BESTIARIO D’ITALIA: Leggende della Basilicata

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Nel cuore del Meridione dimorano legioni di spettri e pure i discendenti di Dracula.

di Matteo Berta, Alessandro Sivieri e Giovanni Siclari

Si dice spesso che la Basilicata, un po’ come il Molise, non esista, eppure io vi confermo la sua esistenza! Una piccola ma straordinaria regione che fa da crocevia per la Puglia, la Calabria e la Campania non può non aver ricevuto influenze culturali e folkloristiche da parte di queste. Questo non vuol dire che non sia stata capace di crearsi un proprio patrimonio mostruoso. Anzi, proprio perché situata in mezzo a più regioni, ha potuto giocare con la fantasia, elaborando una pletora di nuove creature che adesso vi andremo a presentare.

bestiari monster movie italia cover

Ciò che abbiamo da offrirvi in termini favoleschi rispecchia la peculiare conformazione di questa regione, composta da aree vulcaniche, da zone collinari e da alcuni dei massicci più elevati di tutto l’Appennino meridionale. La sua varietà di territori e di altitudini ha inoltre generato una ricca rete idrografica, con corsi d’acqua che sfociano nel mar Ionio, nel Tirreno o nell’Adriatico. Una terra che ha il fascino dell’avventura, costellata di città dal sapore storico, le cui architetture fanno riferimento alla Magna Grecia, all’epoca romana o al medioevo. E poi c’è Matera, una delle città più cinematografiche di sempre, che risiede in una categoria tutta sua: perfino James Bond si è fatto una scampagnata lì in mezzo! E se gli agenti segreti rimangono incantati da questa regione, figuriamoci i mostri, gli spiritelli e i folletti…


IL MARRANGHINO

Come abbiamo appena detto, la Basilicata è una terra misteriosa, crocevia di popoli e tradizioni, e porta con sé il suo meraviglioso patrimonio naturalistico, culturale e, nel nostro caso, mostruoso. Proprio della zona di Matera, il Marranghino, nella cultura e nel folklore lucani, è uno spiritello burlone e bonaccione che per certi aspetti incarna, in modo ironico, lo stereotipo che oggi potrebbero avere gli stranieri sull’uomo meridionale, stereotipo un tempo diffuso anche nel Nord Italia: “curtu, russu, chi mustazzi e ca capa tanta”,ossia basso, pancione, con baffoni e con una grande capo. Nel dialetto di certi paesi il suo nome è accostabile a un particolare tipo di ragno con le zampe sottili. Infatti a noi piace immaginarlo così.

marranghino bestiario basilicata

Tolte le descrizioni fisiche, possiamo dire che u marranghinu non è assolutamente uno spirito negativo né portatore di cattive notizie, come poteva essere per certi versi il Mazzamurello (declinato poi nelle diverse varianti regionali). Il Marranghino è più uno spirito simpatico che si permette, anche per smezzare le noiose giornate rurali, di nascondere gli attrezzi agli agricoltori e di fare piccoli scherzi battendo colpi contro il muro della casa, cosa tra l’altro che non può non farci pensare a delle influenze culturali di  derivazioni campane da parte della figura de O’ Munaciell.

folletto marranghino basilicata monster movie

Il Marranghino, essendo un simpatico buontempone, tutto sommato era tollerato dalle persone. Qualcuno ogni tanto poteva perdere le staffe se continuava a ritrovarsi senza gli attrezzi di lavoro o senza le vettovaglie per affrontare la giornata di lavoro nei campi. Con ironia, e a livello personale, credo che il Marranghino incarni in pieno la solarità, la simpatia e i modi di fare dell’uomo meridionale.


