BESTIARIO D’ITALIA: Leggende della Liguria

Una lista di streghe, draghi e creature fantastiche della tradizione ligure.

di Matteo Berta, Alessandro Sivieri e Giovanni Siclari

Rieccoci con una nuova espansione del Bestiario d’Italia, la nostra raccolta online che vuole riunire tutte le creature leggendarie e i misteri del folklore italico. Il capitolo di oggi è focalizzato sulla Liguria, una terra dalle mille sfaccettature, che unisce la gente di mare alle comunità montane. Le coste rocciose, ricche di insenature, e i paesaggi collinari sono la culla di un immaginario popolare che comprende draghi, streghe ed entità magiche. Come abbiamo più volte ribadito, siamo convinti che per comprendere appieno una comunità sia essenziale calarsi nel suo retaggio culturale, con particolare riguardo alla sfera del fantastico e dell’esoterico. Inizia dunque il nostro viaggio.

Non solo Genova contiene storie fantastiche e racconti di spettri. Tutto il territorio ligure offre spunti di riflessione mostrifera, tra leggende che prendono piede da episodi e avvenimenti storicamente documentati a semplici racconti tramandati, di cui ancora oggi si possono percepire le suggestioni. In particolare, la Liguria è stata spesso affetta dalla febbre dei mostri marini: per la sua posizione strategica ha sempre funzionato come ricettacolo di creature che raggiungevano il Mar Ligure, dando adito a narrazioni che traevano ispirazione dai mostri marini mitologici. Di rilievo anche le manifestazioni paranormali, tra cui processioni di spettri e danze macabre che hanno come protagonisti membri dell’aristocrazia.


LA STREGA BÀSURA

Nel processo della Santa Inquisizione del 1587-89, a Triora vennero condannate e uccise delle donne considerate streghe, e si dice che le loro anime vendicatrici non abbiamo mai abbandonato quei posti. Secondo le leggende, le streghe, prima di essere scoperte e processate, attivavano riunioni di stampo satanico presso il laghetto e le cascate del Lago Degno. Durante queste riunioni segrete si diceva che apparisse il Diavolo in persona che, lanciandosi sul fuoco, creava cenere maledetta che le streghe utilizzavano per creare carestie, spargendola nei campi. Fra Pignone e Cassana, frazioni di Borghetto di Vara nello Spezzino, esistono due cavità rocciose dette Bocca delle Streghe, in quanto la leggenda vuole che l’aria fredda che ne esce sia l’alito della strega che vi abitava in passato. Si dice che derivazioni delle streghe “basurie” siano sparse in tutta la liguria. Ci sono quelle riconducibili alle anime in pena e quelle più mostrifere, con la facoltà di trasformarsi in animali per confondersi e sfuggire ai persecutori.


IL RINOCERONTE MARINO

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Nelle acque liguri spesso ci si è imbattuti in esemplari di squali bianchi anche di grosse dimensioni, ma in particolare, si è diffusa una diceria che riguardava una certa figura, trasposizione del noto “Great White Shark”, ovvero il Rinoceronte Marino. Questa creatura “finzionale” nasce da degli episodi di pesca, il primo del 1923, dove riaffioravano dal mare degli squali bianchi con malformazioni, oppure degli squali cetorini di grandi dimensioni (squalo elefante) che portavano i pescatori a identificare questi pescecani come delle creature temibili dalle strane protuberanze frontali. Una leggenda ormai consolidata racconta di una creatura di dieci metri di lunghezza tuttora presente nel Mar Ligure, che assomiglia a uno squalo ma possiede un grande corno sul muso. Nessun avvistamento documentato di questo Rinoceronte Marino, ma le nostre fonti ci raccontano che la psicosi da mostri marini della popolazione Ligure ha portato alla costituzione di creature leggendarie di cui non è mai stata accertata la presenza, se non tramite qualche avvistamento apparente.


IL DRAGO DELLA BAIA DI SAN FRUTTUOSO

Secondo il mito, nella splendida baia che confina con i comuni di Portofino e Camogli, prese dimora un mostro terribile. Secondo i testimoni era un drago che divorava chiunque gli capitasse a tiro. Perfino le imbarcazioni iniziarono a girargli alla larga. In zona però doveva sorgere una chiesetta in onore del martire San Fruttuoso. Un giorno, di fronte agli ex-compagni del santo, Giustino e Procopio, apparve un angelo, che li guidò alla baia. Qui l’emissario divino ingaggiò una lotta con il drago. Mentre quest’ultimo sollevava onde altissime, l’angelo lo colpiva senza sosta con la sua spada. Alla fine vinse quest’ultimo e fu possibile erigere la chiesetta. Più tardi i Benedettini costruirono al suo posto un’Abbazia, visitabile ancora oggi.


