IN THE HEART OF THE SEA – Moby Dick in Real Life

Recensione del film di Ron Howard sulla vera storia della Essex

di Matteo Berta

Il binomio Uomo-Mostro ha caratterizzato la narrativa fin dai tempi più remoti, per poi diventare estremamente rilevante e universalmente riconosciuto in casi iconici come quello della caccia alla Balena Bianca di nome Moby Dick dello scrittore Herman Melville, di cui questo film ne trae molta della sua linfa vitale.

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La tragedia della Essex, baleniera ottocentesca che rimase coinvolta in episodi misteriosi, diventa l’espediente principale per buttarci a capofitto nelle suggestioni (soprattutto visive) di questo incontro tra l’uomo, in particolare il protagonista primo ufficiale Owen Chase e il grande mostro, mostratoci esteticamente come un mastodontico capodoglio carente di melanina. Ebbene si, la grande bestia non ci viene spiattellata nel suo grande manto bianco come vive nell’immaginario comune, ma sembra quasi la sua versione più verosimile: obbiettivo principale di questa storia. Il mostrare “il dietro le quinte” della storia di Melville non vuol dire lanciarsi di prepotenza in un prodotto documentaristico, ma in perfetto stile Ronny Howard, la pellicola cerca di accontentare tutta l’audience attraverso una narrazione abbastanza romanzata e dal forte pathos.

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Abbandonare il cinemascope e impregnare la fotografia con scelte estreme, sono solamente due dei molti accorgimenti visivi di questa pellicola che, nelle parti puramente action, si mostra in tutta la sua grandezza, arrendendosi a panoramiche altamente suggestive alternate a “macro” rappresentazioni di virtuosismi visivi. Spicca una “Whale-Cam” in diverse situazioni, dove sembra quasi che si possa vivere le varie vicende attraverso il punto di vista della balena, per non parlare dei continui “passaggi di mondi”, dove la camera simula il movimento del remo o semplicemente dello “sballonzamento” delle scialuppe e ci mostra a ritmo di ondate, il mondo superiore caratterizzato da uomini spesso arroganti e disumani e un mondo inferiore composto da maestosità semplici.

Questo film è un contenitore di molte idee, o di non-idee se pensiamo alla colonna sonora di Banos, facilmente dimenticabile con qualche pezzo di chiara ispirazione zimmeriana.

Si prevedeva un grande Monster Movie, ma ci si trova di fronte ad una lotta per la sopravvivenza, anche se in dieci secondi di sequenza di sguardi, posso ritrovarci il riassunto delle cinquanta pagine della mia tesi, intitolata appunto: Monster Movie.

Heart Of The Sea – Le Origini Di Moby Dick

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