IL MONACHICCHIO

Per rimanere in tema di dispetti e presenze bizzarre è arrivato il momento di dire qualche parola pure sul Monachicchio, uno spiritello particolarmente singolare e simpatico che spesso si manifestava ai fanciulli. Anche lui era un ospite tollerato poiché non recava alcun fastidio e proprio perché spesso si presentava come un folletto amato dai bambini per via della sua indole vivace e scherzosa. Quali erano le cose che amava fare questo folletto dallo spirito bonario? Nulla di particolarmente complesso, se non rendere difficile il sonno delle persone facendo il solletico ai piedi mentre si dorme o togliendo il cuscino e le coperte dal letto, cosa davvero fastidiosa se non c’è il riscaldamento e la notte si gela… e proprio per dare quel senso di freddo, spesso soffiava nelle orecchie delle persone. Quest’ultima cosa variava se nel letto c’era una giovane ragazza, alla quale spesso sussurrava parole dolci, leccandone le guance con gentilezza, procurando così una simpatica sensazione di innocente piacere.

monachicchio folletto basilicata

Così come per il Marranghino, anche il Monachicchio interveniva a far dispetti in tutto ciò che poteva riguardare il lavoro agricolo e la vita nei campi: non mancano quindi nodi nei peli della coda di asini, muli e nella criniera dei cavalli. Cosa particolarmente antipatica perché costringeva, il mattino seguente, i loro padroni a perdere tempo prezioso nel tentativo di scioglierli, mentre il Monachicchio se la rideva divertito. Conclusi i misfatti e dispetti, l’antipatico folletto scompariva per recarsi nella sua tana, dove si pensava fossero nascosti i suoi tesori… Lepricauno docet, insomma.


IL FANTASMA DEL CASTELLO DI LAGOPESOLE

donna fantasma castello di lagopesole bestiario basilicata

Si dice che la splendida Elena degli Angeli, moglie di Manfredi di Svevia, vaghi ancora nei dintorni del Castello di Lagopesole, in provincia di Potenza. All’interno del forte la fanciulla, che aveva sposato il figlio del grande Federico II, visse i momenti più felici della propria vita. Era circondata dall’affetto del marito e dei figli, fino a quando Carlo d’Angiò non la fece prigioniera durante una battaglia a Benevento e la confinò nell’edificio. Pensando ai figli lontani e senza alcuna notizia del marito, la giovane donna morì di dolore. Il suo spirito non ha mai abbandonato quel luogo e si aggira inconsolabile per le stanze e i corridoi, vestito di bianco. C’è chi afferma di aver sentito pianti e visto strane luci dietro le finestre. Pare che anche lo spirito di Manfredi, ucciso in battaglia, si aggiri per le campagne vicino al castello con indosso un mantello verde. Gli spiriti degli amanti si cercano l’un l’altro, destinati a non ricongiungersi per l’eternità.


LA NINFA RIPENIA

ninfa ripenia bestiario basilicata

L’abbazia di Sant’Angelo al Raparo, situata nel paese di San Chirico Raparo (provincia di Potenza), è costruita su una grotta dedicata al culto dell’Arcangelo Michele. Nel medioevo la caverna venne utilizzata come rifugio dai monaci bizantini guidati da San Vitale, in fuga dalle persecuzioni. È ricca di stalattiti, stalagmiti e vasche, oltre a diramarsi in numerose gallerie, che sono bagnate dalla fonte Trigella. Pare che in queste vasche si rifugiò, in epoca antica, una ninfa di nome Ripenia, in fuga dal fauno Capripede. Il fauno, irritato dal rifiuto della giovane, per vendicarsi fece prosciugare la sorgente e rese l’acqua non potabile. Pare che ancora oggi Capripede, innamorato, vaghi per i boschi attendendo il ritorno di Ripenia, intenta a rinfrescare le sue chiome dorate nella caverna. Intanto le acque della fonte si intorbidiscono per la maledizione del fauno, assumendo un aspetto sinistro.


LU DUPI MINARO

Lupo mannaro rappresentazione

Una delle tante versioni italiane del lupo mannaro. Chi nasceva la notte di Natale, specialmente quando si sentivano i primi rintocchi di campana, era condannato a questa maledizione, diventando un licantropo nelle notti di luna piena. Il mito dell’uomo lupo è antichissimo e risale all’Età del bronzo, quando le fasi lunari rivestivano un ruolo importante nelle comunità contadine e i lupi, con le loro razzie di bestiame e la loro indole selvaggia, diventarono un nemico da sterminare e una minaccia per gli insediamenti. In Basilicata il licantropo era visto come un povero disgraziato che, per via del maleficio, usciva di casa a mezzanotte e correva per le strade all’impazzata, rotolandosi per terra ed emettendo urla feroci. Pare che se un uomo coraggioso si fosse avvicinato per pungerlo, spillandogli qualche goccia di sangue, la malattia sarebbe svanita.