IL BASILISCO

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Parliamo di San Siro, secondo vescovo di Genova, e della leggenda che narra del suo scontro con il temibile Basilisco. Secondo la tradizione, in un pozzo vicino alla chiesa dei Dodici Apostoli viveva una mostruosità demoniaca portatrice di sventure che Siro decise di affrontare, per liberare la popolazione da quel peso. In molti narrano uno scontro eroico, altri invece sono fermamente convinti che il “miracolo” si avvenuto in modo molto più “civile”, ovvero che Siro calò un secchio nel fiume e invitò il Basilisco a entrarci. Una volta arrivato in superficie, Siro ordinò al serpente di raggiungere il mare e la mostruosità obbedì senza fare storie. Diverse sono le declinazioni del Basilisco nelle varie storie mitologiche. Una delle caratteristiche comuni è quella dello sguardo in grado di pietrificare (se non di uccidere) e delle fattezze esclusivamente serpentesche. A questa concezione si ispira il design del Basilisco di Harry Potter.

Come abbiamo accennato, il Basilisco è importante nella cultura ligure ma non ha confini. La sua figura è radicata tanto nel Salento quanto in Valtellina. Secondo la Storia naturale di Plinio il Vecchio, era originario addirittura dell’Egitto e Borges lo include nel suo Manuale di zoologia fantastica, parlandone come un ibrido tra un rettile e un volatile e analizzandone il significato in ottica cristiana. Questa creatura presenta analogie con diversi mostri derivati, che da esso ereditano svariate proprietà, come il Badalischio della Toscana e il Bisso Galeto veneto. Rappresentato spesso come lucertola alata, con testa e zampe di gallo, ha un fiato velenoso che si aggiunge al già temibile sguardo. I suoi unici nemici naturali, oltre ai santi, sembrano essere la donnola e gli specchi. Si dice che nasca da un uovo deposto da un rospo o da un gallo. Secondo altri l’uovo deve essere deposto da un gallo nero e covato nel letame da una serpe.


LA VECCHINA DI VICO DEI LIBRAI

Pare che nel centro storico di Genova sia possibile incontrare il fantasma di una vecchia. Essa si aggira perduta tra gli stretti vicoli, chiedendo indicazioni in genovese per raggiungere Vico dei Librai. A chi si ferma racconta di essersi persa e di voler tornare a casa, ma durante la conversazione scompare improvvisamente nel nulla. Genova è una città dalla topografia peculiare, che consiste in stradine e vicoli labirintici, in grado di ingannare anche i residenti. La cosa strana è che Vico dei Librai non esiste più dalla Seconda guerra mondiale, quando la città venne bombardata dai tedeschi. Potrebbe benissimo trattarsi di una vecchia smemorata, ma sono parecchie le testimonianze che fanno pensare a un fantasma.

Nel 1997 una ragazza raccontò di aver incontrato la vecchia, scambiandola all’inizio per una mendicante. La giovane cercò di rispondere alle richieste della megera, ma dopo qualche attimo si avvicinò una sua amica, chiedendole perché stesse parlando da sola. In quel momento l’anziana signora svanì. Un altro aneddoto viene da due bariste del centro storico, alle quali la signora chiese una tazza di latte caldo. Prima di uscire dal locale, lasciò sul bancone un borsellino e delle monete risalenti al 1940. Una delle bariste corse fuori per restituire il tutto alla vecchia, che camminava lentamente, ma non ne trovò traccia. Il mistero è ancora insoluto.


IL DEMONE NERO DI MONEGLIA

Nella chiesa di San Giorgio, a Moneglia, è custodita una pala d’altare dove è raffigurata una mostruosa bestia nera. Le origini dell’edificio risalgono al 1396, quando la ricca Monna Benvenuta, moglie del mercante Leonardo Solarolo di Lavagna, fece un lascito testamentario ai frati francescani affinché fosse eretto un luogo di culto in onore di San Giorgio. Ancora oggi contiene opere dall’alto valore storico e artistico. Il demone non compariva originariamente nella pala d’altare, realizzata dal pittore Giovanni Barbagelata, ma pare che si materializzò fisicamente nel 1950 di fronte al parroco e ai fedeli sgomenti.

