(S)MASCHERATI – Il volto celato di eroi e serial killer

La storia di come chiunque può essere Spider-Man o Hannibal Lecter, pur mantenendo un basso profilo in ufficio.

di Federica Braghieri Ermini

No, questo non sarà un articolo sui costumi del Carnevale di Venezia, né sul pensiero di Pirandello, secondo il quale siamo tutti Uno, nessuno e centomila. In questa sfumeggiante lista andremo ad analizzare alcune tra le più iconiche e indimenticabili maschere che hanno caratterizzato personaggi filmici, divenuti immortali anche grazie alle fattezze del proprio costume, regalandovi, dove possibile, qualche chicca inaspettata.

Maschere Carnevale di Venezia
Assortimento di maschere del Carnevale Veneziano.

Nonostante l’etimologia non sia mai stata chiarita, nel tempo si è giunti a racchiudere all’interno dello stesso termine “maschera” due aspetti ben distanti fra loro, uno più goliardico (vedansi rappresentazioni teatrali e carnevali popolari) e uno più primordiale, legato principalmente alle “anime cattive”, che ritroviamo in riti religiosi e funerari. L’uso di tali oggetti ha sempre avuto un ruolo molto affascinante ed estremamente simbolico sin dall’antichità: il volto veniva infatti coperto affinché ci si potesse calare totalmente in un personaggio, che si trattasse di commedianti dell’antica Grecia, permettendo quindi agli spettatori di riconoscere gli attori anche a distanza, oppure di sciamani e mistici, che tramite le maschere si identificavano con le divinità lasciando metaforicamente il proprio corpo terreno.

Maschere rito africa Mali
Maschere rituali del popolo del Mali (Africa occidentale).

È proprio questa dualità ad aver ispirato nel tempo tanti concept straordinari e innovativi, da spietati serial killer a supereroi. La maschera, rendendo irriconoscibile il portatore, si sostituisce all’individualità dello stesso, andando a delineare una nuova identità, che consente sia di agire in maniera indisturbata nel pieno rispetto della propria privacy quotidiana, sia di dare sfogo al proprio io interiore più disumano e perverso, senza il peso del giudizio altrui, arrivando anche a far perdere al possessore ogni traccia di legame con la realtà. Nel cinema nascondere il volto del personaggio principale con un camuffamento aiuta a imprimere quest’ultimo nella memoria dello spettatore e agevola il processo di identificazione del pubblico. Rimane essenziale un sapiente utilizzo di effetti speciali, visivi e uditivi, oltre a una storia coinvolgente, atti a stimolare sentimenti a volte contrastanti, dalla paura alla curiosità, dal divertimento alla compassione.

Barbara Steele maschera del demonio

Le varianti sono infinite, partendo da tinte più horror, vedasi Rob Zombie (Halloween 2 con la sua pumpkin head è un ottimo esempio) e Mario Bava (La maschera del demonio e Diabolik, per citarne un paio), fino a una visione fumettistica, come è stato per Mark Steve Johnson (con il caro Ben Affleck nei panni di Daredevil) e Zack Snyder (Watchmen e Justice League bastano?). Abbiamo poi i famosi “tratto da una storia vera” di Alfred Hitchcock (Psycho, che si rifà alla personalità di Ed Gein) e Bryan Bertino (The Strangers, ispirato alla storia criminale di Charles Manson). Insomma, che vi vogliate ispirare alla mitologia norrena, alle cronache nere di tutto il mondo, al mondo dell’arte o della cospirazione, troverete sempre la maschera che fa al caso vostro.

The Strangers killer con maschere

… ma come diceva Nathaniel Hawthorne: “Nessun uomo può, per un tempo considerevole, portare una faccia per sé e un’altra per la moltitudine, senza infine confonderle e non sapere più quale delle due sia la vera”.


SIMÓN / THE ORPHANAGE

Iniziamo la nostra avventura partendo dai mascherati per eccellenza: quelli che fanno accapponare la pelle e dormire con la luce accesa.

RIASSUNTO

The Orphanage film horror

The Orphanage, film del 2007 diretto da Juan Antonio Bayona, parla di Laura (Belén Rueda), una madre orfana, che dopo molti anni decide di trasformare l’orfanotrofio nel quale è cresciuta in un centro per bambini con disabilità, aiutata dal marito Carlos (Fernando Cayo) e dal figlio adottivo Simón (Roger Prìncep), affetto da HIV. Subito il piccolo Simón inizia a vedere e giocare con amici immaginari, fra i quali spicca Tomàs, e mentre la madre, angosciata, si preoccupa, il padre rimane decisamente scettico. Durante la festa d’inaugurazione per l’apertura della casa, Simón scompare nel nulla e un misterioso bambino con indosso una maschera da spaventapasseri chiude Laura nel bagno, spaventandola profondamente, in quanto sembra essere la sola in grado di vederlo. Da lì in poi, cose inquietanti iniziano ad accadere, e solo la medium Benigna (Gabriella Genta) potrà aiutarli.

LA MASCHERA

The Orphanage maschera Simon

La maschera, in questo caso indossata da un bambino, simula le fattezze di uno spaventapasseri, ed è composta da un sacco in tessuto bordato di pizzo, con un bottone al posto di un occhio e un foro al posto dell’altro, naso e guance appena accennati, una leggera apertura per la bocca e della lana al posto dei capelli, ricordando una sorta di Harold (Scary Stories to Tell in the Dark) in miniatura.

COMMENTO

The Orphanage protagonista

The Orphanage regala scene emozionanti in maniera dosata e nasconde una storia tanto triste quanto ricca di brivido, lasciando lo spettatore con il fiato sospeso fino alla fine, senza mai perdere un colpo; ma c’è da sottolineare che la sceneggiatura originale di Sergio Gutiérrez Sánchez risale al 2000 e arriva nelle mani di Bayona solo nel 2004, al quale è poi arrivato in supporto il grande Guillermo Del Toro che, non appena venuto a conoscenza del progetto, si è subito offerto di coprodurre il film.


JASON VOORHEES / VENERDÌ 13

Proseguiamo con un altro mostro sacro delle saghe slasher: Jason Voorhees in “Venerdì 13”, diretto nel 1980 da Sean S. Cunningham.

RIASSUNTO

Jason Venerdì 13 machete

Tutto inizia nel 1958, quando due animatori del campeggio Camp Crystal Lake vengono brutalmente uccisi da un assassino misterioso e un bambino annega nel lago, costringendo la struttura a chiudere. Negli anni a seguire altri incidenti costringono il campo a chiudere nuovamente i battenti, fino a venerdì 13 Giugno 1979, quando un gruppo di ragazzi viene ingaggiato dalla direzione per rimettere in sesto il luogo. Giunti a destinazione, vengono messi in guardia circa l’aura di sventura che sembra perseguitare il campeggio. Uno a uno tutti i ragazzi vengono massacrati, tranne Alice (Adrienne King), che cercando di salvarsi incontra l’ex cuoca del camping, Pamela Voorhees (Betsy Palmer), che si rivela essere il vero serial killer. Pamela era infatti la madre di Jason, il bambino spinto nel lago ventitré anni prima dagli altri ragazzi del campo a causa del suo aspetto deforme. La madre, accecata dall’ira, decise quindi di punire gli animatori e di impegnarsi affinché Camp Crystal Lake non riaprisse più. Alice però riesce a liberarsi, uccide Pamela e si rifugia in mezzo al lago in attesa della polizia. Jason però non sembra essere molto contento di questa intrusione…

LA MASCHERA

Maschera Jason venerdì 13 dettagli

La maschera di Jason è divenuta estremamente famosa, nonostante sia stata modificata nel corso della saga. Inizialmente infatti il capo era coperto solo da un sacchetto di juta con un buco per l’occhio sinistro (il destro è cieco); dal terzo film in poi indossa invece una maschera da portiere di hockey, che viene leggermente distinta in ogni pellicola da alcuni particolari, tra i quali la dimensione, la forma, la disposizione e il colore di fori e marchi rossi.