LO SPETTRO AUTOSTOPPISTA

bestiario basilicata autostoppista fantasma

La leggenda dell’autostoppista fantasma è presente in svariati paesi e ci sono state segnalazioni anche in Basilicata, specialmente sul ponte di Picerno, vicino a Potenza. Tale luogo è pervaso da un’aura di mistero, in quanto più persone si sarebbero suicidate nei paraggi. Si narra che una coppia di automobilisti, di ritorno da un ristorante locale, abbia frenato di botto sul ponte dopo aver visto una strana figura. Entrambi i testimoni avrebbero visto una donna senza un arto in mezzo alla strada. Dopo averli guardati arrivare da lontano, l’apparizione si sarebbe gettata sotto la loro macchina. Ovviamente, dopo un immediato controllo, non è stato trovato nulla sotto l’auto o sull’asfalto. Non vi è alcuna certezza sulle presenze che infesterebbero il cosiddetto “ponte dei suicidi”.


LA CARROZZA FANTASMA

carrozza fantasma sul ponte di san vito bestiario basilicata

A Potenza, lungo il fiume Basento, si trova l’antico Ponte San Vito, lastricato in pietra e risalente al periodo romano. Secondo voci recenti, gli abitanti locali avrebbero assistito a un evento sovrannaturale che si consuma durante la notte del solstizio d’estate. Un carro fantasma trainato da cavalli costeggerebbe il fiume lungo la sponda meridionale, per poi imboccare il vecchio ponte. A circa metà di esso, ai cavalli verrebbe impressa una brusca sterzata da un cocchiere invisibile, facendo finire la carrozza nel fiume. Peccato che, sporgendosi oltre il parapetto, non si trovino tracce né di animali né di carri. Altri testimoni sostengono che al posto di guida siano visibili due figure nere, impegnate in un’accesa discussione. La carrozza non sarebbe un modello ottocentesco ma qualcosa di assai più antico.


I VAMPIRI DI ACERENZA

Vampiri Acerenza statua monster movie

Acerenza è un borgo di alto valore storico e circondato di misteri, in particolare per via della sua imponente cattedrale. Secondo i lucani nel borgo sarebbe custodito il Santo Graal, depositato dai Crociati, che utilizzavano il luogo come passaggio per la Terrasanta. Si crede perfino che il fondatore dell’Ordine dei Templari, Ugo Dei Pagani, sia nato nei dintorni di Acerenza. Un’altra leggenda, ben più oscura, narra che nelle cripte della cattedrale riposino dei vampiri. Nell’edificio sarebbero sepolti i resti della figlia del conte Vlad III di Valacchia, conosciuto come il Conte Dracula. Il simbolo della casata dei Vlad, un drago alato, è infatti presente sulle mura della cattedrale, così come due sculture mostruose che delimitano l’ingresso e mordono sul collo due vittime. Nella cripta vi è poi un bassorilievo che raffigura il demone Lilith, che succhiava il sangue a uomini e bambini. Che Acerenza nasconda davvero i tumuli di una stirpe vampiresca? Se avete velleità da Van Helsing o da Indiana Jones, potete cogliere l’occasione per fare visita allo splendido borgo.


IL DRAGO DI STIGLIANO

drago di stigliano leggenda della basilicata

Pare che in un lago sul monte Serra, nei pressi di Stigliano (provincia di Matera), vivesse un ferocissimo drago. La bestia si spostava dal suo nascondiglio solo per cacciare bestiame e uomini, con una predilezione per le fanciulle di nome Margherita, che placavano la sua fame. I saccheggi si interruppero quando un nobile guerriero, chiamato “il principe”, affrontò il drago e gli mozzò la testa con un colpo di spada. I cittadini, riconoscenti, gli fecero dono di un intero bosco. Una versione alternativa della leggenda, trasmessa oralmente negli anni, sostiene che il drago dimorasse nella piscina vicino al castello di Stigliano, afferrando i malcapitati che si avvicinavano per abbeverarsi. Il Principe decise allora di attirarlo fuori dall’acqua, usando 500 pecore come esca. Gli ovini furono mandati a valle e il drago li seguì, divorandoli uno a uno. Mangiata l’ultima pecora, il mostro si accorse di essersi perso e non fece più ritorno. Riferimenti a questo mito si possono trovare anche in Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi.


