EXCELSIOR! – L’importanza di chiamarsi Stan Lee

Muore a 95 anni Stan Lee, creatore dei supereroi super-umani Marvel e autore di importanza mondiale.

di Cristiano Bolla

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Nel 1996, a cinque anni, la mia canzone preferita era Hanno ucciso l’Uomo Ragno degli 883, che peraltro era uscita ancora nel 1992. Basta questo piccolo e insignificante aneddoto per far intuire quanto vasta sia stata la portata dell’immaginario legato a Stan Lee, unanimamente riconosciuto come il Padre degli Eroi Marvel. Nel ‘92 l’Uomo Ragno era già in giro da una trentina d’anni e senza dubbio è stato parte dell’infanzia di Max Pezzali, ma Spider Man e compagnia non sono rimasti una roba “anni ‘60”, hanno continuato e continuano ad accompagnare ogni nuova generazione. Ecco, la grandezza di Stan Lee è qui: le sue opere non hanno tempo e sono la base della cultura d’intrattenimento del XX e XXI secolo.

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Non credevo che l’Uomo Ragno sarebbe diventato l’icona mondiale che oggi è. Io speravo solo che il fumetto vendesse così da potermi tenere il lavoro.

La sua storia, come per ogni genio creativo, è segnata da episodi che in un attimo avrebbero potuto cambiare il corso degli eventi e lasciarci in un mondo senza Capitan America, Thor, Hulk e così via. Negli anni ‘50, infatti, mentre lavorava per l’allora Timely Comics creatrice di Capitan America, Stan Lee pensò addirittura di smettere, non riuscendo a dare alla sua carriera artistica la direzione che voleva. Accadde però che il successo della Justice League spinse Martin Goodman (boss della Timely, che poi sarebbe diventata la Marvel) a commissionare una squadra di supereroi. Lee creò i Fantastici Quattro e, come si suol dire, il resto è storia: querelle e diatribe con i co-creatori Steve Ditko e Jack Kirby incluse. Decine, forse centinaia di personaggi creati e una costante che li ha contraddistinti da tutti gli altri: gli eroi di casa Marvel sono umani troppo umani, hanno tutti caratteristiche e paturnie che li facevano sembrare immediatamente diversi dai divini e intoccabili personaggi DC Comics, mettevano in risalto la straordinarietà ma anche la debolezza e le fragilità di gente quasi sempre comune.

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Se non fosse per il suo tallone, oggi Achille sarebbe un perfetto sconosciuto.

Non so se vi è mai capitato di leggere uno dei primi albi, ma l’estetica e la narrativa sono lontanissime dai nostri tempi, ormai. Il primo fumetto di Thor, per esempio, racconta di un uomo con una gamba malandata che va a passeggiare in montagna, incontra degli alieni e trova un martello magico che lo trasforma in un principe norreno. Tuttavia, questa leggerezza narrativa è arrivata fino ad oggi e praticamente chiunque potrebbe dire qualcosa, anche solo una singola cosa, su ognuno degli eroi Marvel. Stan Lee, cioè, ha creato una sorta di pantheon dell’intrattenimento dell’età contemporanea, ha riformato la letteratura da fumetto – anche produttivamente, come testimonia il Marvel Method – e ha dato al mondo un orizzonte comune di immaginazione. Non è poco, non è poco affatto.

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Io non ho ispirazioni, solo idee. Idee e scadenze.

Stan Lee non faceva letteratura nel senso “alto e culturale” con cui ci si riferisce solitamente al termine, ma proprio per questo forse la sua portata ha potuto raggiungere queste dimensioni globali: Stan Lee faceva intrattenimento, lo faceva con parole, immagini e strisce colorate. Dentro quelle storie, tuttavia, sono cresciute intere generazioni e questo tipo di letteratura popolare, alla portata di tutti e non impegnata (nei modi, non nei temi, come testimoniano molti albi con importanti tematiche sociali) gli ha permesso di diventare The Smilin, personaggio e autore conosciuto in tutto il mondo. In questo senso, il suo lavoro nel mondo dei fumetti è stato di importanza fondamentale per la storia della narrativa e della letteratura.

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I fumetti sono le favole per gli adulti.

Una figura fissata simpaticamente nella memoria anche grazie ai cameo dei film Marvel, lo sappiamo tutti, che senza dubbio hanno aiutato a consacrare ancora di più l’universo creato negli anni ‘60, ammodernandolo e lanciandolo nel XXI secolo tramite la Settima Arte. Ma più che le storie, i personaggi e i film, Stan Lee è stato davvero importante per il modo in cui si concepisce l’intrattenimento al giorno d’oggi, per cosa richiediamo da esso e come esso ci viene offerto. È stato, senza esagerare, il Dante delle strisce animate, il Mozart dell’intrattenimento. Ha cambiato il mondo, forse solo il suo mondo lavorativo ma tanto basta per elogiarne la grandezza.

Il suo nome, quindi, andrebbe ricordato per la sua importanza culturale, per quello che ha dato e per il modo in cui è riuscito a lasciare un segno in ogni generazione dagli anni ‘60 ad oggi, per ogni ragazzino con il diario di Spider-Man, la maschera di Capitan America e la voglia di essere forti come Hulk. Letteratura o religione, fate voi.

‘Nuff said.
Excelsior!

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4 commenti Aggiungi il tuo

  1. cookandcomics ha detto:

    Stan Lee non è stato solo un mito del fumetto, ma molto altro… se ti va dai un’occhiata al nostro articolo su di lui sul nostro sito. Iscriviti, lascia like e commenta se vuoi.

  2. wwayne ha detto:

    Tra tutti gli indimenticabili personaggi che ha creato, il mio preferito è senza dubbio Daredevil. E lo è da quand’ero bambino, molto prima che la sua serie tv (e perfino il suo film del 2003) venisse messa in cantiere. Il tuo preferito qual è?

    1. Monster Movie ha detto:

      Difficile rispondere. Anche perché – lo confesso – ai fumetti Marvel ho sempre preferito altro. Impossibile però non riconoscere, come ho scritto, la grandezza di quest’uomo. Devo ammettere però, tra tutti i Marvel, il mio preferito è Dottor Strange.
      – Cristiano

      1. wwayne ha detto:

        Il film del Dottor Strange è strepitoso. E lo stesso vale per quest’altro film (in cui recitano ben 3 habitués dei cinecomics Marvel): https://wwayne.wordpress.com/2018/09/01/unatmosfera-perfetta/. L’hai visto?

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