MOSTRI CLASSICI: L’Iconico Ululato dell’Uomo Lupo

Recensione del classico del cinema horror del 1941 con protagonista Lon Chaney Jr.

di Manuel Bestetti

Siamo nel 1941, a Hollywood. Gli Universal Studios sono riusciti a sfornare capolavori come Dracula e Frankenstein, ma sono passati ormai dieci anni e, nonostante il buon successo dei sequel dedicati al vampiro e alla Creatura, si ricerca qualcosa di nuovo per continuare a tenere vivo l’interesse per questi personaggi. Caso vuole che, alle porte degli studi, arrivi un talentuoso regista fuggito dalla Germania nazista: egli è Kurt Siodmak, autore già conosciuto per Il Ritorno dell’Uomo Invisibile e La Donna Invisibile, entrambi film Universal del 1940. Kurt riprende in mano un’idea già utilizzata nel 1935, ovvero quella di un uomo che durante le notti di luna piena si trasforma in una bestia assetata di sangue: il Wolfman, l’Uomo Lupo.

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Gli Studios ricordano bene il primo tentativo di usare questo personaggio: Werewolf Of London, conosciuto in Italia anche come Il Segreto Del Tibet, era stato un flop abbastanza importante nel 1935, l’idea di riprovare a seguire quella strada è quindi osteggiata da molti. Siodmak, quindi, decide di riscrivere la storia dall’inizio, riempiendola di citazioni alla religione ebraica, dando un’atmosfera molto esoterica all’intera vicenda e soprattutto tenendo la narrazione su un livello molto basilare e semplice.

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Il film parla di Lawrence “Larry” Talbot che, di ritorno dall’America a causa della morte del fratello, si ritrova ad avere a che fare con la maledizione del licantropo. Viene infatti morso da quello che a prima vista sembra un cane, ma che poi si rivela essere un uomo trasformatosi in lupo durante la notte di luna piena. Talbot, inizialmente scettico, scopre invece di trasformarsi davvero in un Lupo Mannaro durante le notti di luna piena.

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Ciò che più colpisce gli spettatori è una poesia, mostrata ad inizio film e ripetuta anche dall’interesse amoroso del protagonista: Even a man who is pure of heart and says his prayers by night may become a wolf when the wolfbane blooms and the autumn moon is bright (“Anche l’uomo che ha puro il suo cuore, e ogni giorno si raccoglie in preghiera, può diventar lupo se fiorisce l’aconito, e la luna piena splende la sera”). Questa, insieme alla Stella dalle cinque punte e all’idea di poter ferire e/o uccidere il mostro solo grazie all’argento, fa breccia nel cuore del pubblico che premia il film, elevandolo a “mostro sacro” insieme a Dracula e Frankenstein.

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Di grande impatto, in questa versione, anche la tecnica utilizzata per mostrare la trasformazione in licantropo: vengono attaccati poco per volta i peli sul volto dell’attore protagonista, mostrando quindi un’evoluzione lenta e molto ben fatta per i tempi. Per il protagonista viene scelto Lon Chaney Jr., figlio di colui che veniva chiamato l’uomo dai 1000 volti Lon Chaney Sr. Figlio d’arte quindi, già visto ne Il Sentiero Dei Mostri, che riesce a far suo il personaggio non permettendo a nessun altro di interpretarlo negli anni successivi. In tutti i futuri film, infatti, l’uomo lupo è sempre stato solo lui. Un ruolo cucitoglisi talmente bene addosso che diverrà il vero e proprio simbolo del Lupo Mannaro, tanto da far dimenticare Il Segreto Del Tibet a molti amanti del cinema horror.

Al fianco di Lon Chaney abbiamo un altro grande protagonista dell’era Universal Monsters: Claude Rains. Già interprete dell’Uomo Invisibile, altro enorme successo, qui lo vediamo nei panni del padre di Larry Talbot. Il suo ruolo è molto importante ai fini della trama, e anche la sua relazione con il figlio porta ad un finale quasi inaspettato. Da segnalare, inoltre, la presenza di Bela Lugosi che interpreta lo zingaro che, trasformatosi in lupo, morde Talbot passandogli la maledizione. Il fu Dracula ha un ruolo molto piccolo, ma merita una menzione vista l’importanza dell’attore ad interpretarlo.

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Nonostante la popolarità de L’Uomo Lupo sia inferiore rispetto agli altri due mostri appartenenti ai Big 3, esso è stato riconosciuto e citato in vari altri film come l’Ululato e Un Lupo Mannaro Americano A Londra, in più ha avuto anche un remake nel 2010 con un cast a dir poco eccezionale a farla da padrone: Benicio Del Toro, Anthony Hopkins, Emily Blunt e Hugo Weaving hanno riportato in vita la leggenda del Lupo Mannaro e, nonostante il poco successo avuto dal film, dimostra ancora una volta quanto Larry Talbot sia importante e iconico per la storia del cinema horror.

Consigliamo questo cofanetto, il più completo. Non preoccupatevi, sono presenti sia l’audio che i sottotitoli in italiano, pur essendo un’edizione estera.

Universal Classic Monsters: The Essential Collection

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Un commento Aggiungi il tuo

  1. The Butcher ha detto:

    Bellissimo articolo! L’uomo lupo sarà il prossimo film che recensirò (sto facendo pian piano recensioni delle varie pellicole sui mostri della Universal). Avete fatto un ottimo lavoro!

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