COMMENTO

Jason Voorhees arpione venerdì 13

Altrettanto diversificati sono stati il costume e le deformità del corpo e del volto, ma è soprattutto a livello di capacità che Jason Voorhees muta, passando da semplice bambino che muore annegato a uomo adulto che esce dalle acque del lago, resuscitando varie volte. Jason diviene quindi un essere immortale, dotato di poteri soprannaturali e forza sovrumana, e qualora il suo corpo venga distrutto, il suo spirito migra in un altro ospite (vedi Jason va all’inferno). Curioso è che il suo personaggio nasca come una vittima: nel primo film a cercare vendetta è la madre (il richiamo alla fatidica domanda posta da Ghostface a una giovanissima Drew Barrymore nel primo Scream è quasi d’obbligo: “Chi è l’assassino in Venerdì 13?”). Vista la risposta estremamente positiva del pubblico, sono stati realizzati nove sequel, un remake e anche un crossover con Nightmare in Freddy Vs. Jason del 2003, diretto da Ronny Yu, per un totale di 12 pellicole.


GHOSTFACE / SCREAM: CHI URLA MUORE

Visto che lo abbiamo citato poco fa, il prossimo prescelto è proprio lui: Ghostface.

RIASSUNTO

Scream assassino Ghostface

Un serial killer con il volto coperto da una maschera di Halloween – che ricorda L’urlo di Munch – uccide brutalmente i ragazzi della città di Woodsboro, ponendo loro domande a trabocchetto che potrebbero decretarne la vita o la morte, e comparendo nei luoghi più inaspettati. La vita di tutti i ragazzi della città viene sconvolta dagli avvenimenti, soprattutto quella della giovane Sidney Prescott (Neve Campbell) che, dopo essere sopravvissuta all’attacco da parte del killer e aver ingiustamente accusato il proprio fidanzato Billy (Skeet Ulrich), si ritrova a fare i conti con la giornalista Gale Weathers (Courteney Cox), aiutata dal vicesceriffo Dwight “Linus” Riley (David Arquette), la quale è convinta che in realtà l’assassino sia la stessa persona che, un anno prima, ha ucciso proprio la madre di Sidney. Dopo la decisione di istituire un coprifuoco, alcuni amici di Sidney organizzano una festa che finisce in tragedia, mentre all’esterno Gale e Linus cercano rispettivamente di trovare uno scoop e di catturare il serial killer. Nel fuggi fuggi generale dei sopravvissuti, Sidney si trova nuovamente a fare i conti con l’assassino, che però sembra non essere una persona sola.

LA MASCHERA

Scream 2 ghostface dettagli

Come già detto, la maschera di Ghostface è ispirata L’urlo di Munch, ma in realtà il prop “originario” è stato trovato per caso da alcuni membri della troupe mentre erano in un campo scout (sembra esserci un vago e sottile fil rouge, non trovate?). Osservando bene la quadrilogia si nota però che le maschere, come nel caso di Jason, sono diverse. Esistono infatti ben otto versioni: la prima, nonché la più ricercata dai collezionisti, è la Fantastic faces, che presenta occhi a “nocciolina”; la Fearsome faces ha invece l’occhio destro meno curvo, la bocca sgualcita e le guance più accentuate; altre due sono la ASIS 97 (terzo film, riutilizzata poi in Scre4m ma con gli occhi leggermente distanziati) e la KNB, che compare nel primo film (dai lineamenti più minuti). In Scream 2 è presente la RDS, che ha occhi piccoli e bocca larghissima; in Scream 3 è identica ma gli occhi appaiono più grandi, infine nel quarto film appare anche la Scre4m RESHOOT, utilizzata per ulteriori scene rigirate.

COMMENTO

Scream film protagonista Sidney

La pellicola di Wes Craven ha riscosso un successo enorme nel 1996, riprendendo caratteristiche alla Nightmare (sempre Wes Craven – 1984) con elementi satirici e ironici, giocando con i nervi dello spettatore e facendo cadere qualsiasi teoria sull’identità dell’assassino fino alle determinanti scene finali. Il mix di “dark-humor” e “ironia sociale” spesso mette l’intero girato sotto una luce meno seria e più caricaturale. Indimenticabili le citazioni, da Venerdì 13 a Carrie (Brian De Palma – 1976), senza scordare Halloween – La notte delle streghe (John Carpenter – 1978). La storia del “killer di Woodsboro” è stata però ispirata dagli omicidi realmente commessi da Danny Rolling durante l’inizio degli anni ’90 ai danni di cinque studenti delle superiori e dell’università.


MICHAEL MYERS / HALLOWEEN

E fra un colpo di machete e una telefonata molesta, ci ritroviamo al cospetto di un altro boss in tema di saghe horror: Michael Myers.

RIASSUNTO

Michael Myers serial killer saga Halloween

Halloween – La notte delle streghe, ideato da John Carpenter, inizia con la storia dell’omicidio della sorella di Michael Myers a opera dello stesso Michael (Nick Castle) quando aveva 6 anni, a oggi rinchiuso da 15 in un manicomio criminale. Myers riesce però a eludere la sorveglianza e, dopo aver ucciso e depredato degli abiti un meccanico della zona, parte per far ritorno alla sua città natale e, più precisamente, alla casa della sua infanzia. Nonostante il Dott. Loomis (Donald Pleasence), lo psichiatra che lo ha in cura, abbia provato ad avvisare lo sceriffo del pericolo, Michael prende di mira due babysitter, Annie (Nancy Kyes) e Laurie (Jamie Lee Curtis), riuscendo a uccidere la prima, un’amica della ragazze e il suo fidanzato. Dopo aver trovato i tre cadaveri e la lapide di Judith Myers trafugata dal cimitero, Laurie incappa in Michael ma riesce a scappare e, dopo una intensa colluttazione, crede di aver ucciso il mostro, ma guardando dalla finestra non scorge alcun cadavere.

LA MASCHERA

Nick Castle attore di Michael Myers

A proposito della nascita della maschera di Michael Myers c’è una storia che merita di essere raccontata, ma è doveroso citare fedelmente le parole di Carpenter: “ Siamo andati in un negozio di maschere su Hollywood Boulevard, abbiamo acquistato la maschera del Capitano Kirk, l’abbiamo colorata con lo spray e ingradito l’apertura degli occhi. E quella è diventata la maschera di Michael”. Successivamente sono stati aggiustati i capelli e applicata una pittura di un bianco pallidissimo. Credo che la spettacolarità della situazione si commenti da sola.

COMMENTO

Jamie Lee Curtis in Halloween

Nonostante sia un cosiddetto “film a basso costo” (girato in un totale di 20 giorni con un budget di soli 300.000 dollari), Halloween – La notte delle streghe apre la strada a una lunga e fortunata serie di film, oltre a imporsi come una delle pietre miliari del genere slasher. La storia psicologica di Michael riesce a essere un ottimo filo conduttore, accompagnandoci nella sua infanzia e del suo primo omicidio, che lo ha portato a essere rinchiuso in un manicomio senza possibilità di recupero, anche se nel primo film le motivazioni rimangono ancora un po’ nebulose. Halloween riesce a permeare l’aria con una tensione palpabile e dai toni decisamente lugubri; fra le caratteristiche predominanti troviamo la capacità di generare empatia con il protagonista, quasi fosse vittima e non carnefice della sua stessa vita, nonostante Michael volutamente non parli mai (come rivelato nell’omonima e rarissima versione romanzata del 1979, scritta da Curtis Richards, non è muto).


LEATHERFACE / NON APRITE QUELLA PORTA

Qualcuno ha detto motosega? Ci ha già pensato Tobe Hooper nel 1974, con “Non aprite quella porta”.

RIASSUNTO

Non aprite quella porta poster

La gita pomeridiana di cinque ragazzi si trasforma in tragedia quando, dopo aver dato un passaggio a un autostoppista che si rivela essere uno psicopatico, si fermano a un distributore, dove un benzinaio gli consiglia di andarsene, in quanto la zona nella quale si stanno addentrando è popolata da persone scortesi e cattive. Sally (Marilyn Burns), Pam, Jerry, Kirk e Franklin non se ne preoccupano, decidendo di proseguire, e giunti a destinazione si dividono per esplorare i dintorni. Pam e Kirk si imbattono subito in una villetta dall’aspetto malmesso e una volta entrati vengono massacrati da un uomo imponente armato di motosega, con il viso coperto da una maschera realizzata in pelle umana.

