UN BREVE SALUTO A BUD SPENCER
di Alessandro Sivieri
Cerco di non scrivere cose stucchevoli, anche perché immagino che non ti piacerebbero, ma quando uno cresce guardandoti in televisione tra fagiolate e cazzotti non è molto facile distaccarsi. Mi piegavo in due dal ridere quando stendevi il prepotente di turno con un pugno a martello di quelli atomici: la tua (e quella del tuo altrettanto celebre socio Terence Hill) era una non-violenza innocente e surreale; in poche parole erano botte. Per non parlare di quando trollavi l’avversario a braccio di ferro, o delle tue prove nel coro dei pompieri. Eri figo perché hai scelto il tuo pseudonimo in base alla tua birra preferita (infatti il tuo vero nome era l’italianissimo Carlo Pedersoli). E restando in tema, mi veniva una fame boia quando assistevo alle vostre abbuffate di salsicce, bistecconi e aragoste intere: più fame di quando mi sparavo la scena del banchetto immaginario in Hook di Spielberg (e credimi, è un complimento bello grosso). Mi piacevi perché a interpretare il colosso burbero ma altruista ti divertivi un casino, e si vedeva. Il tuo umorismo e tua mimica erano semplici ma nient’affatto banali, un po’ come i valori che portavi sullo schermo: il senso di giustizia, la protezione dei più deboli, qualche piccola incazzatura senza esagerare. Forse il problema è proprio questa tua purezza, perché il mondo di oggi è davvero ambiguo e meschino, e invidio la facilità con la quale riuscivi a distinguere il bene dal male, trovando e riempiendo di mazzate il cattivo di turno. Te ne sei andato proprio nel momento del bisogno, quando gli sfruttatori e i politicanti meriterebbero una ripassata (con tanto di effetti sonori). La tua forza (non solo fisica) è già un’utopia, forse lo è sempre stata, però diverte ancora senza stancare. Spero che tutti ti ricordino per quello eri: un atleta e un attore con i controcazzi. Altrimenti questa volta mi arrabbio io.