ANTEPRIMA MOSTRUOSA – Aquaman

Recensione del nuovo cinecomic DCEU sul re di Atlantide. Monster Movie era all’anteprima del film.

di Carlo Neviani

Aquaman sarà sicuramente un buon successo commerciale per la Warner Bros. Uscito in Cina il 7 dicembre, ha già incassato più di 90 milioni di dollari. Sarà nelle sale statunitensi a partire dal 21 dicembre e in quelle italiane dal 1° gennaio. Monster Movie ha partecipato all’anteprima stampa del sesto film DCEU, ed ora può rispondere alla fatidica domanda: merita? In parte sì, ma non del tutto.

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Non è impresa facile, oggi, realizzare un cinecomic, soprattutto una origin story, senza cadere nella trappola del “già visto”. Ed inizialmente (fatto salvo per un prologo inedito con una bellissima Nicole Kidman) il film sembra caderci in pieno. La prima parte della storia avanza con una successione di scene che sembrano ricalcare quelle di uno dei primi film Marvel Studios, scandite da un ritmo banale (dialogo-esplosione, dialogo-esplosione). Ci viene ripresentato, dopo Justice League, il fico Jason Momoa, sempre uguale ma perfetto per la parte, capace di gasare e divertire i maschietti e di far ansimare le femminucce (lo dico perché l’ho sentito in sala). Tra una scazzottata e l’altra ha origine uno degli antagonisti, in un modo così scontato da essere ridicolo: si vuole vendicare perché Aquaman lascia morire suo padre. Fino a qui il film trasmette veramente poco, a parte la sensazione, appunto, di già visto: c’è molto Thor, ma con ambientazione marina, un po’ di Wonder Woman “al contrario” (lei da un mondo mitologico entrava nel mondo reale, qui avviene l’opposto), e molto Black Panther. MA fortunatamente in 143 minuti c’è anche tanto, tantissimo altro.

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La prima novità degna di nota è l’aspetto visionario legato al mondo marino. Qualcuno ha parlato di questo film etichettandolo come uno “Star Wars sott’acqua”, ed effettivamente è così. Mondi, razze, creature tanto variegati quanto interessanti. Si viaggia tra civiltà primitive, tipo Gungan ne La minaccia fantasma, elementi futuristici, quasi alla Tron: Legacy, cavallucci marini giganti e squali da cavalcare, polipi che suonano tamburi, fino a rovine nel profondo oceano sorvegliate da un kraken. Sì avete letto bene, c’è un kraken. O meglio una, visto che ha voce femminile. Darà il suo meglio nella parte finale, in cui le battaglie assumono la portata dei più grandi kolossal fantasy.

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Aquaman ha molte anime, forse troppe: sì è storditi dai continui cambi di registri, che intrattengono e fanno dimenticare le carenze di sceneggiatura, ma ne soffre la coerenza complessiva. La parte che più funziona in questo mix di generi è la componente avventurosa. La pellicola inizia con una citazione di Jules Verne e lì sta il cuore del film. L’idea di mescolare il genere supereroistico con il racconto d’avventura è inedita ed appassiona. E il film funziona proprio quando dimentica di copiare la formula Marvel e si ispira invece a Viaggio al centro della Terra, Ventimila leghe sotto i mari, Il giro del mondo in ottanta giorni e… Pinocchio. La quest alla ricerca del tridente d’oro è azzeccata anche per creare un po’ di romance tra Momoa e Amber Heard (“Le rosse… le devi amare!”) in linea con le love story asiatiche tra una bella e un macho (qualcuno ha detto The Meg?).

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In tutto questo come si comporta il regista James Wan? In una produzione cinecomic che coinvolge tante menti creative e finanziarie non ci possiamo certo aspettare un elevato livello di controllo da parte del regista di Saw, ma nonostante il film dia ampio spazio a banalità, molte scene sono dirette con gusto. Le scene d’azione presentano delle inquadrature abbastanza originali, piccoli piani sequenza, camere che compiono rotazioni a 360 gradi, effetti vertigo e altro. Forse un po’ abusate le riprese che io chiamo simpaticamente “alla Ti lascio una canzone” ovvero quando la camera gira intorno ai protagonisti, evidenziando l’epicità di un momento (come nella scena finale de Il risveglio della Forza quando Rey porge la spada a Luke). Il momento in cui Wan dà il meglio è, non a caso, quello più horror/monster, con mostri marini che vivono nell’ombra e evitano la luce (proprio come in Pitch Black): qui il regista ci regala tre o quattro inquadrature veramente spettacolari.

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Concludo con altri due elementi che mi hanno colpito: comicità e musica. La parte comica del film funziona egregiamente perché non abusata. Non si ride spesso, ma quando c’è una battuta ridono tutti. Geniale anche l’utilizzo di alcune canzoni, una su tutti Africa dei Toto. Commenti musicali che suscitano ilarità proprio perché completamente fuori luogo rispetto al resto, diversamente da quanto avviene, ad esempio, ne I Guardiani della Galassia in cui le musiche anni 80 sono protagoniste. La soundtrack è uno specchio del film: quando è il solito tappeto sonoro di note basse non dice nulla, quando osa regala emozioni. Lo fa mescolando suoni orchestrali con synth futuristici, ben descrivendo il mix di avventura e fantascienza proprio del mondo marino.

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In definitiva Aquaman, nonostante zoppichi un po’, riesce nel suo intento, e si posiziona nei pochi prodotti riusciti del DCEU. Dopo la scena post credits ci aspettiamo un ritorno del re di Atlantide e di altri personaggi, molti dei quali non hanno avuto un degno approfondimento psicologico.

Per saperne di più sullo spin-off cancellato dei Trench, ecco il nostro articolo con le teorie a riguardo.

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Non perdetevi la recensione del secondo film:

AQUAMAN E IL REGNO PERDUTO – La regola del cacciucco

Per conoscere tutte le creature della saga, ecco il Bestiario dedicato:

Il Bestiario di AQUAMAN

11 commenti Aggiungi il tuo

  1. Massimo Maglietta ha detto:

    Carlo ho apprezzato la tua recensione. Anche io ho visto il film in anteprima. Sul mio blog ho pubblicato ieri una recensione di Aquaman se ti va di leggerla.

  2. apheniti ha detto:

    Quindi… promosso? E sono d’accordo: la DC funziona meglio quando non si “ispira” alla Marvel.

  3. cookandcomics ha detto:

    Ciao, bel post! Finalmente un film DC decente. Se ti va passa a vedere la nostra recensione e lascia like

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