Texas Chainsaw massacre scena camion

Gli amici decidono di andare a cercarli, ma mentre Jerry e Franklin cadono subito vittima di Leatherface (Gunnar Hansen), Sally riesce a mettersi in salvo entrando in casa. Terrorizzata dalla vista dei cadaveri presenti all’interno, si butta dalla finestra scappando verso il benzinaio, che si scopre essere in realtà il padre sia dell’autostoppista che di Leatherface. Sally viene quindi tramortita e riportata a casa, dove i componenti della famiglia si rivelano dei cannibali. A seguito di una lite fra parenti, la giovane riesce nuovamente a scappare in strada. Un camionista di passaggio la salva, uccidendo il fratello di Leatherface.

LA MASCHERA

Leatherface maschera primo piano

Come si evince dal film, Faccia di cuoio utilizza non una ma ben tre diverse maschere, a seconda della personalità che lo domina o chi si vuole rappresentare in quel momento. La più famosa è sicuramente quella “da assassino”, composta da vari brandelli di pelle cuciti fra loro, seguita dalla “maschera da nonna”, abbinata a un grembiule e un mestolo di legno, per ricoprire il ruolo della brava massaia che vuole aiutare in cucina (probabilmente per ricordare l’intenso legame con la madre); infine c’è la “maschera da ragazza dolce”, indossata con il completo buono, della domenica, che in questo caso simboleggia l’educazione di stampo decisamente patriarcale che lo ha accompagnato durante la crescita. Prima di iniziare a uccidere, però, Leatherface indossava pelli di animali, panni e maschere di semplice cuoio che lo aiutavano a coprire la parte bassa del volto, rimasta sfigurata probabilmente in seguito a una malattia o a un incidente avvenuto quando era più giovane.

COMMENTO

Non aprite quella porta motosega

Non aprite quella porta, nonostante un bugdet di di soli 140.000$, è riuscito a diventare uno dei film indipendenti di maggior successo nella Storia del cinema. La scarsità di fondi ha però richiesto un adattamento in tema di allestimenti ed effetti speciali, partendo dal sangue utilizzato, che era in buona parte reale essendo troppo costoso quello finto, alle carcasse di animali sparse in giro per la casa, anch’esse vere e recuperate dal direttore artistico nei dintorni del set, fino allo scheletro che compare alla fine del film: un vero scheletro umano, molto più economico rispetto a uno di plastica.

Texas Chainsaw Massacre cannibali

In modo da sviluppare la personalità di Leatherface è stata data quasi totalmente carta bianca all’attore Gunnar Hansen, che ha deciso così di attribuire al proprio personaggio alcune caratteristiche rivelatesi vincenti e determinanti, quali il ritardo mentale e l’assenza di un parlato comprensibile (gli unici suoni emessi sono infatti mugugni). Per rendere più realistici tali tratti, Hansen ha studiato gli atteggiamenti di alcuni studenti presso una scuola specializzata in tale disabilità. Per delineare invece alcune abitudini di Leatherface, e più in generale il suo modus operandi, il regista Tobe Hooper e lo sceneggiatore Kim Henkel hanno ammesso chiaramente di essersi ispirati alla storia del serial killer Ed Gein, conosciuto anche con il nome “Il Macellaio di Plainfield”.


FRANK / DONNIE DARKO

E dopo tanti silenzi ricchi d’angoscia, il prossimo masked ha una sola domanda da porvi: “Perché indossi quello stupido costume da uomo?”

RIASSUNTO

Donnie Darko film attore protagonista

Richard Kelly, al suo esordio, scrive e dirige nel 2001 Donnie Darko. Il film parla di un ragazzo, Donnie (Jake Gyllenhaal), impopolare ma profondamente buono e generoso, tediato però dalla ricerca del senso dell’esistenza e in cura per schizofrenia e depressione. Una notte, a causa di un episodio di sonnambulismo, si risveglia in un campo da golf lontano miglia da casa, non prima di aver incontrato un misterioso personaggio che gli comunica il tempo rimanente prima della fine del mondo, lasciandogli come promemoria una serie di numeri sul braccio: “28:06:42:12” (28 giorni, 6 ore, 42 minuti e 12 secondi). Grazie a questo episodio inspiegabile riesce a evitare la morte, un motore d’aereo precipita infatti proprio nella sua camera mentre lui non c’è.

frank coniglio donnie darko

Da quel momento la vita di Donnie viene sconvolta da una serie di inspiegabili coincidenze intrecciate fra loro, dietro le quali sembra celarsi proprio lo strano personaggio, un uomo con un costume da coniglio gigante di nome Frank (James Duval) che, dopo aver salvato la vita al ragazzo, lo indirizza verso un percorso che appare già prestabilito, e che metterà sempre più a dura prova la sua psiche già labile accentuandone la dissociazione cognitiva. A tutto ciò si aggiunge la figura di “Nonna Morte”, alias Roberta Sparrow, ex suora e insegnante di scienze, con il suo libro sui viaggi nel tempo

LA MASCHERA

Maschera di Frank Donnie Darko

Il travestimento di Frank è di grande impatto, partendo dal costume decisamente mediocre, quasi scadente, in netto contrasto con i dettagli precisi e definiti della maschera. Il coniglio antropomorfo, dall’aspetto demoniaco, si rivela sin da subito una presenza oscura, malvagia. Il volto e le orecchie appaiono quasi mummificati, la parte inferiore bloccata in una specie di sorriso al limite del grottesco, con i denti superiori in bella mostra. Insomma, Frank è ben distante dall’innocuo Bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie

COMMENTO

Scena cinema Donnie Darko

Donnie Darko riesce a toccare corde inaspettate, trattando trattando il tema della crescita verso la consapevolezza dell’età adulta attraverso la visione di un adolescente disadattato e per nulla in linea con il classico canone del ragazzo ben inserito, che vive la vita in un ambiente idealizzato e bigotto, fatto di cheerleader e primi baci sotto casa. Kelly riesce a far emergere dall’ombra le emozioni più intense e nascoste contro le quali i giovani si scontrano e con le quali si interfacciano ogni giorno, maturando la capacità di assimilare ed elaborare situazioni come il lutto, la perdita, la diversità, anche attraverso visioni oniriche e trascendentali. Negli anni sono stati tantissimi gli spettatori che hanno fornito diverse interpretazioni del film, e nonostante nessuna sia mai stata ufficializzata dalla produzione, i temi non si sono sprecati, passando dagli universi paralleli a teorie dal sapore più esoterico.

Donnie Darko scena finale morte

L’opera non è partita esattamente con il piede giusto, incassando molto di più con la seconda uscita al cinema rispetto che con la prima, ma questo non le ha impedito di diventare un cult e di essere inserita, nel 2008, al 53° posto nella lista dei 500 migliori film della Storia secondo la rivista Empire. Ma tornando ancora un attimo ai conigli, vi siete accorti che il film ne è pieno? Partendo dalla colonna sonora troviamo il brano The Killing Moon cantato da Echo & the Bunnymen, in una delle scene si vede poi una Volkswagen Rabbit, e per finire in casa di Donnie spicca prima una fotografia che lo ritrae vestito da coniglio, e successivamente una zucca di Halloween (nella versione director’s cut si vedrà che è stato Donnie a intagliarla) che ricorda la maschera di Frank.


BILLY / SAW – L’ENIGMISTA

Prendiamo il nostro piccolo triciclo rosso e pedaliamo fino al 2004, dove ci attendono James Wan e John Kramer. Che dire, speriamo che Jigsaw non voglia fare un gioco con noi.

RIASSUNTO

Saw enigmista Tobin Bell

Adam Faulkner (Leigh Whannell) e  Lawrence Gordon (Cary Elwes) si risvegliano incatenati in un bagno abbandonato. Tra i due un cadavere giace a terra con una pistola in una mano e un mangianastri nell’altra. I due uomini, complici varie audiocassette messe a loro disposizione, capiscono di essere i protagonisti di un sadico gioco probabilmente ideato dalla mente malata del serial killer Jigsaw, alias John Kramer (Tobin Bell). Adam viene chiamato a intervenire uccidendo Lawrence o a restare a guardare, morendo. A Lawrence, invece, una voce registrata comunica che, se non ucciderà Adam entro 6 ore, la sua famiglia morirà. Iniziano poi una serie di flashback in cui vengono mostrate le precedenti vittime di Jigsaw e dei due poliziotti, David Tapp (Danny Glover) e Steven Sing (Ken Leung), incaricati di indagare sul serial killer.

