INSOMNIA – CHRISTOPHER NOLAN PRIMA DEL CAVALIERE OSCURO

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INSOMNIA – CHRISTOPHER NOLAN PRIMA DEL CAVALIERE OSCURO

di Alessandro Sivieri

Mettiamo un attimo da parte la trilogia de Il cavaliere oscuro, l’epicità fantascientifica di Inception e Interstellar e pure quell’enigmatico gioiello che risponde al nome di The Prestige. C’è stato un Nolan più giovane, ma già lucido e capace. Uno che ha dimostrato il proprio talento, sgomitando per ridare linfa vitale a uno dei supereroi più longevi e celebrati del mondo. Prima della moderna trilogia su Batman abbiamo assistito a pellicole sperimentali come The Following e Memento, visionarie e dalla trama non lineare, e a quel grandioso esercizio di stile (ogni regista si forma in una sorta di “palestra” e non deve vergognarsene) che è Insomnia. Un cinico Al Pacino nei panni del detective protagonista e un inquietante Robin Williams in quelli del cattivo: un neo-noir con le palle, un crudele duello psicologico tra un poliziotto e la sua nemesi, due individui sociopatici che si scrutano da lontano, entrambi consapevoli di avere uno scheletro nell’armadio che li trattiene dal compiere la mossa finale.

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L’atmosfera è quella gelida e solitaria dell’Alaska, dove il detective Dormer (Pacino) viene inviato insieme al collega Hap Eckhart (Martin Donovan) per far luce sull’omicidio di un’adolescente locale. I due vengono affiancati dalla detective Ellie Burr (Hilary Swank), una ragazza sveglia e desiderosa di imparare, che stravede per Dormer. La caccia all’autore del delitto si rivela più affrettata e rocambolesca del previsto e, durante l’inseguimento, Dormer spara per sbaglio al suo collega, scambiandolo per l’assassino in fuga (Walter Finch, alias Robin Williams). Tra notti insonni e sensi di colpa, Dormer non si dà pace e i retroscena delle sue indagini precedenti vengono svelati: è stato spedito in Alaska per allontanarlo dal suo distretto a Los Angeles, dove è in corso un’inchiesta su di lui. Aveva infatti incriminato un presunto pedofilo falsificando alcune prove e il suo collega, messo sotto torchio, stava per confessare. Considerati questi presupposti, il pubblico stesso arriva a domandarsi se Dormer gli abbia davvero sparato per sbaglio. E se avesse soltanto colto l’occasione in mezzo al caos dell’inseguimento? Dove può arrivare la mancanza di scrupoli, dove si ferma l’etica del poliziotto apparentemente senza macchia? Nemmeno lui ne è del tutto certo. Sa soltanto che se non farà passare questo fatto come un incidente, perderà il lavoro, mentre tutti i criminali che ha arrestato torneranno liberi. Qual è il male peggiore? Dormer attribuisce quindi lo sparo al fuggiasco Walter Finch, il quale però ha visto tutto e inizia a ricattarlo, innescando un rapporto perverso, quasi innaturale che mette il criminale e il poliziotto sullo stesso piano. La situazione sfugge definitivamente di mano al detective, che è divorato dall’insonnia causatagli dal rimorso e dal Sole artico che non tramonta mai.

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Il Nolan di questa pellicola mi è sempre piaciuto: oscuro, tagliente, disilluso. L’uso sapiente di luci e ombre, che enfatizzano a meraviglia le allucinate veglie del detective Dormer, ci trascinano in una spirale di disperazione, dove percepiamo letteralmente il peso della sua colpa. Diventiamo consapevoli della fragilità della mente umana, dell’estrema facilità delle scelte sbagliate. Il confine tra guardie e ladri, tra onesti e corrotti, è davvero così invalicabile? Ne sa qualcosa Al Pacino, con la sua esemplare interpretazione del classico poliziotto veterano e dall’ironia implacabile, come ne sa qualcosa Robin Williams, che abbandona i toni della commedia per spostarsi sul dramma. Fa sempre una certa impressione constatare come chi è abituato a farci ridere riesca così facilmente a turbarci: il suo personaggio è magnetico, disturbato, nasconde un’instabilità celata a fatica dietro una innaturale pacatezza. Un po’ come il tono generale della pellicola, che avvolge la violenza con una crescente cortina di ambiguità e tensione, fino a esplodere. Prima ancora dell’epicità e dei supereroi, Nolan ha giocato con le sfaccettature del thriller psicologico, e per fortuna non si è mai scordato del tutto la formula.

Insomnia

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