IL PALAZZO DEI DIAVOLI

palazzo dei diavoli di tursi in basilicata

Non c’è regione in Italia – anzi, non c’è borgo – dove non si favoleggi di un ponte costruito grazie a un patto o a un inganno che coinvolge il Diavolo in persona. In Basilicata, precisamente nel comune lucano di Tursi, sorge addirittura un palazzo di foggia demoniaca! Trattasi del maestoso e suggestivo Palazzo del Barone Brancalasso, sormontato da tre statue che secondo la leggenda sono proprio degli spiriti maligni. Il Barone, un uomo imponente e dalla forza erculea, si sarebbe spinto a chiedere aiuto a Lucifero pur di edificare la sua magione, e quest’ultimo, in cambio dell’anima del proponente, avrebbe inviato i suoi servi a costruire l’edificio. Peccato che i diavoletti, una volta terminata l’opera, non fossero in grado di tornare nel proprio mondo e finirono pietrificati sul tetto al sorgere del sole, diventando le statue di cui parlavamo prima. Ecco, è il caso di riadattare un vecchio detto e dire che il Diavolo fa le tegole ma non i pannelli solari.


IL DRAGO DI VENOSA

drago venosa stemma basilicata

Nello stemma della città di Venosa viene raffigurato un drago, che si dice fosse in realtà una variante locale di Basilisco, nonché una creatura molto feroce e aggressiva. Tutto parte dalla Chiesa di San Giovanni, edificata su un tempio romano dedicato a Marte: un giorno un monaco, durante gli uffici sacri, si stava recando sulla cima del campanile, quando vide due occhi infuocati che lo fissavano da sotto le scale. Il religioso scappò in preda al panico, gridando di aver visto il Diavolo, ma i più coraggiosi tra i parrocchiani spiarono attraverso una fessura della porta e si resero conto di essere incappati in un Basilisco. Le guardie della città si mobilitarono per affrontare la bestia, e tra i prodi disposti a fronteggiarla c’era un conte di nome Alberigo. L’uomo indossò armi e armatura, dopodiché si fece aprire le porte della chiesa e si lanciò a cavallo verso il Basilisco. La creatura, però, non si fece cogliere alla sprovvista e ferì a morte il destriero. Alberigo lottò con valore ma né la lancia né la spada riuscirono a ferire il mostro, quindi fu costretto alla ritirata, giusto prima che il fiato incandescente del nemico gli intaccasse gli occhi.

basilisco città di venosa chiesa di san giovanni

Dato che la creatura sembrava invincibile, la gente di Venosa si riunì e prese una decisione disperata: dare fuoco alla Chiesa di San Giovanni. Le fiamme si levarono alte e dall’interno dell’edificio provenivano lamenti e sibili della creatura che bruciava. Tutti erano terrorizzati dai colpi che il Basilisco dava con la testa ai muri e al portone d’ingresso: se fosse riuscito a scappare, nessuno avrebbe avuto scampo. Solo dopo cinque giorni il fumo si diradò, e i cittadini, armati di coraggio, esplorarono ciò che rimaneva della chiesa, finendo per trovare i resti del Basilisco ai piedi dell’altare, precisamente sul lato destro. Queste pietre bruciacchiate divennero un simbolo di speranza e fede.


IL FANTASMA DEL CASTELLO DI MIGLIONICO

castello del malconsiglio a miglionico

Su un colle di Miglionico, in provincia di Matera, si erge il Castello del Malconsiglio, e dobbiamo ammettere che mai un nome fu più azzeccato! Si narra che l’antico signore di questa rocca fosse un individuo crudele e temuto, invaghitosi di una giovane e bellissima contadina. La ragazza era pronta a sposarsi con un coetaneo che amava, ma il nobile arrivò a reclamare il diritto dello “ius primae noctis” sulla ragazza. A nulla valsero le proteste delle famiglie, seguite dalle promesse di una ricompensa in denaro in cambio della salvezza della fanciulla. Il signore rapì lo sposo e lo fece rinchiudere in una torre del suo castello, mentre la contadina fu spogliata e condotta a forza nelle stanze private del nobile. La ragazza, però, non si rassegnava alla prospettiva della violenza e teneva nascosto tra le chiome un fermacapelli in metallo affilatissimo.