Saw enigmista ganascia

Chi li accomuna tutti è però una persona sola: Zep Hindle (Michael Emerson), che si scoprirà essere l’aiutante di Saw L’Enigmista, nonché assassino di Sing, e che ora tiene prigioniera la famiglia di Adam. I due uomini, ancora intrappolati, fingono di morire per riuscire a liberarsi, ma Zap li scopre. Dopo varie colluttazioni e inseguimenti, Zap uccide Tapp, ma muore per mano di Adam, mentre Gordon, ferito, scappa. A questo punto, il cadavere che si trovava nel bagno con Adam e Gordon si alza: è l’Enigmista, che voleva assistere al gioco in prima persona.

LA MASCHERA

Saw enigmista billy primo piano

L’enigmista in sé non ha una maschera fissa, l’unico suo travestimento è il mantello con cappuccio nero dall’interno rosso fuoco che indossa quando compare nei videomessaggi dei successivi film. Saw si avvale però di una sorta di alter-ego, Billy, che sembra essere un pupazzo da ventriloquo, vista la mandibola mobile. Tuttavia non parla mai e gli unici suoni che emette sono risate elettroniche pre-registrate. L’aspetto di Billy è peculiare, indossa infatti uno smoking nero con farfallino rosso e guanti bianchi, ma è il viso il vero punto focale, divenuto quasi il simbolo dell’intera saga. Il volto è dipinto di bianco, con spirali rosse disegnate sulle guance sporgenti e cornee nere dalla pupilla rossa; i capelli sono pochi, neri e disordinati. Si muove alla guida di un vecchio triciclo rosso, che si rivelerà un gioco d’infanzia appartenuto a John Kramer. Abbiamo poi un travestimento usato occasionalmente da John Kramer o dai suoi discepoli nelle sequenze in cui le vittime vengono rapite: una maschera da maiale con fattezze mostruose!

COMMENTO

Saw enigmista maschera da porco

Altra grandissima saga horror, Saw ha generato ben 8 pellicole dal 2004 al 2017. L’idea iniziale venne a Leigh Whannell, che in seguito a forti emicranie, si chiese cosa sarebbe successo se il medico gli avesse detto di avere solo pochi giorni di vita. Tutto ruota attorno alla storia del serial killer John Kramer, alias Saw, Jigsaw o l’Enigmista, malato di cancro allo stadio terminale, e dei suoi apprendisti, che tramite mortali trappole, vogliono far soffrire chi ha sprecato il dono della vita. Kramer si eleva così a giudice e giuria del suo stesso tribunale, ponendo le vittime di fronte alla scelta di dimostrare un pentimento per gli errori commessi, guadagnandosi il diritto di sopravvivere. Lo scopo è teoricamente nobile, ma nella realtà Jigsaw utilizza tutti gli strumenti possibili per mettere alla prova le vittime, che subiscono mutilazioni e dolori indicibili.

Billy pupazzo di Saw Enigmista

Nel corso degli anni, i capitoli della saga hanno aumentato le dosi di splatter, ma anche il livello (stupefacente) di qualità e difficoltà delle singole trappole, inventando marchingegni sempre più complessi e rompicapo al limite del patologico. Esistono curiose storie legate a questo film, come la disponibilità limitata di fondi per gli oggetti di scena, che ha costretto i registi a creare artigianalmente il pupazzo sul triciclo. Di ben altra natura i riferimenti a noti film horror del maestro Dario Argento: Billy è un omaggio alla marionetta del film Profondo Rosso (1975), mentre i guanti neri del killer richiamano uno dei marchi di fabbrica di Argento.


HANNIBAL LECTER / IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI

Eccoci al nostro ultimo must del genere horror, il mascherato non per eccellenza ma per… necessità: Sir Anthony Hopkins, alias Hannibal Lecter.

RIASSUNTO

silenzio innocenti hannibal primo piano

Un killer psicopatico soprannominato Buffalo Bill aggredisce e scuoia giovani ragazze. L’FBI chiede l’aiuto dello psichiatra nonché assassino cannibale Dr. Hannibal Lecter (Anthony Hopkins), detenuto in cella d’isolamento in un manicomio criminale, ma lui si rifiuta di collaborare. Per cercare di convincerlo, il Bureau decide di inviare l’aspirante agente Clarice Starling (Jodie Foster), sperando che la donna riesca a persuaderlo. La donna viene messa in guardia dal suo superiore e dal direttore del manicomio, Dott. Chilton (Anthony Heald), circa le sensazionali capacità mentali di Lecter, ma Clarice in cambio dell’aiuto di Hannibal accetta di sottoporsi a sedute di analisi.

Jodie Foster silenzio degli innocenti

Racconta così della sua infanzia tormentata dalla morte del padre e dagli strazianti belati degli agnelli destinati al macello, generando nello spietato dottore un sentimento di simpatia quasi paterno. Grazie agli incontri con Lecter, Clarice entra nella mente di Buffalo Bill e finalmente scopre la sua vera identità, ossia Jame Gumb (Ted Levine). Una volta scovato, Clarice lo fredda a colpi di pistola salvando l’ultima vittima. Lecter, grazie alla maggior libertà ricevuta in cambio dell’aiuto offerto, elude la sicurezza e scompare, salvo poi contattare Clarice da un telefono sicuro, guardando nel frattempo il Dott. Chilton scendere da un jet, pregustandosi la prossima cena…

LA MASCHERA

Silenzio innocenti maschera hannibal

La maschera di Hannibal Lecter ha richiesto un tempo più lungo del previsto, in quanto nessuna di quelle a disposizione sembrava adatta. La direzione ha quindi optato per la realizzazione da zero di una maschera nuova di zecca in vetroresina, che con le dovute lavorazioni ha mostrato somiglianze a un oggetto in cuoio o, ancora meglio, a vera pelle umana, in perfetto stile Lecter. Tale oggetto copre la metà inferiore del volto, avvolgendo la mandibola da sotto il mento fin sopra il naso, con delle piccole “sbarre” all’altezza della bocca.

COMMENTO

buffalo bill silenzio degli innocenti

Il silenzio degli innocenti, con i suoi primi piani angoscianti, il rapporto di attrazione e repulsione fra i protagonisti, l’incapacità di scindere il bene dal male e il profondo lavoro sulla psiche sia dell’eroina che dell’antagonista, si eleva allo status totalmente meritato di capolavoro. Demme riesce a far entrare lo spettatore in uno stato quasi catatonico, esclusivamente concentrato sull’evoluzione del rapporto fra Lecter e Clarice più che sull’effettiva cattura di Buffalo Bill. Hopkins riesce poi nell’incredibile impresa di unire con una simmetria sublime l’estrema violenza alla più distinta educazione. Il titolo originale dell’opera di Jonathan Demme del 1991 è The Silence of the Lambs, in riferimento alle strazianti esperienze di Clarice, tramutato poi in “innocenti” nell’adattamento italiano.

dottor Chilton silenzio degli innocenti

Anche in questo caso è presente il richiamo alla storia di Ed Gein, ma Anthony Hopkins, per la definizione del personaggio di Lecter, ha invece ascoltato gli interrogatori del pluriomicida Charles Manson. La pellicola è basata sul romanzo del 1988 dello scrittore Thomas Harris, il quale ha rivelato che il personaggio del Dott. Lecter fu ispirato da un vero dottore e omicida che egli ha incontrato in una prigione della città di Monterrey, Messico, nel 1960. Il dottore in questione uccise un giovane uomo, mutilando il suo corpo in molte parti e inserendole in una piccola scatola. Harris lo descrisse come un “basso, agile e pallido uomo con capelli rossi scuri”.


