MUSICA PER MOSTRI
LA UNIVERSAL NEGLI ANNI ‘30
PARTE 4
Di Francesco Berta
L’uomo invisibile (The Invisible Man – 1933), basato sull’omonimo racconto fantascientifico di Herbert George Wells, venne diretto da James Whale e musicato da Heinz Roemheld.
Dopo aver lasciato la Universal, Roemheld spese due anni a Washington guadagnandosi da vivere offrendo lezioni private e suonando il pianoforte allo Shoreham Hotel. Ritornò a Hollywood nel tardo 1933, determinato ad ottenere nuovamente un incarico prestigioso. Attraverso una serie di coincidenze ed incontri fortuiti (l’amico e compositore Rudolph Kopp su tutti) fu ingaggiato a scrivere la musica per The Invisible Man.
Ne The Invisible Man le uniche sequenze ad essere accompagnate da commento musicale sono quelle in cui vediamo cadere la neve: l’incipit e il finale. È infatti la neve ad avere valore drammatico all’interno della narrazione, essendo l’unico modo in cui lo scienziato Griffin può essere visto, dopo il disastroso esito del suo esperimento.
Il commento musicale è basato su due motivi contrastanti: il primo, crudo, sinistro e desolato; e il secondo, allegro e vivace.
L’interazione fra i due motivi è semplice, elementare ed efficace. Frasi scritte per corni si intersecano fra effetti di fiati e archi quasi impressionistici, il tutto accompagnato da ritmiche sincopate, quasi jazz (alcune pagine dei titoli di testa ricordano un ritmo di tango, ad esempio).
Primavera 1934: la celerità e precisione di Roemheld lo precedono, ed egli è nuovamente un rispettato compositore per la Universal, così come per Warner Brothers e Paramount. Per i motivi citati, viene assunto a comporre le musiche per The Black Cat, il primo tentativo della Universal di unire in un solo film le sue due più acclamate star: Bela Lugosi e Boris Karloff.
Il film viene diretto da Edgar G. Ulmer, che ha le idee molto chiare: egli chiede a Roemheld infatti di utilizzare prevalentemente musica classica nella narrazione musicale del film.Il motivo della scelta è tutt’ora oggetto di discussione: Ulmer era indubbiamente un grande amante della musica classica, ed è probabile che ne volesse un associazione con il suo film per garantirne un’aria di sofisticatezza e un tocco di classe.
Lo stesso protagonista, Poelzig (Karloff), è descritto come un uomo dal gusto raffinato. Ciononostante numerosi brani di musica classica (il Parsifal di Wagner, l’Apprendista Stregone di Dukas) vennero indicati in sceneggiatura e posizionati prima dell’introduzione del personaggio, per poi venir in gran parte esclusi (eccetto la Toccata e Fuga in Re minore di Bach nella scena in cui Poelzig suona l’organo.
The Black Cat dura sessantacinque minuti, e cinquantacinque contengono musica. Si tratta di un esempio eccezionale in quanto sua la colonna sonora è certamente la più lunga e sostanziale nella serie di Film Horror Universal.
Attraverso lettere e interviste sappiamo che Ulmer fu deliziato di ascoltare in anteprima le selezioni di Roemheld suonate al pianoforte e, sorpreso dalla sua versatilità, concesse al compositore un orchestra di cinquanta elementi (quasi il doppio dell’organico comunemente utilizzato all’epoca).
I principali temi e le figure musicali scelte da Roemheld per The Black Cat furono tre:
- Un diabolico tema per Poelzig tratto dalla sonata in Si Minore di Liszt;
- Un tema d’amore per Joan e Peter Allison, tratto dal Romeo e Giulietta di Tchaikovsky;
- un brano sognante chiamato “Sapphic Ode” per Karen, la moglie di Poelzig
Numerosi brani di musica classica vennero poi utilizzati ed adattati come musica di commento e d’ambiente, attingendo da Liszt, Tchaikovsky e Brahms. Critica e pubblico furono entusiasti: l’intera colonna sonora complimentò il film in modo eccellente donando solidità, passione e dramma all’opera.
Per la Universal era giunta l’ora di produrre il primo film mainstream su un lupo mannaro…
[CONTINUA IN PARTE 5]
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