Quando la censura silenziosa significa tradimento per i fidelizzati
di Matteo Berta e Leonard Glass
Quando è scoppiato lo scandalo per quella che inizialmente era una “presunta” censura e pasticciata del final cut di Jurassic World: Il Regno Distrutto, non ci potevo credere e non ci volevo credere, infatti pensai fosse solamente una trovata poco intelligente di qualche testata per sfruttare al massimo le parole chiave giurassiche di questi giorni. L’istinto inizialmente mi consigliò male e lo capii in definitiva quando scoprii che i primi a lanciare l’allarme furono i colleghi di Taglio la Barba per Vedere un Film, pagina facebook tematica riguardante la critica e l’approfondimento cinematografico e allora cominciai a riflettere sulla mia visione del film, e qualche lampadina mi si accese.
Mettendomi in contatto con uno dei fondatori della pagina mi sono fatto raccontare come siano potuti giungere alle conclusioni postate e tutti i nodi sono venuti al pettine. Avviso il gentile lettore mostruoso che in questo articolo sono presenti degli spoiler. Mi è stato raccontato che i dubbi sono stati scaturiti dalla mancanza di alcuni shot che invece erano presenti nei trailer, cosa che avevo notato anche io, ma non ci avevo dato tanto peso, poi è sempre stato osservato intelligentemente da TLBPVUF che, facendo i dovuti parallelismi con il primo episodio della saga, molte delle scene più “crude” sembravano essere state smussate, fino ad arrivare a veri e propri errori di montaggio.
L’elenco seguente cerca di riassumere in modo schematico le scene mancanti basandosi sulle osservazioni della pagina sopra citata e una personale ricerca incrociata.
Eli Millis veste i panni sporchi di Eddie Carr
Nel finale del film, il cattivone di turno cerca di rifugiarsi dall’esodo-sauro, nascondendosi sotto un’automobile, ma i suoi tentativi di autoconservazione vanno miseramente in fumo quando viene letteralmente combattuto dai due predatori più importanti del film che a colpi di naso si contendono la cena, citando chiaramente la tragica scomparsa di Eddie Carr ne “The Lost World”.

La versione che abbiamo visto nelle sale italiane mostra solamente il Rex che azzanna il malcapitato e successivamente (anche con un evidente scavalcamento di campo) ci viene proposto uno shot dove il grande sauro si allontana nella foresta, estromettendo completamente l’epilogo cruento sopra descritto (compresa la figura del Carnotauro che si vede solamente in secondo piano).
Ancora Capre
Mentre i dinosauri vengono spostati nella gabbie nella tenuta di Lockwood, uno degli stratagemmi per rinchiudere il Tirannosauro è quello di attirarlo con quello che sembra essere il suo piatto preferito, ovvero, una capra.

Nella vesione “italiana” vediamo semplicemente che l’animalone segue il l’ovino e viene rinchiuso in un recintone, ma sembra che nell’uncut il suo cibarsi sia stato reso in modo molto più esplicito.
Mi cadono le braccia
Il mercenario cacciatore Ken Wheatley, intento ad aggiungere alla sua collezione di denti di dinosauri anche quello peculiare dell’indoraptor, viene tratto in inganno dallo stesso e insomma, fa una scontata brutta fine.
La morte del personaggio interpretato da Ted Levine, tuttavia è stata notevolmente censurata, dal momento che sono state rimosse a forza le parti più cruente del suo amputamento del braccio, buttando via anche una fantastica sequenza realizzata interamente con l’ausilio dell’animatronics dell’inquietante ibrido.
Ah ma non è una scelta registica?
Con mio grande dispiacere e imbarazzo, sembra che molti dei giochi di fuochi e degli shake simulati che si possono notare durante le scene dei dinosauri all’attacco e che personalmente avevo anche elogiato in molte discussioni, siano stati esasperati per non permettere una chiara comprensione degli atti brutali.

L’occhio del Mosa
Non si è certi, ma sembra anche che, la scena presente nel trailer del film, dove possiamo apprezzare un fantastico close-up dell’occhio del Mosasauro, sia presente anche nel film “integrale” e che quindi ci abbiamo privato inutilmente di uno shot del prologo che per poterlo rendere family friendly avrebbero dovuto totalmente violentarlo. Alcune fonti non ricordano comunque questa inquadratura, quindi speriamo ci sia andata bene.
Ogni ora sembra che gli spettatori dai diversi paesi dove il film è stato rilasciato giustamente in modo completo, individuino nuove problematiche da confrontare con noi poveri spettatori italiani, quindi siamo pronti ad integrare questo articolo in ogni momento.
Quello fatto dall’Universal è improponibile, fa male, molto male. Da fan accanito del brand, tanto da spendere molto danaro per accaparrarmi tutti i prodotti che circondano il mondo della pellicola mi sento tradito, direi anche truffato. Questo è un attacco bello e buono al cuore e all’intelligenza degli amanti non solo del marchio ma anche del cinema, e il silenzio antecedente e post della casa di produzione (o della divisione italiana) sta a giustificare l’idea che non ce ne saremmo accorti, o peggio, che non avremmo considerato “l’operazione chirurgo pazzo” un problema.
Noto con piacere che l’indignazione generale si sta diffondendo e si spera che molto presto la questione venga risolta o almeno tamponata da chi ne detiene le responsabilità. La parola truffa è forte, ma sembra essere appropriata, perché pagare un biglietto per avere a disposizione solamente parte di uno spettacolo è una limitazione inconcepibile è un atteggiamento scorretto e imperdonabile. Secondo una fonte israeliana, sembra che anche in Corea e in Turchia sia stato censurato.
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Sembra che nelle prossime ore ci si voglia movimentare in funzione di una sorta di protesta collettiva fatta di petizioni, manifestazioni differenziate e si parla anche di una possibile richiesta in massa di rimborsi tramite l’associazione per la difesa dei consumatori.
Noi di Monster Movie ci sentiamo in dovere morale di appoggiare e condividere gli appelli che già sono stati fatti, come l’hashtag lanciato da Leo Ortolani #Nonsitagliaundinosauro, e tutti quelli che verranno in seguito, perché davvero…
non si taglia un dinosauro!
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Ogni enunciato proposto all’interno dell’articolo è frutto dell’opinione e della testimonianza diretta di molti spettatori intervistati.
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