FILIPPO / LA MASCHERA DI FERRO

Nella nostra libreria è presente anche un altro romanzo, Il visconte di Bragelonne di Alexandre Dumas, che qualche anno dopo, più precisamente nel 1998, ha liberamente ispirato Randall Wallace per The Man in the Iron Mask.

RIASSUNTO

Maschera di ferro poster protagonisti moschettieri

Francia,1662. Al potere troviamo un bellicoso Luigi XIV (Leonardo DiCaprio), incurante della fame e della povertà del suo popolo, più impegnato a espandere i propri territori e a sedurre innumerevoli donne che a riportare la pace. I famosi moschettieri Aramis (Jeremy Irons), Athos (John Malkovich), e Portos (Gérard Depardieu) hanno intanto preso strade separate, lasciando solo D’Artagnan (Gabriel Byrne) a capo dei restanti soldati. Alla fazione reale si oppone un gruppo di gesuiti, che vogliono vedere morto il Re. Luigi XIV incarica quindi Aramis di scovare e uccidere il leader del gruppo,ma nel frattempo il sovrano si innamora di Christine Bellefort (Judith Godrèche), decidendo quindi di mandare il suo fidanzato al fronte. Il piano ha successo e il giovane muore. Athos, in preda alla collera, tenta di uccidere il re, ma viene fermato. Raduna quindi i moschettieri rivelando di essere lui stesso il leader dei gesuiti, e di avere un piano per deporre Luigi XIV. D’Artagnan, in nome del giuramento fatto, si rifiuta però di collaborare. I tre moschettieri decidono quindi di entrare in azione: in una fortezza remota liberano un misterioso prigioniero, il cui volto è coperto da una maschera di ferro. Un terribile segreto sta per essere svelato…

LA MASCHERA

Maschera di ferro filippo mascherato

Come si apprende durante il film, Leonardo DiCaprio riveste il doppio ruolo di Luigi VIX e di Filippo, il gemello “buono” del Re tenuto da sempre prigioniero e liberato dai moschettieri per sostituirsi al fratello tiranno. È proprio Filippo a indossare la famosa maschera cui prende il nome il film. La gabbia metallica racchiude totalmente il volto, con cinghie dello stesso materiale a garantirne la chiusura, lasciando scoperti solo occhi e bocca e rendendo impossibile stabilire chi vi sia imprigionato.

COMMENTO

Maschera di ferro luigi XIV

Tante sono le identità attribuite nel tempo all’uomo con la maschera di ferro, tanto che anche Voltaire vi si appassionò. Il filosofo, durante la sua prigionia presso la Bastiglia nel 1717, venne infatti a sapere da alcune guardie che anni prima vi era detenuto uno strano personaggio che portava sempre sul volto una maschera di velluto nero, assicurata da cinghie metalliche, soprannominato proprio “l’uomo con la maschera di ferro”. L’uomo poteva contare su grandi privilegi, dal cibo ai vestiti e agli strumenti musicali, ma allo stesso tempo doveva sottostare a regole durissime. Ad esempio non poteva parlare quasi con nessuno e non poteva togliere la maschera se non per mangiare e dormire, e mai in presenza di altri.

Maschera di ferro filippo smascherato

Visto il trattamento “di favore” riservatogli, si è pensato che questo strano individuo potesse custodire segreti importanti. Purtroppo non lo sapremo mai… ma tornando alla pellicola, non si può non provare un brivido quando il guscio di ferro svela finalmente il vero aspetto del ragazzo. I capelli a coprire il viso, quasi fossero una seconda maschera, lo sguardo impaurito ma speranzoso, i pochi e sporchi centimetri di pelle esposta in un netto contrasto con il colorito pallido del restante volto. I tre moschettieri, poi, danno una scossa all’intero girato, che mantiene un ritmo serrato. Sebbene il film non abbia riscosso alcun premio, una menzione speciale va però agli splendidi costumi d’epoca creati da James Acheson, e alle musiche di Nick Glennie Smith. Personalmente, il doppio DiCaprio regala un bis di emozioni, nonostante la candidatura ai Razzie Awards come peggior coppia di gemelli, riscuotendo infatti un notevole successo al botteghino (complice anche la partecipazione di Leo a Titanic l’anno precedente).


ERIK / IL FANTASMA DELL’OPERA

Restiamo per il momento in Francia, dove nel 1910 Gaston Leroux scrive Le Fantôme de l’Opéra, che verrà successivamente trasposto sia al cinema che a teatro.

RIASSUNTO

fantasma dell'opera webber

La storia ruota attorno alla figura misteriosa di Erik, brillante e geniale musicista dal volto sfigurato, che vive nascondendosi nei sotterranei de l’Opéra Garnier, il Teatro dell’opera di Parigi, spostandosi da un punto all’altro dell’edificio tramite le numerose botole e i labirintici cunicoli, che conosce perfettamente (viene infatti chiamato anche il signore delle botole). La maggior parte delle persone non sa della sua esistenza, credendo che il teatro sia infestato. Un giorno sente cantare Christine, giovane e inesperta soprano svedese, restandone subito impressionato. La sua si trasforma in una vera e propria ossessione, che lo spinge a rapire la ragazza.

fantasma opera 1962

Nonostante un atteggiamento aggressivo e maniacale, il soprano sembra provare affetto per Erik, in una sorta di sindrome di Stoccolma. Dopo alcuni giorni i due trovano un accordo che porta alla liberazione di Christine, ma la ragazza si rivolge a Raoul, suo spasimante, per scappare, senza accorgersi che Erik ha invece ascoltato tutta la conversazione. Seguono avvenimenti ricchi di tensione, durante i quali il fantasma dell’Opera minaccia di far esplodere tutto il teatro pur di riavere Christine. La ragazza accetta quindi di rimanere, accorgendosi di provare del sentimento per Erik. La tragedia termina con la morte del musicista, sepolto da Christine nel suo covo sotterraneo.

LA MASCHERA

fantasma dell'opera lon chaney

Nel romanzo di Leroux, Erik è descritto come “uno scheletro ambulante, senza naso, con occhi e guance infossati, la pelle color pergamena e solo pochi ciuffi di capelli neri sulla testa”. Lon Chaney è stato il primo Fantasma nell’Opera nel film del 1925 ed è il più somigliante alla descrizione del libro. È nei vari adattamenti che il personaggio viene invece dotato di una maschera, come la versione che lascia scoperta solo la bocca nel film del 1943 diretto da Arthur Lubin, o quella intera con un solo foro per l’occhio destro nella pellicola di Terence Fisher del 1962, fino alla maschera dai toni ovviamente più dark, a forma di teschio, indossata da Robert Englund (1989 – Dwight H. Little). Sicuramente la più famosa e iconica rimane quella che copre solo mezzo volto, per non limitare i movimenti dell’attore, utilizzata nel musical di Andrew Lloyd Webber nel 1986.

COMMENTO

Robert Englund fantasma dell'opera

Erik, nonostante il triste passato (intuibile dai dialoghi), viene spesso associato al Conte Dracula per la sua crudeltà e al mostro di Frankenstein per l’aspetto. Fino all’incontro con Christine, che sembra risvegliare in lui sentimenti profondi, legati all’amore mai conosciuto, Erik è crudele e avvolto da una spessa cortina d’ira e risentimento. Vive infatti da reietto, cercando di vendicarsi sul resto del mondo per la sua condizione infelice. La storia fra i due ragazzi ricorda vagamente quella de La bella e la bestia, riprendendo il tema controverso del rapporto fra vittima e carnefice, senza dimenticare la gentilezza e la capacità di superare le apparenze. Le chiavi di lettura sono varie e non sempre positive, in quanto Christine appare a volte più impietosita che realmente innamorata del povero Erik, rievocando il rapporto fra Esmeralda e Quasimodo (Il gobbo di Notre Dame). Il fantasma dell’opera rimane comunque un classico assolutamente da scoprire, in tutte le sue forme, riuscendo a unire mistero, genialità, malinconia, rabbia e amore.


V / V PER VENDETTA

Da un mascherato che vive in un covo, passiamo a un altro personaggio dal volto coperto che possiede un rifugio, in una sorta di ipotetico parallelismo… il numero 5 vi dice nulla?