Era il 7 gennaio, il periodo dell’anno in cui diavoli e streghe scorrazzavano a piede libero. Infuriava una tremenda burrasca, che danneggiò la croce del campanile. Al posto di essa, uscito da una saetta sulfurea, si posizionò un piccolo demone nero. Subito scese a seminare distruzione per le vie del paese. La popolazione lo inseguiva con torce, forconi e amuleti, nel tentativo di scacciarlo. Il demonio si tramutò in una bestia e si rifugiò in chiesa, ai piedi di Sant’Antonio abate, protettore degli animali. Questi però ne riconobbe la natura malvagia e lo immobilizzò con il suo bastone. Ancora oggi la bestia è lì, intrappolata nel dipinto e tremante di paura.


IL FANTASMA DEL TEATRO CARLO FELICE

In Piazza De Ferrari, a Genova, sorgeva il convento di San Domenico, divenuto nel 1540 una prigione dell’Inquisizione, dove si praticavano indicibili torture. In Vico del Filo abitava Leila Carbona, figlia di un liutaio, che fu condannata ingiustamente per stregoneria e portata nella struttura. Prima che iniziassero a torturarla morì di crepacuore e il suo corpo fu sepolto nelle catacombe. Nel 1797 il convento fu distrutto dai francesi. Nel 1828 Carlo Felice di Savoia, che dominava quelle terre, inaugurò un bellissimo teatro sulle fondamenta del luogo di culto. La musica della cerimonia risvegliò il fantasma della sedicenne Leila, che si manifestò agli ospiti vestita di un abito scuro. Da quel giorno lo spettro appare spesso nel teatro e ne è diventato il simbolo. Pare che si presenti durante ogni spettacolo, per poi sparire nelle catacombe.


LE GATTE STREGATE DI ELLERA

Pare che nei pressi del borgo di Ellera, in provincia di Savona, vi sia una caverna nascosta dai rovi. Leggenda vuole che sia la dimora di una particolare razza di streghe. Esse sono di bell’aspetto, con lunghi capelli e orecchie a punta, e si dimostrano generose con chi le rispetta. Indicano la strada ai viandanti smarriti, guariscono i bambini malati e placano le tempeste. Quando le truppe napoleoniche invasero la Repubblica di Genova, videro alcune di queste streghe danzare nude in un prato. I soldati, ebbri di vino, le violentarono. Dopo gli abusi esse si trasformarono in gatte selvatiche dal volto di donna e raggiunsero gli abitanti di Ellera, promettendo di fargli trovare monete d’oro sotto i cuscini ogni mattina, a patto che scacciassero i soldati. L’esercito francese se ne andò e le gatte tornarono umane. Alcune erano rimaste incinte e partorirono dei Basilischi, che vivono ancora in fondo alla caverna.


LA FOSCA E I FANTASMI DI SAVIGNONE

Si narra che, durante le notti tempestose, dal castello dei Fieschi di Savignone (zona nord di Genova) emerga una processione di spettri che si aggira per le valli deserte, salvo poi scomparire quando sorge l’alba. I fantasmi hanno un aspetto regale e sembrano figure aristocratiche del passato: sovrani, conti, cardinali e cavalieri. Queste apparizioni fanno capo alla leggenda della Fosca, ovvero Isabella Fieschi, giovane nobildonna ligure. A quanto pare un signore del Ducato di Milano si innamorò di lei, figlia di un conte del feudo di Savignone. I due convolarono a nozze e venne indetto un banchetto della durata di un anno, al quale parteciparono i membri di spicco dell’aristocrazia di entrambi i regni. Tempo dopo, i costumi della corte milanese corruppero la timida Fosca, che divenne volgare e cattiva. La principessa iniziò a viaggiare di regno in regno, lasciando una triste immagine di sé, mentre il popolo mormorava sconsolato.

A questo punto il marito, Luchino Visconti di Milano, si insospettì e mandò delle spie a sorvegliare la moglie. Fosca decise di ritirarsi nuovamente nella sua casa, il castello di Savignone. Qui riceveva nottetempo il suo amante, al quale calava una fune dalla torre della rocca. Scoperta la relazione, Luchino Visconti decise di difendere il suo onore e fece assassinare il ragazzo dai propri sicari. L’amante sconosciuto, peraltro molto stimato dagli abitanti del luogo, venne trovato in fondo al burrone del castello, con il corpo sfracellato e le viscere dilaniate da un rettile. Fosca, distrutta dal dolore, finse di riconciliarsi con il marito, per poi avvelenarlo. Oltre all’orda di spettri, testimoni di una felicità nuziale che durò ben poco, sembra che nel castello appaiano due fiammelle danzanti, simbolo della nobildonna e del suo giovane amante. Le due anime sono inseguite da un grosso serpente, presunto fantasma del sicario o di Luchino stesso.


