Il paradiso della messa in scena nella città natale del Cinema.
di Carlo Neviani
Estate 2015. Sono a Lione per caso, di passaggio per un viaggio in Bretagna e Normandia. “Chissà se nella città che diede i natali ai fratelli Lumière esiste un museo sul cinema?”: è più o meno con questa domanda che sono venuto a contatto, in modo totalmente inaspettato con il Musée Miniature et Cinéma à Lyon. Il museo è nato negli anni 90, ma solo nel 2005 è stato collocato nell’attuale sede, un edificio storico del XVI secolo. Lo scopo dei 5 piani espositivi è quello di introdurre il visitatore ai trucchi e alle tecniche utilizzati nei film soprattutto prima dell’avvento del digitale. Una collezione unica in Europa, capace di omaggiare lo straordinario talento degli artisti che lavorano dietro le quinte e che vengono spesso oscurati dal successo delle grandi star, attori e registi. Set cinematografici, costumi, maschere, protesi, animatronics, mostri di ogni tipo, e centinaia di oggetti provenienti da vari studios, danno vita ad un vero e proprio paradiso per cinefili, ma anche, più in generale, ad un’interessante esperienza per grandi e piccini. Se passate da Lione, non perdetevelo.
SET. Una sezione apposita, tra le prime da vedere, è interamente dedicata alla ricostruzione di cinque ambientazioni di Profumo – Storia di un assassino, film del 2006 basato sul romanzo di Patrick Süskind. Camminare letteralmente all’interno di questi set dà il senso della meticolosità e della maestria di tutti quei mestieri che stanno nella macro categoria Production Design. Il livello di dettaglio è sbalorditivo, soprattutto considerando come nelle inquadrature questi siano spesso in secondo piano o sfocati. L’autenticità delle ambientazioni risulta fondamentale al “patto di verità” che la pellicola instaura con lo spettatore: per quanto un mondo passa essere fantastico o immaginifico c’è bisogno di un contesto attendibile e curato. Anche la luce fa la sua parte, e tutte le sezioni del museo ne sono consapevoli, sfruttando contrasti e ombre. Gli scatti che seguono cercano di catturare questa atmosfera pur con mezzi amatoriali.
MASCHERE. Se guardate i backstage dell’ultimo Spider-Man, Tom Holland indossa una tutina per la motion capture composta da sensori e marker. Pochi anni fa non era così. Lo testimoniano le maschere di Batman e di Goblin, iconiche quasi come quella di V per Vendetta. Ci sono poi maschere di silicone, sia per personaggi umani, come Mrs. Doubtfire, sia per creature. Anche le scimmie, ultimamente capeggiate dal re della motion capture Andy Serkis, erano impersonate da uomini mascherati. Al museo di Lione troviamo sia quelle de Il pianeta delle scimmie sia, attenzione, quelle di 2001: Odissea nello spazio. Semplicemente wow.
COSTUMI. Cosplayer spostatevi. Nient’altro da aggiungere.
PROPS. Ovvero oggetti di scena. Nonostante sembrino secondari, i props rivestono un ruolo fondamentale per affinare lo storytelling cinematografico. Basta dare uno sguardo alle foto sotto per farsene idea: parliamo di oggetti quali la lettera di Hogwarts, gli artigli di Wolverine o l’uovo del Godzilla di Emmerich, che da solo bastava ad annunciare il sequel mai arrivato. Condividiamo sempre con piacere il video essay “Why Props Matter” (lo trovate qui) che ben spiega il concetto.
ARMI. Tante armi. Come per i props più in generale, anche le armi servono a supportare la storia e soprattutto a identificare determinati personaggi. La spada di Blade, così come l’elmo di Leonida in 300 o quello di Massimo ne Il gladiatore sono strumenti di battaglia istantaneamente associabili a chi li usa. Rilevante è anche il lavoro di accuratezza storica per quelle pellicole ambientate in determinati periodi.
STORYBOARD. Una piccola sezione del museo è dedicata al mondo della pre-produzione. Sceneggiature (tra cui quella de Il sesto senso), bozzetti (Aliens e altro) e storyboard (Matrix e Spider-Man i più rilevanti) testimoniano il peso del lavoro di progettazione. Meno tangibile, ma più essenziale che mai.
HORROR. Una delle sezioni del museo che più lascia impressi è quella classificata come “Vietata ai minori” ed opportunamente coperta da un sipario per non impressionare i più piccoli. Eccoci arrivati nel regno dei mostri da incubo, delle ferite in silicone, e delle siringhe “spruzza sangue finto”, tra cui spicca uno scalpo nazista direttamente dal set di Bastardi senza gloria. Tra i pezzi più importanti troviamo sicuramente la mummia Imhotep, il volto di Terminator e una simpatica collezione di teste mozzate.
CREATURE. Siamo giunti al nostro piatto preferito: creature, mostri. Si parte da quello che è forse il più importante reperto: ALIEN QUEEN. L’animatronics è in funzione (il video lo testimonia) e si trova in uno spazio buio (sempre facente parte della sezione V.M.) interamente dedicato al celebre final boss di Aliens (questa regina aliena è però la versione più grande apparsa in Aliens vs. Predator ed è l’unica attualmente visibile al pubblico). “In allegato” a completamento del franchise Alien anche gli incredibili modelli di “face-hugger” e “chest-burster”.
Da qui in poi solo brividi: l’alieno di Incontri ravvicinati del terzo tipo, il braccio di Mr. Hyde, Bestia di X-Men, Babe, il compsognathus de Il mondo perduto, Gremlins buoni e cattivi e… la testa del triceratopo di Jurassic Park. Altro da aggiungere?
MINIATURE. Ci sono anche quelle! Dopotutto il museo si chiama “delle miniature e del cinema”. E l’ultima sezione è praticamente una mostra a parte. Si tratta di fedeli riproduzioni di varie location, realizzate dallo scultore e disegnatore Dan Ohlmann, fondatore e direttore del museo. Le foto dimostrano come appoggiando l’obiettivo della fotocamera sulla piccola vetrata si abbia la sensazione di affacciarsi ad un luogo in scala 1:1. Questo grazie al livello di dettaglio stupefacente, punto fondamentale e in comune di tutte le bellissime sezioni visitate. Caro Dan… CHAPEAU!
Questo museo è strepitoso ma mi pare che non sia così conosciuto come dovrebbe. Comunque mi piacerebbe tanto visitarlo.