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PERSONAL SHOPPER: L’indipendente Ghost Story

di Matteo Berta

Dopo il coming-out della Stwart, sembra che tutti i suoi personaggi si siano adeguati di conseguenza, siamo ben lontani dalla femminile Bella Swan (forse più vicini alla versione monster di Breaking Dawn, qui ne parliamo).

In Clouds of Sils Maria interpretava una scazzata assistente di un’attrice qui invece interpreta una scazzatissima assitente shopper di una VIP. La sua voluta o meno performance assente calza a pennello in una drammatica e insolita storia di fantasmi.

La Stewart interpreta una personal shopper che “coltiva l’hobby” dello spiritismo infatti lei stessa si definisce come medium. Sembra che i suoi rapporti sociali siano più efficaci con gli spiriti che con le persone umane e il suo forte desiderio di avere un contatto con il fratello gemello deceduto, la porta a “sopravvivere” nel lavoro e vivere nei veri momenti di ricerca di “segni-oltre”.

La Stewart ci appare come se fosse costantemente sotto Lexotan e la storia procede a fatica, proprio come la sua protagonista. Le atmosfere sono abbastanza suggestive, non grazie alla musica (praticamente inesistente) ne agli effetti speciali pacchiani, ma per via della regia intenta a raccontarci i turbamenti della protagonista non direttamente dal suo punto di vista, ma come spettatori abbastanza distaccati, ma presenti emotivamente.

Questo film funziona perché gioca sulle assenze: dal punto di vista recitativo fino a quello narrativo, ti trasmette il messaggio voluto senza strafare e senza spiegoni, se hai voglia di capire bene, altrimenti non c’è problema, proprio come la grande metaforona rappresentativa dell’intero lavoro: noi cerchiamo dei segni che ci confermino i nostri obbiettivi e le nostre fedi, ma spesso non siamo in grado di recepirli perché non siamo pronti o semplicemente non ce ne accorgiamo.

Personal shopper

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