TOMB RAIDER – Lara Croft e il regno della transmedialità

Nelle sale il reboot cinematografico dedicato al reboot videoludico dell’eroina con le boobs più pixellate e famose della storia: Lara Croft torna interpretata da Alicia Vikander in Tomb Raider.

di Cristiano Bolla

Alcuni film, quelli che si basano su prodotti cult e con larga base di spettatori, trascendono qualsiasi giudizio critico cinematografico perché fanno appello a due particolarità: il vissuto emotivo del pubblico e la loro totale rinuncia a voler essere qualcosa di diverso da quello che appaiono. Il Tomb Raider del regista norvegese Roar Uthaug è esattamente questo: el sa nia da me nia da te, diciamo nella ridente Brescia, ossia “non sa ne di me ne di te”. Classico film di avventura che segue pedissequamente i dodici punti del Viaggio dell’Eroe (eroina in questo caso), con tutti i cliché e le convenzioni del caso. Voto al film: 6, perché intrattiene il giusto.

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La recensione potrebbe anche finire qua, se dietro a Tomb Raider non ci fosse un universo narrativo decennale che permette di ampliare un po’ la discussione e parlare di transmedialità, una delle parole chiave della nostra epoca culturale cinematografica. Tale Henry Jenkins (ne Cultura Convergente del 2006) definisce narrazione transmediale quella forma narrativa che agisce tramite tipi diversi di media e contribuisce così a perfezionare o ampliare l’esperienza dello spettatore nei confronti del prodotto. Tra i primi esempi di transmedialità, troviamo Matrix e Lost, film e serie di cui sono stati prodotti diversi altri formati (dal corto d’animazione ai fumetti, dai libri agli Alternative Reality Game) per creare una sorta di universo espanso (e qui viene in mente anche Star Wars) del prodotto originale. Torniamo alla nostra Lara, perché anche i film basati sui videogiochi rientrano in questa modalità narrativa.

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In principio fu… In realtà è difficile dirlo: il cinema è sempre stato influenzato da altre forme mediali, letteratura in primis ma anche videogiochi. Già negli anni ‘90 troviamo pellicole come Super Mario Bros (1993), Street Fighter (1994), Mortal Kombat (1995), Silent Hill (1996)… Non c’è anno in cui non esca una pellicola dedicata ai videogiochi. Recentemente e per vicinanza con Tomb Raider citiamo Assassin Creed e Prince of Persia, con cui tra l’altro condivide la dubbia riuscita in termini di qualità, ma la cura nel mettere elementi di richiamo per i videogiocatori. Lara Croft è al suo secondo giro nei cinema, tuttavia: Lara Croft: Tomb Raider del 2001 con Angelina Jolie (e relativo sequel del 2003) lo ricordiamo tutti, no? Quel film era dedicato alla originale saga videoludica di Tomb Raider che la Eidos Interactive fece uscire a partire dal 1996. Questo periodo storico lo chiameremo Lara tettona coi pixel. Una serie di videogiochi che ha accompagnato la nostra generazione (1980-90) attraverso le prime console: dal primo leggendario Tomb Raider, fino a The Angel of Darkness del 2003, titolo che segna una pesante battuta d’arresto per motivi francamente opinabili. Il franchise riparte nel 2006 con due titoli che portano avanti la saga (Legend e Underworld) e un remake liberamente ispirato al primo (Anniversary); uno più brutto dell’altro, fondamentalmente. Lara tettona coi pixel appartiene a questo universo.

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Nel 2013, il reboot della saga che presenta una Lara de-tettizzata, più giovane e non ancora la spietata cacciatrice di tombe che conosciamo. Una sorta di reboot-prequel che mette l’eroina tanto amata in un open world, le dà in mano un arco e le dice “cavatela”. Un survival game con tutti i pregi e i difetti del caso e un rating tutto nuovo per la saga, M (Mature). Il film Tomb Raider con la de-tettizzata Alicia Vikander si basa proprio su questa storia videoludica, con i dovuti cambiamenti. Nel film Lara non è un’archeologa, ma una figlia che non si dà pace per la scomparsa del padre. Così, quando scopre il suo diario segreto, decide di andare a cercarlo fino all’isola di Yamatai, dove le leggende narrano sia sepolta la Regina del Sole Himiko, il cui potere rilasciato sulla Terra distruggerebbe l’umanità. Rispetto al videogioco, è stata aggiunta tutta la canonica parte di trauma e ricerca del genitore scomparso, dando a Lara un movimento emotivo e psicologico che meglio si presta ad una narrazione cinematografica, che ha bisogno di più elementi di questo tipo per funzionare e non sembrare semplicemente gratuita. Del franchise si è tenuta la parte action e i cultori della saga non potranno non apprezzare i vari easter egg sparsi qua e là.

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Un film che non aggiunge ne toglie niente, non innova ne rinnova, si limita a trasporre transmedialmente le recenti gesta di Lara Croft sul grande schermo, dando tra l’altro idea che ci sarà spazio per un sequel. La domanda interessante a questo punto è: quanto possono essere efficaci film tratti da videogiochi? Ci provano almeno a farli di qualità? Chi può darci queste risposte? E quale è il miglior film a tema videoludico mai fatto? Qualcuno risponda.

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2 commenti Aggiungi il tuo

  1. the Lost Wanderer ha detto:

    Ho avuto l’opportunità di giocare al reboot del 2013 su PS3, e mi è piaciuto: un’eroina “in divenire”, che è MOLTO spaventata all’inizio da quasi tutto e che deve stringere i denti (per ogni genere di trauma) per ritrovare i suoi amici e venire a capo del mistero. Non è mai “Rambo”, se non alla fine. Ed è per questo che ogni volta che guardo il trailer di questo film storco il naso: mi sembra troppo sicura di sè e troppo pronta a sparare frasi ad effetto. Ma non ho visto il film, magari potrei sbagliarmi ^^”

    Sull’ultima domanda, la prima risposta che mi è venuta in mente è “Silent Hill” del 2006. Certo, ha fatto un miscuglio di cose prese dai vari Silent Hill, ma ogni volta che guardo questo film respiro sempre l’anima del gioco. Un mondo di sofferenza, un mondo di peccati rinnegati. L’unico film tratto dai videogiochi che rivedo sempre volentieri, pur con tutti i suoi difetti.

    … ok ho anche un film bonus, ovvero il primissimo “Mortal Kombat”. Che fa schifo, lo so, ma mi ha sempre fatto molto ridere ed i suoi personaggi, nonostante tutto (escluso Sub Zero… santo cielo -_-”…) mi sono sempre stati simpatici XD

  2. Monster Movie ha detto:

    Silent Hill effettivamente è un esempio di film riuscito, almeno come atmosfera. Sul reboot della saga di Tomb Raider: io apprezzo molto gli open world, anche se il rischio è la ripetitività. Il fatto invece che Lara non fosse una macchina di morte fin da subito, ma che la si segua nel suo percorso in divenire, mi è piaciuto parecchio.

    Ma ammetto di avere un legame affettivo particolare: qualsiasi cosa con lei mi va bene. Io ho AMATO The Angel of Darkness, per dire.

    – Cristiano

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