Con Avengers: Endgame la Marvel chiude la Fase 3 e lo fa con la seconda parte di un’epopea grandiosa, destinata a lasciare il segno. Ecco i pareri dei nostri collaboratori presenti all’anteprima.
Dopo 11 anni e 22 film, il grande ciclo moderno degli Avengers è arrivato al capolinea: l’Universo Marvel andrà avanti, ma questa fetta di eroi e di avventure ha concluso il suo percorso. Per dare un’idea, quando è cominciato non esisteva ancora Whatsapp, il 4G e molto altro. Da Iron Man (2008) a Avengers: Endgame (2019), ne sono passati di eroi sotto, sopra e attraverso i ponti, ma tutto ha portato a questo grande evento cinematografico: tre ore che abbiamo visto nel giorno dell’anteprima, in una maratona che ci ha messo di fronte agli occhi prima Infinity War (dove avevamo lasciato Thanos che con uno schiocco di dita aveva decimato gli Avengers e metà dell’universo) quindi il suo naturale prosieguo, Endgame. Eccovi le nostre personali impressioni, rigorosamente senza spoiler, perché noi ai fratelli Russo diamo retta e allora #DontSpoilTheEndgame.
La fine di una saga da grande letteratura epica
di Cristiano Bolla
Chi scrive, due anni fa uscì su questo portale con un articolo dal titolo “La parabola discendente dell’MCU: perché, in fondo, la Marvel ha stufato”. Se allora avessi saputo cosa aveva in serbo per noi Kevin Feige, mi sarei picchiato da solo. Badate, non ritratto: dei 22 film di questo MCU, pochi sono quelli che vanno oltre il livello di intrattenimento medio, ancora meno quelli che lasciano qualcosa, a livello di sensazione e di emozione. Ecco, Avengers: Endgame (assieme a Infinity War), fa tutto quello che ho sempre lamentato mancasse all’MCU e lo fa divinamente. Stiamo parlando di un film che arriva alla fine di un percorso, un evento senza pari che facilmente poteva scoppiare tra le mani dei Russo, schiacciato sotto il peso delle aspettative post-schiocco di Thanos. E invece… C’è tutto quello che è lecito aspettarsi, ma anche una tonnellata di altri momenti che inabissano quel saccente “Beh, si sapeva”. La gestione delle linee narrative, dei tempi, è diversa da Infinity War: meno menare, più parlare e lasciare spazio ai personaggi, dando loro un arco di approfondimento raramente visto nei film Marvel. Un film più improntato all’avventura che all’action, Endgame mette il punto a una saga che, popolarmente parlando, rappresenta il nostro corrispettivo della grande letteratura epica, roba da ciclo epico cavalleresco e Nibelunghi, per complessità, intrattenimento e penetrazione nell’immaginario popolare. Questo finale, ne sono sicuro, non stuferà.
L’esperienza cinematografica del XXI secolo
di Carlo Neviani
Lascio da parte contenuti e dettagli di Endgame per soffermarmi invece sull’esperienza che rappresenta questo film più in generale. Avengers è il Cinema del nostro secolo. Un modello che si definisce attorno a una parola chiave: franchise. Con questo concetto in mente l’industria cinematografica ha costruito gran parte dell’intrattenimento negli ultimi anni, a partire da Il Signore degli Anelli e Harry Potter nei primi anni 2000, che superavano l’etichetta di saga, diventando veri e propri brand. Circa 20 anni dopo è normale entrare in un multisala e orientarsi tra “loghi”: Marvel Studios, DCEU, Wizarding World, MonsterVerse… E ciò che ha fatto Marvel Studios negli ultimi 10 anni a livello editoriale è qualcosa di unico nella Storia del cinema. Un po’ sfruttando la logica del sequel, un po’ quella del format, poi quella del crossover… è riuscita ad appassionare miliardi di spettatori in tutto il mondo. Ecco perché entrare in sala per vedere Endgame è qualcosa che va oltre il contenuto stesso della pellicola. È un rito. Un’esperienza da condividere con altre persone mosse dalla stessa passione. Per emozionarsi, insieme, all’ingresso di un personaggio, a un colpo di scena, a un momento struggente o a uno spassoso. Per restare tutti seduti aspettando impazienti una scena post-credits. Questa è la potenza del cinema di oggi. Quindi precipitatevi in una sala, evitate anticipazioni e, soprattutto, spegnete i cellulari.
Prima di proseguire vi consigliamo anche di dare un’occhiata alle nostre reazioni a caldo pochi istanti dopo essere usciti dalla sala!
Gli ultimi Avengers e il finale giocoso
di Alessandro Sivieri
Siamo al capolinea di un percorso lungo più di un decennio, dove l’accoppiata Disney/Marvel ha cambiato per sempre il panorama cinematografico commerciale, introducendo su larga scala la logica dell’universo condiviso. Chi erano Iron-Man e i Vendicatori prima di questa saga? Per gli appassionati di fumetti significavano molto, mentre non venivano per nulla calcolati dai cultori del grande schermo, più abituati a Spider-Man. Dopo fiumi di pellicole, eccoci al termine delle avventure di Robert Downey Jr. e soci, in quella che è una sublimazione della cultura pop, un’esperienza collettiva che travolge con sentimenti, ricordi e riferimenti metacinematografici. La storia è tranquillamente intuibile dalle premesse, ma non mancano sorprese lungo la strada. Il paragone più azzeccato è The Last Jedi di Rian Johnson, celebre per aver polarizzato i fan. Endgame presenta toni totalmente diversi da Infinity War (che per inciso resta il preferito del sottoscritto) e tira cazzotti in faccia allo spettatore. C’è il lutto per chi se n’è andato, ci sono le insicurezze e i momenti di sconforto, ma c’è anche l’iconoclastia nei confronti dei personaggi principali, in particolare verso il Thanos di Josh Brolin e il Thor di Chris Hemsworth, qui in vesti comiche alla Ragnarok.
Mentre la prima parte faceva leva sull’azione e sul dramma, questo epilogo si prende il suo tempo e punta sull’interazione tra i personaggi, che possono respirare e chiudere i conti in sospeso attraverso i dialoghi. Accanto alle atmosfere post-11 settembre si percepisce la voglia di lottare, di ricominciare, focalizzandosi in primis sul Cap di Chris Evans, il pesce fuor d’acqua dell’epoca contemporanea. Torna l’umorismo Marvel come un fiume in piena, nel 95% dei casi ben contestualizzato. La battaglia decisiva ha un sapore alla Signore degli Anelli, con la Disney che schiera le sue “proprietà intellettuali”, l’iconografia che ha forgiato pezzo dopo pezzo, per regalarci l’ultima, epica avventura. Se pensiamo ai caduti sul campo, manca il coraggio di Infinity War, ma c’è un tipo differente di coraggio, quello delle motivazioni e del continuo cambio di rotta. Non sappiamo dove andrà a parare la Fase 4, ma sappiamo dove siamo arrivati noi come spettatori, e ci sentiamo sia sazi che svuotati.
Ora tocca a voi: andate a vederlo e mi raccomando: Don’t Spoil The Endgame!
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