo arrivati alla visione piuttosto inconsapevoli riguardo la portata della storia. Quello che già sospettavamo era un mappazzone dovuto ai travagli produttivi e alla difficoltà di condensare atmosfere e personaggi di svariati libri in un solo film. Purtroppo avevamo ragione, anche se non ci siamo trovati di fronte a uno spettacolo detestabile. Forse le basse aspettative hanno addolcito il boccone o semplicemente non eravamo fan accaniti del materiale d’origine. È un prodotto né brutto né bello, che sta in equilibrio sul bordo del crepaccio con gente che gli tira calci negli stinchi. Vediamo perché.

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Ponendosi come un sequel delle vicende narrate nei libri, La Torre Nera racconta di un ragazzo sensitivo di nome Jake (Tom Taylor) che unisce le forze con il pistolero Roland (Idris Elba) per impedire al malvagio stregone Walter (Matthew McConaughey) di distruggere la Torre Nera, edificio che ha il compito di proteggere l’Universo dalle tenebre e dai demoni. L’avventura, dalle tinte dark, è calata in ambientazioni che vanno dalla New York dei nostri giorni a dimensioni parallele che mescolano magia e attrezzature fantascientifiche. Insomma, un’impostazione steampunk che tenta disperatamente di non risultare anonima. I tre protagonisti reggono il gioco, pur se in modo altalenante: McConaughey si dimostra un buon antagonista e non fatico a immaginarlo come Randall Flagg (altro nome dell’essere sadico che compare a piantar casino in svariate opere di King), anche se per via della scrittura e di esigenze di minutaggio non può raggiungere la complessità dell’alter ego cartaceo.

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I limiti emergono soprattutto nel lato action, dove Matthew risulta un po’ legnoso e forzato. Il suo Uomo Nero funziona meglio come villain intellettuale. Se il pistolero Roland, nella fantasia dell’autore, doveva somigliare moltissimo a Clint Eastwood, Idris Elba si fa apprezzare nelle vesti di guerriero disilluso, e le sparatorie che lo coinvolgono sono di buona fattura. Il modo in cui si muove e ricarica le armi è un misto tra Christian Bale in Equilbrium e Jamie Foxx in Django Unchained. Anche il giovanissimo Tom Taylor non se la cava male, riuscendo a essere credibile in un paio di passaggi emotivi.

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La cornice non riesce però a far risaltare la bravura del cast: oltre alla storia abbozzata, con dettagli mancanti (la Torre Nera è appena menzionata e vista da lontano) e una progressione prevedibile, abbiamo effetti speciali sotto la media e mostri piuttosto pacchiani. Il menù varia da umanoidi in finta pelle (tipo l’Edgar Abito di Men in Black) a ferocissimi orchi-ninja. Della violenza senza compromessi di King non troviamo traccia, quindi i bambini non si fanno mai veramente male e l’epilogo frettoloso rimette tutto a posto in due minuti di orologio. Quello che ci infastidisce è che, pur con qualche difetto, la pellicola si lascia guardare ed è davvero un peccato che nel finale gli sceneggiatori abbiano chiuso la storia a fallo di loppide, forse attratti dalla macchinetta del caffè. Dato l’elevato rischio della trasposizione si capisce la necessità di fare un film autoconclusivo, ma 15 minuti in più nell’ultima parte non avrebbero guastato. Con uno sforzo ponderato si poteva fare molto di più, invece ci ritroviamo perplessi davanti al giovane Jake e il suo Tocco (che tocca un po’ tutti), Roland con i pistoloni in metallo di Excalibur e Matthew McConaughey che lancia proiettili come se distribuisse le carte per la briscola. Personaggi promettenti a cui si impedisce di brillare, incastrati in mille forzature insieme a comprimari insignificanti. Tra l’altro, da come è facile rapire ragazzini col furgone in pieno giorno, New York deve essere il paradiso dei pedofili. E ci dispiace che il budget non abbia reso possibile nemmeno un assaggio dell’invasione demoniaca prospettata dall’Uomo Nero, riducendola a degli strappi casuali. Caro Stephen, davvero ti è piaciuto tutto questo?

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