RIASSUNTO

V per Vendetta costume

In una Gran Bretagna futuristica, il popolo è controllato da un regime dittatoriale e repressivo chiamato Norsefire (Fuoco Norreno), che tramite la paura controlla tutti i mezzi di comunicazione e perseguita oppositori politici e minoranze. Poco dopo, il sistema viene turbato dalle azioni di un misterioso uomo che si presenta solo con il nominativo di V e si cela dietro la sorridente maschera del cospiratore Guy Fawkes. V (Hugo Weaving) si scopre in seguito essere un uomo-cavia sopravvissuto agli esperimenti biologici effettuati in un campo di concentramento del regime, che gli sono costati evidenti ustioni su tutto il corpo. Il piano anarchico di V è quello di far esplodere il Parlamento, annientando il governo e riportando libertà.

Natalie Portman film V per vendetta

Incontra però Evey Hammond (Natalie Portman), una ragazza orfana che odia il regime totalitario quanto lui, e che diventerà sua complice nonché amante, che verrà da lui forgiata al fine di renderla più forte. I due iniziano quindi a punire gli uomini-simbolo di quello stesso regime ma, un anno dopo, a seguito di uno scontro a fuoco, V rimane gravemente ferito e muore fra le braccia di Evey. Ormai tutto il paese è in rivolta, e indossando la stessa maschera di Guy Fawkes di V, riesce a ribellarsi al potere. La ragazza porterà quindi a termine il progetto di V con il supporto di tutti, rendendo il suo mentore simbolo eterno di libertà e uguaglianza.

LA MASCHERA

V per vendetta maschera

La maschera indossata da V, come abbiamo detto, rappresenta il volto stilizzato di Guy Fawkes, il membro più noto della congiura delle polveri, che tentò di far esplodere la Camera dei Lord a Londra il 5 novembre 1605. È caratterizzata da uno sguardo sereno di sfida, baffetti all’insù e pizzetto appuntito.

COMMENTO

V per vendetta cancelliere

Sono presenti molti richiami al romanzo 1984 di George Orwell, dal costante controllo dei cittadini al futuro distopico schiavo di una dittatura ferrea, ma è anche nel protagonista anarchico, antagonista diretto del governo, che ritroviamo parecchie analogie. Nel nostro caso, però, la figura di V è decisamente più ambigua, non concedendo mai pienamente allo spettatore di capire se la sua rivolta sia dettata più dalla vendetta per quanto subìto o da una sincera volontà di riportare la democrazia. Al suo opposto troviamo Evey che, seppur intersecandosi perfettamente poi con la storia di V, è una ragazza inizialmente molto spaesata e impaurita.

Marcia finale V per vendetta

Viene solo successivamente plasmata e acculturata da V. V per Vendetta, diretto da James McTeigue nel 2006, si imprime così nella mente del pubblico, con un ritmo esplosivo pari alle detonazioni di V, incalzante e travolgente, ricco di ideali e con una voglia di rivalsa innegabile. Tutto viene messo ancora più in risalto dalla lettera “V”, 5 in numeri romani, disseminata dappertutto: sui muri, a terra, formata da cose e persone. Il regista, gli sceneggiatori e gli scenografi si sono infatti divertiti a riprodurla durante tutta la pellicola. C’è da ricordare però che il film è ispirato alla serie di fumetti V for Vendetta, pubblicata fra il 1982 e il 1985 dalla DC Comics e scritta da Alan Moore.


STANLEY IPKISS / THE MASK – DA ZERO A MITO

E sono proprio i fumetti a portarci verso il nostro prossimo obiettivo, che ha origine dalle menti di John Arcudi e Doug Mahnke nel 1989, ripreso poi nella pellicola di Chuck Russell del 1994.

RIASSUNTO

Jim Carrey soldi mask

Stanley Ipkiss (Jim Carrey), un bancario timido e impacciato, conosce un giorno Tina Carlyle (Cameron Diaz), avvenente nuova cliente, che in realtà sta studiando la banca per permettere al fidanzato, Dorian Tyrell (Peter Greene), di commettere una rapina. La sera stessa la ragazza invita fuori Stan, ma per un malinteso l’uomo non riesce a entrare nel locale. Tornando a casa nota un’antica maschera che galleggia nelle acque del fiume sottostante. Indossato per caso lo strano manufatto, Stan si trasforma in un bizzarro personaggio cartoonesco dalla faccia verde, una mente disturbata, e numerosi poteri che violano qualunque legge della fisica e della realtà, denominato The Mask. Grazie al coraggio infuso dalla maschera, decide di rapinare la banca dove lavora per cercare di conquistare Tina.

Cameron diaz attrice the mask

Viene però sorpreso dal gruppo di gangster capitanati da Dorian, riuscendo a scappare dopo uno scontro a fuoco. Il giorno successivo Stanley scopre che la maschera contiene l’anima di Loki, Dio norreno delle malefatte, che prende vita però solo di notte. Tina e The Mask decidono quindi di incontrarsi quella sera, ma Stan cade nella trappola di Dorian, che gli ruba la maschera e lo consegna alla polizia. Stanley riesce però a evadere e, tornato in possesso del manufatto, uccide Dorian. Stan e Tina decidono così di gettare la maschera nel fiume e godersi il loro nuovo amore.

LA MASCHERA

the mask maschera legno

La maschera, come le sue varianti, è un artefatto sovrannaturale circondato da oscurità e mistero. Nessuno sa chi l’abbia creata o perché esista. Nei fumetti originali, la maschera non ordinaria, fatta di giada, è stata apparentemente costruita in un passato sconosciuto, in un momento sconosciuto, da una tribù sconosciuta originaria dell’Africa sconosciuta. Nel film, la maschera è stata creata tra la fine del IV secolo d.C. e l’inizio del V secolo d.C. da Loki, il dio nordico del fuoco e della malizia, in legno. Nella serie animata, invece, la maschera è stata presumibilmente creata intorno al XI secolo nelle terre nordiche dell’Europa da Attila.

COMMENTO

Stanley Ipkiss the mask scena

Il personaggio di The Mask è apparso per la prima volta in una serie a fumetti pubblicata nel 1989, all’interno di una testata Dark Horse. Nelle tavole del fumetto, però, il protagonista è descritto come un paranoico depresso, per cui una volta indossata la maschera si trasforma in un criminale violento, spietato e particolarmente sadico, ben distante dall’irresistibile Jim Carrey. Il film si presenta più come una rivisitazione romanzata e addolcita del fumetto originale, prendendosi numerose libertà creative e narrative, e calcando la mano sulle capacità comiche di Carrey, sicuramente vincenti. La doppia esistenza di Ipkiss ricorda particolarmente quella di Dottor Jekyll e Mr. Hyde, con un insicuro e introverso Stanley da un lato, e il folle e sfacciato The Mask dall’altro.

The mask jim carrey lingua

Le due personalità riescono a coesistere nonostante i dubbi morali di Stan, portando però a una evoluzione positiva del povero bancario anche in assenza della maschera. Fondamentale è Jim Carrey, che con la sua “faccia di gomma” e l’incredibile mimica espressiva riesce nel difficile compito di estremizzare ogni singola sensazione e reazione, dando vita a un cult anni ’90 che difficilmente potrà venire dimenticato, innalzandosi a idolo di ogni adolescente un po’ timido, che almeno una volta nella vita avrebbe voluto una maschera per sentirsi meno Stanley e più… sfumeggiante! Già, la celebre espressione soddisfatta di The Mask non è “spumeggiante”, ma “sfumeggiante”, coerente traduzione della battuta originale Smokin’!


GREEN GOBLIN / SPIDER-MAN

I fumetti e il colore verde non sono legati solo dallo schizofrenico The Mask. C’è infatti un altro folle personaggio che ci accompagna, nato questa volta dall’immenso maestro Stan Lee e dai disegni di Steve Ditko, antagonista per eccellenza di Spider-Man.

