HELLBOY: l’Estetica del Brutto

Recensione del remake del 2019 di Hellboy, un film di cui molti critici vorrebbero continuare a non parlarne anche dopo la scadenza dell’embargo.

di Matteo Berta

Hellboy si inserisce nel listone sempre più cospicuo dei pasticcioni produttivi del cinema mainstream contemporaneo. Divergenze creative e produttive hanno portato sullo schermo un lavoro che non si regge in piedi con le proprie gambe, ma ha bisogno del sostegno di spettatori misericordiosi e dei fan accaniti. La travagliata lavorazione di questo film è dovuta all’anarchia creativa verificatasi sul set, dove produttori e attori si sono intromessi nella scrittura della pellicola. È spassoso immaginare un David Harbour che, nei momenti di distrazione, inserisce a forza qualche battuta nello script e si concede qualche pausa sigaretta di troppo.

hopper hellboy sceriffo

Questo remake di Hellboy fa rivalutare in positivo altri lavori che hanno subito maltrattamenti produttivi o reshooting vari. Infatti, scherzando con il mio compagno di visione, ho pensato che questo film fa quasi sembrare Solo: A Star Wars Story un ottimo esempio di narrazione semplice, coerente e lineare. Quando esci dalla sala dopo una sbornia visiva del genere, sei frastornato. Personalmente devo ancora capire se valutare la cosa in senso positivo, come dopo aver visto Valerian (PIANETI e la città dei mille VALERIAN), oppure nella connotazione negativa, avendo come unico desiderio il dimenticare alla svelta le precedenti due ore.

Hellboy scena maiale

Hellboy è una pellicola che vive di contraddizioni: alcune sequenze action sono coreografate magistralmente. ma altre scene sembrano essere state girate e montate da uno schizofrenico con un deficit pesante dell’attenzione. I mostri sono costituiti dal punto di vista del design in modo molto suggestivo e originale, ma la loro presenza scenica è sprecata e in molti frangenti totalmente inutile. Detto questo, non ci tiriamo indietro sicuramente nel redigere un Bestiario dedicato.

Una nota di riguardo va alla musica di Benjamin Wallfisch, una fusione di generi che unisce sapientemente punk rock e EDM con fragorosi elementi orchestrali. La miscela è esplosiva e decisamente ricca di testosterone (molto probabilmente è ispirata alla colonna sonora del videogioco Doom di Mick Gordon) ma priva della ricerca tematica, ricchezza timbrica e della finezza dei lavori di Marco Beltrami e Danny Elfman per i primi due Hellboy. Un consiglio per chi volesse ascoltare la colonna sonora interamente prima di vedere il film: occhio alla tracklist, che non contiene esattamente spoiler, ma che potrebbe influenzare la visione rivelando alcuni elementi della trama.

Hellboy pipistrello vampiro

Purtroppo o per fortuna, questo remake non avrà un sequel, dal momento che si preannuncia un disastro al botteghino, ma in ogni caso in redazione rimaniamo curiosi di un potenziale sviluppo futuro, soprattutto alla luce dell’ultimissima scena di questo film. Per concludere, vi lascio qui sotto le nostre reazioni a caldo pochi minuti dopo la visione del pasticcio infernale.

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. apheniti ha detto:

    Insomma, noi spettatori ci dobbiamo preparare a un pasticcio pasticciato e ci toccherà ubriacarci per dimenticare di averlo visto? Bene..

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