di Matteo Berta
Questo lavoro ha il compito di contestualizzare “spazializzando” un’idea circoscritta ricostruendo le attività di costituzione artistica dal punto di vista semiotico e storico fantastico. L’ombra del vampiro (Shadow of the vampire) è un film del 2000 di E. Elias Merhige, presentato come omaggio e tributo alla memoria di Friedrich Wilhelm Murnau, ricostruito in questo film come un regista pronto a perdere il controllo della sua situazione psicofisica pur di completare l’opera, l’uomo che si abbandona completamente all’arte.
Lo svolgimento narrativo inventato per questa storia è ironico, emblematico e fantasioso. Ci troviamo di fronte ad un Murnau che assume un Vampiro per fingersi un attore sottomesso dai metodi della scuola teatrale russa che possa interpretare Nosferatu: vampiro che costituisce il suo personaggio sulle fondamenta del Dracula di Stoker che però non può mostrarsi siccome (realmente accaduto) Murnau non ottenne i diritti per basare il proprio film sul famoso romanzo vampiresco, infatti ne cambiò i connotati principali, ma questo non bastò perché in ogni caso gli eredi di Stoker gli fecero causa, ed egli fu costretto a distruggere tutte le copie del suo famoso film del 1922, tranne una…
Il film ha un buon ritmo, gestito e controllato da attori di un elevato spessore, i due ruoli protagonisti sono stati affidati a John Malkovich (Murnau) e un grandissimo Willem Dafoe (Max Schreck/Nosferatu) che interpretano un testo scritto bene anche se trasposto direttivamente non ai massimi livelli.
Un film da vedere almeno una volta nella vita e rivedere per carpire al meglio i messaggi nascosti nella pellicola e godersi più volte un finale importante che porta la storia del film e il film che si gira all’interno a seguire la mente del regista che si fonde con quella di Murnau in un unico connubbio artistico metaforico.
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