RIASSUNTO

Goblin spiderman aliante armatura

Norman Osborn, fondatore e presidente della società chimica Oscorp Industries, megalomane stacanovista dall’infanzia assai turbolenta, pur di rispettare i termini concordati con l’esercito, decide di sottoporsi all’Incrementatore di prestazioni, un gas che aumenta le capacità fisiche, ma ancora in fase sperimentale. L’esito del test è drammatico. A causa di una anomalia, il siero potenzia la fisicità di Norman, ma lo fa impazzire, facendogli uccidere il suo assistente. Norman decide così di crearsi un alter ego, il Green Goblin, dotato di un’armatura verde e di una maschera dai lineamenti da folletto, armato di un razzo aliante sviluppato nei suoi laboratori. Quando il consiglio della Oscorp decide di estrometterlo dalla sua stessa azienda, Norman libera il suo lato più oscuro e malvagio, bombardando il palco sul quale i colleghi sono riuniti per una festa. In quell’occasione si scontra per la prima volta con Spider-Man, che nel frattempo si è deciso a utilizzare i suoi poteri per combattere il crimine, e che sembra essere l’unico in grado di fermarlo. Goblin vede però in Spider-Man un possibile alleato, e lo invita più volte a schierarsi dalla sua parte per tenere in pugno l’intera città, ma l’eroe rifiuta.

LA MASCHERA

Norman osborn goblin maschera

La maschera del Green Goblin, stando al film del 2002 di Sam Raimi, è corazzata, provvista di occhi gialli, ed una bocca dentata paralizzata in un sorriso maligno. Nel fumetto, invece, è di gomma, con un filtro antigas incorporato per tenere Osborn al sicuro dalle sue stesse armi.

COMMENTO

Norman Osborn Willem Dafoe

Sebbene nella maggior parte dei film si faccia uso di stunt per proteggere gli attori, durante la produzione di Spider-Man Dafoe diffidò qualsiasi stunt dall’indossare il costume di Green Goblin. Essendo necessario un coerente e aumentato linguaggio del corpo per impersonare qualcuno con il volto coperto, l’attore volle “interpretare Goblin il più fisicamente possibile”, decidendo di eseguire le acrobazie e sopportando mezz’ora giornaliera di trattamento per entrare nel costume da 580 pezzi… prendiamoci un momento per apprezzare Willem Dafoe che interpreta Green Goblin. Seriamente. La triste storia di Norman Osborn viene spiegata con maestria nei volumi dei primi anni ’90, dall’infanzia segnata da un padre alcolista e dalla povertà, alla morte della moglie avvenuta solo un anno dopo aver dato alla luce il loro primo figlio, Harry. La personalità dissociata di Norman ha quindi radici profonde e lontane, che solo il Goblin è riuscito a sradicare, portando all’estremo la mente provata di Osborn. Per proseguire con la nostra tesi del “tutto è collegato”, la Columbia Pictures e Raimi scelsero inizialmente Jim Carrey per il ruolo del villain, ma l’attore rifiutò.


BANE / SAGA DI BATMAN

Se Norman diventa Goblin grazie al siero, anche un altro antieroe è riuscito ad acquisire poteri sovrannaturali grazie a uno steroide chiamato Venom… il suo vero nome è Dorrance, ma per tutti è e sarà sempre Bane.

RIASSUNTO

Bane fumetti DC

Nel fumetto creato da Chuck Dixon (testi) e Graham Nolan (disegni) all’inizio degli anni ’90 viene descritta la nascita di Bane, alias Dorrance. Figlio di un evaso, viene condannato a scontare la pena del padre nel carcere di massima sicurezza Peña Duro, dove viene sottoposto a innumerevoli torture e dolorosi esperimenti con il Venom, che aumenta esponenzialmente le facoltà fisiche. Bane si trasforma quindi in uno psicopatico pluriomicida ma dalla spiccata intelligenza, riuscendo a evadere e a raggiungere Gotham City con l’intento di conquistarla.

Bane Tom Hardy Dark Knight Rises film

Tutto ciò lo porta inevitabilmente a scontrarsi con Batman, del quale scopre la vera identità. Bane organizza una maxi-evasione dal carcere della città, provocando la fuga di criminali pericolosi, fra cui Joker e lo Spaventapasseri. Batman riesce a tenere testa a tutti, ma tornando esausto alla Batcaverna trova proprio Bane ad aspettarlo. Ha inizio una lotta dalla quale Batman esce sconfitto e con la schiena lesionata. Bane prende quindi il controllo di una Gotham invasa dalla comunità criminale. Batman riesce però successivamente a battere Bane, munendosi di un nuovo costume corazzato e un equipaggiamento letale, privando l’avversario del Venom dal quale era ormai dipendente.

LA MASCHERA

Poison Ivy e Bane in Batman & Robin

Nel film del 1997 Batman & Robin, diretto da Joel Schumacher, Bane esordisce sul grande schermo interpretato dal wrestler Robert Swenson, indossando una maschera simile a quella dei lottatori messicani, con un intrico di tubi sulla parte posteriore della testa che gli permettono di continuare a “nutrirsi” di Venom, in perfetta linea con quando descritto nel fumetto. Diversamente dagli albi della DC Comics, qui Bane viene rappresentato come un essere brutale, ma scarsamente intelligente e con notevoli difficoltà espressive, ignorando le sue origini e il suo reale carattere, contribuendo all’insuccesso del film nonostante una bellissima Poison Ivy interpretata da Uma Thurman. Ne Il cavaliere oscuro – il ritorno di Christoper Nolan (2012), viene invece scelto Tom Hardy, riportando in auge la vera personalità di Bane. Ci viene presentato uomo dotato di grande intelligenza e di abilità tattica. Viene però diversificato l’aspetto, dando al personaggio di Hardy una impostazione più “militaresca”. L’uomo è infatti calvo, indossa abiti di stampo marziale, e una maschera elettronica simile a una museruola, che dispensa un potente anestetico in modo da rendere sopportabile il dolore causato da vecchie ferite.

COMMENTO

Tom Hardy Bane cavaliere oscuro il ritorno film

Bane è uno dei supervillain più pericolosi di tutto l’universo DC, essendo in grado di sconfiggere in combattimento Batman, mandandolo sulla sedia a rotelle per un lungo periodo. La sua psiche viene indagata decisamente meglio nelle strisce disegnate che nelle pellicole, anche se il lavoro effettuato dai registi e dagli sceneggiatori nella ricerca di attori ed escamotage atti a rendere questo personaggio imponente è notevole. La fisicità diventa quindi un fattore determinante anche per chi, di volta in volta, lo deve interpretare. Tom Hardy ha infatti dovuto mettere ben 15 kg per risultare credibile! La costumista Lindy Hemming ha di conseguenza combinato i moderni equipaggiamenti militari a materiali oggi in disuso, come il cuoio, per conferirgli l’aspetto tipico di chi è sempre pronto a combattere. Ma il caro Tom non ha ancora finito di stupirci, infatti durante una scena di lotta girata a Wall Street, le cose si sono fatte piuttosto confuse. Non riuscendo a distinguere attori e poliziotti reali, ha per sbaglio duellato con un poliziotto che pattugliava la zona, rendendosi conto solo dopo dell’errore.


BRUCE WAYNE / SAGA DI BATMAN

“Parli del pipistrello e spuntano le… ali”. Pari ai suoi spettacolari antagonisti, anche Batman ha un costume di tutto rispetto, con la sua iconica bat-maschera.

RIASSUNTO

Batman supereroe fumetti DC

Batman è l’identità segreta di Bruce Thomas Patrick Wayne, ricchissimo uomo d’affari che, dopo aver assistito da bambino all’assassinio dei propri genitori da parte di un ladro, decide di dedicare la propria esistenza alla lotta contro il crimine e i mali della società, indossando un costume da pipistrello per incutere timore agli avversari. Teatro della maggior parte delle sue avventure è Gotham City, la cui popolazione è totalmente ignara della vera identità del supereroe. Contro di lui si schiera una enorme quantità di antagonisti, come lo psicopatico Joker, la sinuosa Catwoman o il perverso Pinguino (solo per citarne alcuni).

