Game of Thrones – Benioff&Weiss hanno passato la maturità?
di Cristiano Bolla.
Quelle che seguono sono alcune considerazioni a caldo sulla sesta stagione del Trono di Spade, quindi se non avete ancora finito di vederla questo è il vostro invalicabile confine, la vostra personale Barriera: è lo SPOILER ALERT di tutti gli SPOILER ALERT. Lo scrivo una terza volta, non sia mai che non si capisse: SPOILER ALERT.
Vediamo di fare due tipi di discorsi diversi: uno da lettore che segue anche la serie non mancando di storcere il naso di quando in quando; l’altro da semplice appassionato della serie creata da David Benioff e D.B Weiss, giunta appunto alla sesta stagione, quella che ha ufficialmente superato l’arco temporale dei libri dell’Eternamente Lento George R.R. Martin.
Da lettore, per esempio, aspettavo questa stagione apposta per capire quanto D&D, come vengono chiamati gli autori, fossero davvero in grado di gestire il materiale narrativo preso in dote da Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Armato di spingarda caricata a sale grosso, li ho attesi sull’uscio di casa pronto a sparargli in faccia al minimo sgarro (ricordate che sono calato nei panni del lettore aficionados). E, di motivi per rincorrerli per tutto il Westeros al grido di “Morte ai traditori”, ce ne sono parecchi ma tutto sommato non molti. La gestione del roaster è stata a tratti molto deficitaria, lacunosa, lo scollamento dalla tetta di Martin (oddio, che immagine orrenda…) si è sentito soprattutto in alcuni personaggi come Arya o la linea di Dorne. Imbarazzantamente confusa la prima, pietosamente sbrigativa e dimenticata la seconda. Il peggio di questa stagione sta qui e in altre cose che vedremo tra poco.
Qui però arriva l’annoso dubbio: siamo sicuri che Martin non abbia nulla a che fare con tutto questo? La risposta la sapremo solo una volta uscito Wind of Winter, più atteso della seconda venuta di Cristo, probabilmente. D&D hanno dichiarato che per questa stagione si sono basati sulle note dell’autore e che lo stesso, pare, gli abbia rivelato tre grossi snodi narrativi: l’ormai celeberrimo e geniale segreto che stava dietro al personaggio di Hodor, mentre le altre due possiamo presumere che abbiano a che fare con le ultime elettrizzanti puntate; la morte di Rickon? Quella di Ramsay? La fine dell’Alto Passero e di mezzo Approdo del Re? Il suicidio di Tommen? Oppure la veramente vera verità (e altamente quotata a dire il vero) origine e linea di sangue di Jon Snow? Ammettiamolo: sono tutte plausibili cose che Martin potrebbe mettere e per questo diventa difficile giudicare il lavoro di D&D. Quanto c’è di loro? Quanto hanno volato da soli e quanto sospinti dal soffio del Vate? La risposta sembra ritardata ancora di una stagione.
Quello che si può commentare, invece, è la qualità di questa serie e per farlo svesto i panni del lettore e metto quello da semplice appassionato di serie tv. Così vestito, posso dire che rispetto al passato le puntate di preparazione al botto finale sono state molto più lente, trascinate e a tratti inutili del solito, con personaggi stiracchiati all’inverosimile com’è successo a Daenerys, che ha disseminato momenti “epici” qua e là col solo risultato di abbassare il livello generale di “figaggine” del personaggio. Ok, sopravvivi alle fiamme: già visto. Ok, cavalchi il drago: già visto. Ok, Dracarys: già visto ma questo lo rivedo volentieri un’altra volta. Quello che è imperdonabile, invece, è l’entrata in stile Superman alla fine dell’ottavo episodio. Uno scivolone registico deprecabile, che si unisce ai misteriosi spostamenti di Varys (che in due puntate attraversa tre volte mezzo mondo) e di chi, in generale, si mette in viaggio: il teletrasporto, in fondo, sembra possibile anche da quelle parti. Difficilmente perdonabile anche la gestione di personaggi come Benjen Stark (potenziale bomba e infine innocuo minicicciolo), Edmure Tully (ci è voluto un po’, pure da lettore, per ricordarsi chi fosse e che fine avesse fatto nella serie, correva l’episodio 3×09) e altri. Maluccio.
Poi, improvvisamente, arrivano gli ultimi due episodi e si capisce che D&D hanno tenuto tutto il meglio e in tutti i sensi per il finale: la scena della battaglia fuori Grande Inverno è da prendere e far studiare nelle scuole di cinema; otturatore chiuso, massima fluidità e soggettive soffocanti meravigliose. Una vera chicca, un altissimo momento televisivo, cinematografico praticamente.
Caso isolato? No, basta vedere l’inizio dell’episodio finale: la musica, l’alternarsi delle sequenze, altro grande momento perfettamente riuscito, con colpi di scena continui (forse troppi? Forse giusti, basta rileggere sopra alla voce “Martin lo farebbe”) che hanno letteralmente fatto finire col botto la stagione. Anzi, la scena finale merita una citazione tutta italiana, del nostro Renato Pozzetto: ELLAMADONNA.
In definitiva, come è stata questa stagione? Un po’ come il tempo di quest’inizio d’estate: soleggiato ma variabile, con momenti caldi, afosi e altri che sembravano portare con loro un corvo bianco, quello che dice “l’inverno è arrivato”. Benioff & Weiss non stanno ancora camminando con le proprie gambe e forse non lo faranno mai, ma quantomeno hanno dimostrato che possono fornire quello che questa serie ha sempre dato agli appassionati: emozione, stupore e shock.
Cose da tenere a mente per l’anno prossimo: Winter is here. Fire and Blood. Hold the Door.
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