X-FILES: MULDER AND SCULLY MEET THE WERE-MONSTER

X-Files: Mulder and Scully Meet the Were-Monster

Recensione Spoiler di Matteo Berta.

Le premesse ci sono proprio tutte, dalla vittima nel prologo, una notte di luna piena e un racconto che parla della sua leggenda, tutto mischiato nel pentolone dei ragazzacci dell’X-Files. Le puntate “monster” sono sempre state le mie preferite della serie e non solo perché sono un amante patologico dei mostri dell’era moderna e contemporanea, ma perché in qualche modo si slegavano da quella serialità che più di tanto non riusciva a pigliarmi, per quanto riguarda questa determinata serie.

“E’ più facile credere che i mostri siano la fuori piuttosto che qui dentro (indicandosi il petto)

Questa frase pronunciata dall’anziano narratore della leggenda (un presunto psicanalista sclerotico) è forse una delle più emblematiche pronunciate in un film di mostri. In questo episodio viene riportato alla luce il dibattito sul cosa possa essere più significativo in una storia di mostri tra la paura del mostro o la paura di esserlo o di assomigliargli?

Nonostante ci siano tutte le premesse e si citi in molte occasioni alcune delle storie più famose in campo cinematografico e non, il ritmo abbastanza blando e l’aria sarcastica e irriverente che aleggia in tutta la narrazione, non permettono una totale “materializzazione” del vero mostro che si sperava di vedere.

Poi tutto degenera e si viene risucchiati in un vortice di assurdità e sviluppi narrativi ironici che sembrano voler raccontare non altro che una parodia di una storia monster, o forse si mascherano di questi elementi per lasciar trasparire l’altro, il sotto testo sembra voler diventare protagonista.

Nel finale ritorna il leitmotiv che caratterizza il conflitto interiore di Mulder in questa miniserie, ovvero il fatto che ci sia ancora la possibilità (o la necessità) di riuscire a credere (I still want to belive).

 

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