VICTOR FRANKENSTEIN
Recensione abbastanza spoiler, ma non troppo, di Matteo Berta
Parliamo di pensieri in libertà, di spiegoni a volontà, capisco l’intrattenimento, ma a volte l’aiutino non è così necessario. Victor Frankenstein è rappresentativo per tutti quei reboot che invece di dare nuova linfa, annacquano il minestrone. Questa storia è stata usata, storpiata, modernizzata e violentata troppe volte e anche un tentativo di ritornare alle origini risulta non necessario e rischia di appesantire nuovamente l’immaginario su questa affascinante storia.
Eppure mi stavi anche partendo bene: la prima frase della VO di Igor del film dice:
Il mondo si ricorda il mostro, ma a volte se osservate bene, l’uomo è il mostro…
Certo che mi fai felice se riassumi il concetto chiave della mia tesi universitaria, ma non è che ci credi più di tanto visto il proseguo del film.
Oltre alle premesse sbagliate, uno dei grandi problemi di questa pellicola è senza dubbio la performance di D.Radcliffe, constatato che sia un pessimo attore (le giustificazioni sulla sua brutta recitazione da attribuire all’immaginario iconico acui non riesce a slegarsi oramai sono solo fumo), con la sua interpretazione classica sopra le righe, rischia di umanizzare troppo un Igor che, almeno inizialmente doveva sembrare tutt’altro che un uomo. Anche McAvoy non è che fa tanto meglio, sembra voler dimostrare al pubblico qualcosa in cui non crede nemmeno lui risultando un personaggio non affezionabile, ma strano.
La comparsata intrigante è quella di Charles Dance, in una scena di un minutino si mostra come il padre severo di Victor, ma per noi intrippati di mostri ci fa pensare al suo ruolo in Dracula Untold (creatura che permette la nascita di Dracula come vampiro). Parliamo di possibile crossover (è nei progetti della Universal) o di semplice poca fantasia del responsabile del casting?
Craig Armstrong alla colonna sonora ci propone una musica tanto desiderosa di farsi sentire, ma poco incisiva, anche se commenta le sequenze con eleganza.
Alla fine dei giochi ciò che rimane in testa sono un paio di cosette, un paio di mostri. La narrazione prevedibile si arresta con la nascita (o rinascita) del primo mostro (o mostro beta). Inaspettata rappresentazione di una creatura che difficilmente si sarebbe potuta immaginare in una pellicola del genere (un prodotto poco coraggioso per un mostro simile). Per quanto riguarda il secondo mostro, abbastanza scontato, nulla di particolarmente eclatante, simile al Prometeo di Prometheus (non voglio aprire nessuna parentesi su quel film, tranquilli) di R.Scott.
Film non richiesto, con attori di basso livello in una storia consumata con due mostri interessanti.
Già disponibile in home video in patria, in Italia in uscita nelle sale ad aprile.