LE FORMICHE GIGANTI

Ad Arnasco, in provincia di Savona, sono ancora presenti i ruderi di un insediamento romano, con tanto di tempio, abitazioni e una guarnigione imperiale. Il villaggio si trovava sulla pianura di Arveglio, dedicata all’imperatore Marco Aurelio, poco distante dall’attuale paese. Pare che le case in rovina siano state abbandonate in fretta e furia, come dopo una cruenta battaglia. Leggenda vuole che gli abitanti fuggirono in seguito a un’invasione di formiche giganti, che causarono non pochi problemi. Sono sconosciute le reali dimensioni degli insetti, ma oltre alle formiche, i legionari dovettero vedersela con un’orda di cannibali affamati, e preferirono battere in ritirata.


NINA GIUSTINIANI

Tra il 1807 e il 1841 visse la marchesa genovese Anna Schiaffino Giustiniani, comunemente detta Nina. Fu una patriota e una protagonista dei salotti politici dell’epoca. Quando era già sposata con Stefano Giustiniani, incontrò Camillo Benso di Cavour, approdato in città. Tra i due iniziò un’intensa relazione clandestina, con tanto di scambio di lettere, alle quali la donna accludeva una ciocca dei suoi capelli dorati. Quando Cavour venne richiamato a Torino, la donna cadde in depressione. Nel 1853 egli promise di andarla a trovare, ma venne bloccato da un’epidemia di colera. Lei cercò di scappare per raggiungerlo, ma alcuni ufficiali impedirono la fuga. Il conte le scrisse allora per rassicurarla ed esortarla a rimanere a casa, al sicuro. Nina prese la lettera come un rifiuto e a 34 anni si suicidò, gettandosi dalla finestra di Palazzo Lercari-Parodi in via Garibaldi. Si narra che a fine aprile, ogni anno, il suo fantasma compaia come una macchia ai piedi dell’edificio, nel punto esatto dove si buttò.


IL TESORO DEL PIRATA

Presso la baia di Paraggi, località Santa Margherita Ligure, sorge un castello sfruttato per sorvegliare la costa. Parte dell’edificio è a picco sul mare e posa su una scogliera dove si apre una grotta misteriosa. Voci affermano che al suo interno dimori una creatura mostruosa che fa la guardia a un ricco tesoro, composto da gioielli e monete d’oro. Pare che il bottino appartenesse a un pirata francese, Etienne Toutsaints. Il filibustiere era celebre per il suo temperamento crudele e naufragò con il suo veliero proprio nella baia. Per via dei forti venti, la nave si schiantò contro la scogliera del castello. Ferito, il pirata riuscì a trascinarsi nella caverna con il tesoro, dove morì. Dopo il decesso, assunse le sembianze di una gigantesca murena, capace di divorare un uomo. Pur di non abbandonare le proprie ricchezze, la sua anima dannata risorse come un mostro. Sembra che una grossa murena sia stata davvero avvistata in zona e che svariati sub abbiano avuto incidenti inspiegabili.


IL BANCHETTO DEGLI SCHELETRI

L’antica Pieve di Santa Maria Assunta di Pignone, in provincia di La Spezia, oltre a essere un suggestivo luogo di culto cela anche una macabra leggenda. La chiesa è costruita su un sito di origini romaniche e venne usata come sepolcro dalla famiglia dei marchesi Da Passano. Circolavano strane voci sull’edificio e gli abitanti locali preferivano tenersene lontani. Nelle ore notturne si manifestavano figure d’oltretomba che inseguivano i passanti. Canti e luci innaturali provenivano dai sotterranei, insieme al fruscio di una danza indemoniata. Negli anni ’50 parte del pavimento della chiesa crollò, portando alla luce un piano interrato di dimensioni notevoli. Il locale si rivelò una cripta.

Nel sepolcro era presente una tavola rotonda circondata da sedili in pietra. Su di essi giacevano scheletri riccamente vestiti con abiti di seta, velluto, gioielli e spadini d’argento. I teschi presentavano un sorriso beffardo, quasi come se aspettassero ospiti per proseguire la festa. Il parroco, senza dare occasione agli storici di compiere studi approfonditi, decise di seppellire in fretta i membri del banchetto, celebrando un rito. Da allora le manifestazioni spettrali sono scomparse, ma alcuni giurano di udire il pianto di un neonato. A quanto pare la salma di un infante venne dimenticata durante la sepoltura, e perciò non ha ancora trovato pace.


