JASON BOURNE: Bello il remake sequel del sequel.

JASON BOURNE: Bello il remake sequel del sequel.

di Matteo Berta

Jason Charles Bourne è più David Webb in questo quinto capitolo della saga ispirata ai romanzi di Robert Ludlum. Torna Matt Damon, abbastanza stanco e appesantito e un po’ troppo chiaccherone; perchè noi ci eravamo abituati ad una versione “de-damonizzata” dell’attore dove la performance era dedicata più agli spazi vuoti da riempire che all’esagerazione delle proprie capacità.

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Parliamoci chiaro, questo film non è altro che il remake de “The Bourne Supremacy” il capolavoro della serie. Jason Bourne (inteso come film) cerca di emulare i fasti del passato, ma incappa in una trama abbastanza forzata e in dei protagonisti che non ci credono più di tanto, anche se la Pam è stata sostituita da un’ottima Vikander e il Tommy L. Jones non mi è affatto dispiaciuto. Sequenze action da paura ovviamente, in fin dei conti parliamo di Paul Greengrass, che forse ha messo fin troppo se stesso in questo film (anche co-sceneggiatore) finendo per dare un retrogusto quasi patriottico ad un personaggio come Bourne, che di valori morali sociali e condivisi non sa che farne.

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Powell, sia per problemi personali che per una temp track, molto probabile, parecchio invasiva e legata ad un ultimatum, non riesce ad incidere per niente e si fa accompagnare (o direttamente cede) la co-composizione ad un co-compositore di professione.

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Dopo il delusissimo spin-off/sequel arriva questo film fresco e divertente, ma decisamente inferiore ai primi tre capitoli. In fin dei conti abbiamo avuto il capostipite, il sequel capolavoro, il terzo sequel carino, il quarto sequel/spin-off dimenticabile e il quinto sequel/remake del secondo sequel… ci sta.

Jason Bourne

Lo vedano.

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