TRAILER DEL COMIC-CON: ANIMALI FANTASTICI E DOVE TROVARLI

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di Alessandro Sivieri

Come spin-off di una delle saghe letterarie/cinematografiche più celebri e redditizie di sempre, l’arrivo di Animali fantstici è atteso con trepidazione, da alcuni con un pizzico di scetticismo: sarà perché questa volta l’avventura non segue il destino dell’Harry Potter di Daniel Radcliffe, sarà che l’operazione, nonostante la sceneggiatura sia scritta da J. K. Rowling in persona, suona un po’ come il classico fondo del barile che viene raschiato dai produttori. Il punto è: la saga ha un senso senza Harry Potter? Sicuramente sì, data la complessità del suo impianto mitologico, che ha un potenziale infinito. Anzi, potrebbe essere l’occasione per esplorare territori inediti, più adulti, più esotici. Proprio per questo si spera che il tutto non si riduca a una bolgia di effetti speciali, fughe concitate e creature stravaganti. Soppesiamo per un attimo le prime impressioni…

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Un grosso punto a favore della pellicola è sicuramente il suo protagonista, interpretato da Eddie Redmayne: questo Premio Oscar ha già ampiamente dimostrato il suo talento. L’altro è l’ambientazione, un mondo della magia d’oltreoceano, lontano dalla vecchia europa, all’inizio del secolo scorso. È la prima volta che l’universo cinematografico della Rowling esce dai confini britannici, quindi la curiosità è tanta. Ma i rischi? Ce ne sono eccome. Quello di una trama insipida, pretestuosa, utile soltanto a sfruttare il marchio di fabbrica e a infilare dietro a ogni angolo rimandi e citazioni ai film precedenti.

A preoccupare soprattutto il sottoscritto è il ritorno alla regia di David Yates: dopo i notevoli lavori di Cuarón e Newell, la saga inziava a prendere una direzione piacevolmente matura e dark. Dal quinto episodio in poi Yates ha preso le redini, producendo pellicole scialbe che hanno tagliato con il machete le parti più interessanti delle controparti cartacee. A soffrire particolarmente il trattamento è stato Il principe mezzosangue. La bravura stessa degli attori è parsa smorzata dall’effetto Yates, che si è limitato a una serie di compitini che scimmiottavano quell’atmosfera gotica evocata da Cuarón con Il prigioniero di Azkaban. Che cosa dobbiamo aspettarci? Un buon progetto con il regista sbagliato, il regista sbagliato con il progetto ancora più sbagliato o un gioiello inaspettato?

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