THOR: RAGNAROK – GLI ASGARDIANI DELLA GALASSIA

di Alessandro Sivieri

Non avevo aspettative alte per questa terza avventura del Dio del Tuono firmata Taika Waititi, in parte per i trailer zeppi di battute e in parte perché tra tutte le saghe della Marvel, quella di Thor è sempre stata in fondo alla mia lista delle preferenze. Eppure questo nuovo capitolo, stilisticamente vicino ai Guardiani della Galassia e con un fulgido vibe anni ’80, ha superato le mie aspettative e mi ha fatto trascorrere un paio d’ore di spensieratezza supereroistica.

Sia chiaro, la produzione mantiene tutti i pregi e i difetti a cui ci hanno abituato le vicissitudini degli Avengers, inclusa una vena umoristica che in alcuni frangenti si fa davvero intensa. Pur dominando la sceneggiatura, la comicità si mantiene equilibrata, senza raggiungere la demenzialità di Iron-Man 3 o togliere pathos alle scene emotivamente cruciali. Il miglior lavoro di scrittura riguarda il Thor di Chris Hemsworth, percepito finora come un guerriero biondone e ottuso, preda degli inganni del fratellastro Loki (Tom Hiddleston). Ebbene, il figlio di Odino ha assunto connotazioni più mature, sia a livello di dialoghi che di comportamenti verso consanguinei, amici e avversari. Lo stesso rapporto con Loki, pur non rivelandoci nulla che già non sapessimo, viene adeguatamente gestito e funge da pretesto per qualche gustoso siparietto e turning point. Alla coppia reale asgardiana si unisce una intrigante Valchiria di Tessa Thompson, con il piglio tosto alla Michelle Rodriguez, e il ritrovato Hulk di Mark Ruffalo, più loquace da gigante verde e più paranoico in veste di Bruce Banner. Ma gli altri comprimari sono degni del pollice verso? Non esattamente.

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Sorvolando sul Gran Maestro di Jeff Goldblum, che non si allontana mai dalla sua aura di fricchettone colorato, è amaro riscontrare di nuovo la pessima gestione marvelliana dei villain: Cate Blanchett ha un’ottima presenza scenica nei panni di Hela, sorellastra di Thor assetata di potere, ed è apprezzabile vederla camminare scuotendo i fianchi, ostentando un palco di cervo notevole e lanciando lame da ogni dove. Nonostante si avvicini alla cinquantina, la ex-Galadriel è ancora in ottima forma e la sua bellezza “consumata” aggiunge carisma al personaggio, che si diverte a massacrare innocenti e distruggere affreschi. Il problema è che le sue motivazioni e le linee di dialogo non sono nulla di eclatante rispetto ai tipici cattivoni Marvel, relegandola a un ruolo usa e getta. In ogni momento ci si aspetta quel guizzo in più da Hela, una frase o un gesto che però non arriva. Il suo stesso appellativo “Dea della Morte” evidenzia quanto sia vacuo il concetto di divinità nell’UCM: ok, è potentissima, ma come ha fatto a diventare la Dea della Morte? Dov’era imprigionata esattamente? Come ha fatto a liberarsi e a teletrasportarsi proprio mentre l’Odino di Anthony Hopkins conversa con i figli? A volte tendo a scordarmi che le pellicole supereroistiche chiedono allo spettatore una certa sospensione dell’incredulità.

Tolti gli inevitabili sassolini dalla scarpa, bisogna ammettere che la pellicola scorre bene, tenendo alto il ritmo, anche se diversi personaggi già conosciuti dal pubblico vengono tolti di mezzo frettolosamente, accontentandosi di qualche secondo di screen time. È invece un piacere ritrovare il Dottor Strange di Benedict Cumberbatch, la cui utilità si limita alla localizzazione di Odino sulla Terra, e sarebbe stato bello vederlo in azione, anche se i suoi poteri di manipolazione dello spazio-tempo avrebbero reso le cose troppo facili. Concludendo, Thor: Ragnarok è un bel film Marvel? Senza dubbio, ma non merita i votoni altisonanti di aggregatori come Rotten Tomatoes. È un’opera di puro intrattenimento, con scene d’azione ben girate, ma dall’estetica che deve molto all’epopea spaziale di James Gunn e che sceglie di abbandonare i toni seriosi e shakespeariani che Asgard dovrebbe avere. È invece apprezzabile l’evoluzione di Thor e l’elaborazione del concetto di Ragnarok, che nella mitologia norrena corrisponde alla caduta degli dèi. La sua funzione apocalittica, nel corso del finale, viene rivalutata in un’ottica interessante. Si avverte finalmente il sapore di un ciclo concluso e cresce l’attesa per Infinity War, condita da scene post-credits che restano tra l’anticipazione e il cazzeggio. Speriamo che un cattivo come Thanos, rimasto sempre sullo sfondo, si dimostri meno bidimensionale dei suoi predecessori (dee cornute incluse).

Thor Ragnarok (Blu-Ray)

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4 commenti Aggiungi il tuo

  1. Austin Dove ha detto:

    alla fine lo hai apprezzato^^
    non so se guardarlo, ho trovato anche solo su wordpress critiche molto discordanti

  2. aliott ha detto:

    Sì, diciamo che mi ha fatto divertire, ma sono anche un filino deluso che non si discosti dallo standard della Marvel, inclusa Cate Blanchett sprecata come cattiva.

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