I FANTASMI DEL MARE

In provincia di Savona, ad Albisola Superiore, sorge una collinetta chiamata “Il Bricco Spaccato“. Pare che durante il Giorno dei morti, ovvero il 2 novembre, in questo luogo si diano convegno tutte le anime di coloro che morirono in mare senza più essere ritrovati. Parliamo di marinai, pirati, pescatori e avventurieri che andarono incontro a una tragica fine. Iniziano il loro cammino dalla costa, emergendo dalle acque in forma di fuochi fatui. Toccata la terraferma, si addentrano nell’entroterra sospinti dal vento. Quando suona la mezzanotte, assumono sembianze umane, pur rimanendo evanescenti. Si dice che cerchino di afferrare i capelli di chiunque passi di lì, fino a quanto giunge l’alba. A quel punto si dissolvono in nebbia e tornano nel mare.

A Portofino, presso la Chiesa di San Giorgio, si può assistere a un fenomeno molto simile: una processione di morti che si dirigono verso un’antica cappella votiva, edificata per i pescatori di corallo nel XIX secolo. A quanto pare è stata riportata alla luce in seguito a scavi archeologici. L’antico edificio sporge su una ripida scogliera e vicino al portone è presente un balcone naturale che si apre sul Mar Ligure. Secondo alcuni, la notte del 31 ottobre, si può scorgere in fondo agli scogli una schiera di marinai affogati che si arrampicano sulle rocce ed entrano nella cappella per recitare una preghiera. Terminato il compito, si rigettano in mare.


I CAVALIERI DEI MONTI

L’epicentro della Genova medievale era il suo porto, ma intorno alla città, nel territorio collinare, sorgevano tanti piccoli paesi dove venivano prodotti beni di prima necessità, tra cui ortaggi, pollame, frutta e latticini. Quando all’alba le porte cittadine si aprivano, dai villaggi giungevano i contadini per commerciare. I viandanti cercavano di non transitare mai vicino al Monte Fasce, cima prominente della catena appenninica, soprattutto di notte. Sembra nelle tenebre si aggirasse una cavalcata fantasma, simile alle Cacce Selvagge che popolano la mitologia europea e trentina. Questi cavalieri notturni, chiamati anche Beatrici, approcciavano i contadini per fargli dono della selvaggina appena cacciata, che poi si tramutava in membra umane.


L’ALBERO DIVINO

Santo Stefano d’Aveto fu terra di conquista in numerose epoche: è lì che i romani sconfissero le popolazioni liguri nel 157 a.C., alle pendici del monte Penne. Successivamente popoli barbari e celtici transitarono nella zona, infondendovi parte della loro cultura. Da ricordare una divinità pagana, chiamata Peu, al quale era consacrata l’ambra, presente nei grandi alberi della foresta. Il dio stesso era incarnato in una enorme quercia dalla chioma ondeggiante, al quale erano attribuiti poteri traumaturgici. La pianta centenaria era collocata nei pressi del mulino di Villa Cella, dove sorge anche un monastero. Ancora nel XIX persisteva un’usanza locale, dove gli ammalati venivano portati al cospetto dell’albero e legati a una biforcazione dei rami. Ai mani e ai piedi degli infermi venivano praticate incisioni, in modo che la linfa potesse entrare nelle ferite. La pratica venne tacciata di stregoneria.


Ci auguriamo che buona parte di voi sia giunta a questo epilogo sana e salva, lontano da streghe e serpenti marini. L’ampliamento del Bestiario d’Italia proseguirà incessantemente nei mesi a venire e siamo sempre pronti a raccogliere i vostri suggerimenti, aggiungendo creature a ogni regione. Tramite questo link potete accedere a tutti i Bestiari di Monster Movie, quindi nell’attesa del prossimo capitolo, vi esortiamo a continuare le esplorazioni. Nessun Basilisco è stato maltrattato durante la realizzazione di questo articolo. Buonasauro a tutti!

6 commenti Aggiungi il tuo

  1. The Butcher ha detto:

    Io continuo a dire che questo lavoro che fate è molto importante. Se si pensa ai miti e alle leggende presenti in Italia sono veramente in pochi a saper fare anche solo un esempio. Quindi complimenti per il lavoro fatto!

  2. Austin Dove ha detto:

    La barbantana continua a mancare… temo proprio se la fosse inventata lo scrittore del libro…

    1. Monster Movie ha detto:

      Ciao, abbiamo trovato info sulla Barbantana nella tradizione veneta e toscana, ha le caratteristiche di una strega e di uno spauracchio. Potremmo includerla nei futuri bestiari dedicati a quelle regioni.

      1. Austin Dove ha detto:

        Ah ok, per fortuna! Il libro lo ho preso in Toscana, in effetti^^

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