leggenda del fantasma di miglionico in basilicata

La giovane colpì il tiranno con tutte le sue forze e lo ferì al collo, per poi fuggire dalla camera da letto. Il nobile, nonostante il colpo, chiamò le guardie e gli ordinò di inseguire la contadina. La donna decise di nascondersi nell’unico posto dove non l’avrebbero mai cercata: il profondo e oscuro pozzo del castello. Peccato che, calandosi dai bordi, scivolò e precipitò nell’antro, perdendo probabilmente i sensi. Il suo corpo esanime fu ritrovato qualche giorno dopo e restituito alla famiglia. Enorme, inconcepibile fu il dolore dello sposo, mentre il tiranno riuscì a riprendersi dalla ferita. Questa tragica storia presenta alcune varianti, specie nell’epilogo: c’è chi dice che la donna si gettò nel pozzo di sua spontanea volontà pur di non farsi toccare dal suo aguzzino, mentre altri sostengono che fu proprio quest’ultimo a spingerla nel vuoto. Da allora i visitatori più attenti possono udire i bisbigli e i pianti dello spettro della promessa sposa, che si aggira per il castello cercando la stanza in cui è rinchiuso il suo amato. Manco a dirlo, la presenza è particolarmente attiva nei pressi del pozzo.


LA MASCIARA

masciara strega della basilicata

Regione che vai, fattucchiera che trovi. La Masciara, in un modo non dissimile dalla Janara e da altre streghe della Penisola, era temuta e rispettata per il suo sapere arcano. Le Masciare praticavano la cosiddetta affasc’na, ovvero la fascinazione, che consisteva in una serie di rituali magici dove confluivano gestualità e arti oratorie. Spesso tali capacità venivano impiegate su richiesta per curare i malati o scacciare il malocchio. Pare che queste mistiche fossero molto diffuse e attive nei dintorni di Albano di Lucania, un paesino della valle del Basento, in cui ad Agosto si celebrano tuttora le Notti della Magia, con tanto di canti, balli e tanto buon cibo!


LO ZIRULICCHIO

folletto zirulicchio della basilicata

Altra variante di folletto la cui leggenda è diffusa da tempo immemore in tutta l’area geografica lucana. Si tratta di un esserino di natura non propriamente malvagia, sebbene la sua indole dispettosa venga a galla quando lo si fa infuriare, proprio come i “cugini” Monachicchio e Marranghino. Adora, per esempio, spaventare uomini e bestie comparendo all’improvviso. Si presenta sotto vari aspetti – tra cui quello di un grosso cane – e dispone di poteri quali il volo e l’invisibilità. È geloso del suo cappuccio rosso ed è disposto a rivelare l’ubicazione di grandi tesori a chiunque sia abbastanza scaltro da rubarglielo. Secondo la tradizione, i bambini morti senza ricevere il battesimo rinascono in forma di Zirulicchio, il che spiegherebbe l’intensificarsi della presenza di questi folletti durante le festività legate ai defunti. Il rimedio per tenerlo alla larga? Una scopa di saggina appoggiata dietro la porta. Se manca la scopa, un segno della croce accompagnato da una preghiera a San Rocco o alla Madonna è un ottimo rimedio.


Chi avrebbe mai pensato che in una terra del genere sarebbe passato un fantasma a darci un passaggio in carrozza, trasportandoci tra castelli e località collinari, e fermandosi lungo il viaggio verso la casa di Dracula per tirare a bordo letteralmente di tutto: folletti stralunati dalle mille forme, vedove malinconiche, autostoppiste mutilate e perfino un villico isterico e peloso! Sembrava la compagnia perfetta? Beh, tutti hanno dovuto stringersi per fare spazio al drago! Se questa vi è sembrata una scampagnata interessante (e come potrebbe non esserlo?) nel cuore della Basilicata e delle sue tradizioni magiche, varcate i confini del nostro elenco di Bestiari regionali e passate alla prossima avventura!

drago di stigliano in carrozza bestiario basilicata

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. Austin Dove ha detto:

    e che dire, pensavo che nascere sotto al giorno più celebrato della propria religione fosse una cosa positiva 😛

    1. Monster Movie ha detto:

      Non se hai una sindrome da luna piena e sali sui tetti a ululare!

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