PAN

PAN.

Recensione No Spoiler di Matteo Berta.

I bambini protagonisti mi infastidiscono, perché spesso la scelta ricade sul bel visino irritante, nulla di più lontano dall’assomigliare ad un bambino vero, ovviamente esistono eccezioni, primo su tutti l’enfant prodige che si è perduto Haley Joel Osment (soprattutto nel ruolo per A.I) o Henry Thomas che interpreta Eliot in E.T e piacevole sorpresa Levi Miller per il ruolo di Peter in questo non fantasmagorico “Pan”.

Rivisitazione interessante in un universo alternativo ai soliti racconti sul bambino che non voleva più di tanto incontrare l’adolescenza. Un flop abbastanza rilevante al botteghino che si rivela non così pretenzioso come si poteva immaginare, rimanendo onesto con se stesso nel raccontarsi come un film d’avventura non così divertente ma condito con elementi di tutto rispetto. Partendo proprio dal cast, troviamo elementi di livello come un ottimo Jackman che, smaltito il dopo sbornia testosteronico alla Wolverine, si rimette a canticchiare con leggerezza (forse nostalgico del Jean Valjean o forse per via del fatto che si faccia continuamente di polvere di fate) e una fresca Rooney Mara che incarna il classico aiutante da favole dell’eroe e una comparsata di Amanda Seyfried.

Una pellicola sincera che riduce le complicazioni all’osso, circoscrivendo i vezzi e le elaborazioni di livello superiore all’aspetto descrittivo (straordinaria l’elaborazione grafica del racconto “nato dal legno”), mentre in quello narrativo, cerca solamente di raccontare la storia di un bambino che vuole ritrovare sua madre. Inoltre c’è anche una piccola sequenza “monster” con l’aggiunta di una buona dose di Cara Delevigne decisamente da non buttare alle ortiche.

Un discorso interessante è da fare in relazione alla colonna sonora. Se per ogni storia riguardante Peter Pan, abbiamo avuto qualcosa di buono, dal capolavoro di Williams per Hook, al buon lavoro di Howard per Peter Pan fino ad arrivare al bel ricordo di Kackzmarek per Neverland, nemmeno in questo caso ci imbattiamo in una brutta score. Contando che John Powell abbia avuto una decina di giorni per comporla, per via del rifiuto della score di Marianelli (definita troppo europea dai produttori) possiamo proprio considerarlo un lavoro riuscito, dove spicca un bel tema principale (un po’ spremuto in tutte le salse) e un buon accompagnamento per tutte le sequenze attraverso i graditi ritmi e le sonorità (soprattutto in campo di percussione) marchio di fabbrica di Powell.

Pan – Viaggio Sull’Isola Che Non C’E’

 

 

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