LA MASCHERA

Batman fumetti uomo pipistrello vecchio costume

Non che ci sia bisogno di presentazioni, però proviamo a ripercorrere l’inizio, la creazione, di questo costume inconfondibile. Nel 1939 Bob Kane pensò a un supereroe dal costume simile a quello di Superman: “collant rossastri, stivali, niente guanti, con una piccola maschera e dotato di due ali rigide che spuntavano, come ali di pipistrello”. Proprio quest’ultimo particolare, le ali di pipistrello, deriva da uno schizzo di Leonardo Da Vinci del dispositivo volante soprannominato ornitottero. Bill Finger allora suggerì di sostituire la maschera con un cappuccio, e dotarlo di un mantello invece che di ali. Consigliò anche di rimuovere le sezioni rosse dal costume originale e di introdurre il nome Bruce Wayne.

Batman armatura Christian Bale

Nel tempo sia la maschera che il costume in genere hanno subìto modifiche e adattamenti, come la corazza per lo scontro con Bane nel fumetto del 1993, passando per Batman Forever, con i capezzoli di Val Kilmer in bella vista, fino a Il cavaliere oscuro diretto da Nolan nel 2008. Per aumentare la presenza scenica del suo Batman, incarnato da Christian Bale, il regista ha cercato di rendere gli occhi del supereroe più luminosi in contrasto con il costume scuro.

COMMENTO

Batman Ben Affleck zack snyder

Nei fumetti si presenta come il personaggio più dark della DC Comics, ideato da Bob Kane e Bill Finger. La complessità di Batman sta nell’essere un uomo normale, senza superpoteri (a differenza dei suoi colleghi), che è riuscito a conquistare intere generazioni grazie ai difetti e alle debolezze che lo rappresentano, ma che allo stesso tempo lo spronano a essere migliore, in nome di un fine più alto. Dopo un leggero e prematuro calo di interesse nei confronti di questo personaggio, Nolan riesce a farlo risorgere, affidando il ruolo a un profondissimo Christian Bale, circondato da una realtà fin troppo cruda, priva della componente fantasy dei precedenti film e fumetti. La criminalità imperversa e solo “The Bat-Man” può riportare l’ordine. Di base, dietro la facciata del miliardario, sempre circondato da bellissime donne, aiutato dal fido maggiordomo Alfred Pennyworth (e dal giovane assistente Robin), Bruce rimane un uomo profondamente buono e altruista, seppur segnato dalla tragica morte dei genitori.


ESCLUSI ECCELLENTI

Non esiste lista che riesca a contenere tutti gli aspetti di uno stesso argomento, pertanto vogliamo ricordare brevemente altri personaggi mascherati, presi dal mondo del cinema e non, che non hanno trovato spazio in questa analisi:

CINEMATOGRAFIA

Maschera di Zorro Antonio Banderas

  • Motel Hell (Kevin Connor – 1980) – testa di maiale;
  • Zorro (Duccio Tessari – 1975 / Martin Campbell – 1998) – la famosa fascia;
  • Cabal – Nightbreed (Clive Barker – 1990) – il volto fasciato con bottoni per occhi di Decker;
  • Point Break (Kathryn Bigelow – 1991) – le maschere dei quattro ex presidenti USA;
  • Eyes Wide Shut (Stanley Kubrick – 1999) – le eleganti maschere dei festini fetish;
  • The Strangers (Bryan Bertino – 2008) – tre individui, due bambole e uno spaventapasseri;
  • Le colline sanguinano (Dave Parker – 2009) – Babyface, con la maschera da bambolotto;
  • Watchmen (Zack Snyder – 2009) – con i suoi supereroi;
  • The Purge – Anarchy (James DeMonaco – 2014) – la maschera con la scritta “GOD”;
  • James Bond – Spectre (Sam Mendes – 2015) – il teschio in stile Dìas de los Muertos;
  • Brazil (Terry Gilliam – 2015) – le maschere da bambino dei torturatori;
  • Haunt – La casa del terrore (Scott Beck / Bryan Woods – 2019) – i terrificanti pagliacci.

SERIE TV

Casa de Papel protagonisti serie netflix

  • La Casa de Papel (Álex Pina – 2017) – il faccione di Dalì;
  • Watchmen (Damon Lindelof – 2019) – la maschera di Rorschach;
  • Scream 3 (2019) – con il reboot della maschera originaria.

MUSICA

Deadmau5 dj music producer maschera

  • Crimson Glory (1984) – con costumi in gommapiuma dalle fattezze fantasy-barbariche;
  • Tre Allegri Ragazzi Morti (1994 – in attività) con la semi-maschera teschio creata da Toffolo;
  • Slipknot (1995 – in attività) – con maschere dalle ispirazioni horror e vagamente blasfeme;
  • Buckethead (Brian Patrick Carroll) – indossa una maschera neutra e un secchiello KFC in testa;
  • deadmau5 (Joel Thomas Zimmerman) – indossa una maschera da topo con vari colori.

CONCLUSIONE

Maschere del teatro Noh giapponese
Le peculiari maschere del teatro Noh giapponese.

Eccoci quindi giunti al termine della nostra avventura. La tematica lascia sicuramente spazio a considerazioni più vaste, connotate da un forte significato psicanalitico, proprio per la connessione importante fra quello che si vuole nascondere sotto la maschera, e quello che si vuole invece mostrare attraverso di essa, che sia fisica o metaforica. Nel Cinema questa possibilità di mostrare uno o più lati della propria personalità, a seconda del ruolo che ci si trova a interpretare, è stata scandagliata e sviscerata da (quasi) tutti i punti di vista possibili, celando l’identità di un supereroe più riservato nella vita di tutti i giorni, o il vero volto del serial killer che è riuscito a mietere centinaia di vittime senza mai essere scoperto, fino a impregnare la maschera di poteri sovrannaturali che, in una sorta di possessione, invadono totalmente il vero io di chi la indossa.

Joker Arthur Fleck Todd Phillips

Il personaggio si trova quindi diviso metaforicamente fra il suo “io vero“, la persona che è tutti i giorni, e quella che deve pubblicamente far apparire per necessità, venendo trascinato in un conflitto mentale dal quale non è semplice, a volte addirittura impossibile, uscire se non dopo l’annullamento di una delle due identità. Re incontrastato di questa condizione psicologica è sicuramente il Joker, interpretato da uno strabiliante Joaquin Phoenix (diretto da Todd Phillips nel 2019), che deve necessariamente mostrarsi sorridente e allegro “indossando” il trucco da pagliaccio per lavoro, risultando ben diverso dall’alienato e depresso Arthur Fleck della vita comune. Raggiunge il punto di rottura quando, proprio attraverso quel trucco che normalmente lo nasconde, si sente finalmente riconosciuto dalla società. Arriva perciò a utilizzare il make-up come arma per trasformarsi in un pluriomicida mitomane, in una versione estremizzata del suo personaggio lavorativo.

Luigi Pirandello foto dello scrittore

In psicologia “indossare una maschera” è una metafora utilizzata per distinguere i vari atteggiamenti nelle diverse situazioni della vita quotidiana, ma che fondamentalmente sono l’essenza comune di tutti i ruoli che volenti o nolenti interpretiamo. Come abbiamo detto all’inizio, Pirandello nel 1926 scriveva Uno, nessuno e centomila, e attraverso la storia di Moscarda poneva il lettore di fronte alla consapevolezza che siamo fisicamente uno, ma allo stesso tempo nessuno e centomila, in relazione ogni singolo paio di occhi estranei che ci guarda. La nostra realtà non è oggettiva, ma estremamente relativa. Ai giorni nostri, Pirandello si sarebbe probabilmente ritrovato a scrivere dello stesso tema, ispirandosi però alle metaforiche maschere che ognuno di noi utilizza, in maniera più o meno intensiva, attraverso i social, in una sorta di Uno, nessuno e centomila account.

Doctor Lecter bicchiere di Chianti

In un momento storico così particolare, dove la mascher(in)a è assolutamente obbligatoria, ci sentiamo in dovere di fare qualche ultima raccomandazione: a meno che non siate un supereroe, l’idea di celarvi dietro una identità fittizia risulta un po’ inquietante. Non accettate mai un siero del quale non conoscete l’origine, non raccogliete oggetti sconosciuti, non seguite mai bambini che sembrano usciti da Jeepers Creepers e, soprattutto, se un distinto dottore vi accoglie con un buon Chianti e un piatto di fave… scappate!

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