PERCHÈ LOST È ANCORA OGGI LA BIBBIA DELLE SERIE TV

di Cristiano Bolla

 

Indubbiamente in ritardo,  ma ho finito Lost. L’ho recuperato in due mesi scarsi perché sentivo questa gravissima mancanza nel mio bagaglio televisivo personale, l’isola mi chiamava a sé e finalmente ho risposto. E quello che ho scoperto è che anche dopo dodici anni dalla prima messa in onda e sei dall’ultimo episodio, Lost può ancora essere considerata come la Bibbia delle serie tv.

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Che sia inclusa nell’Olimpo della serialità televisiva è assodato un po’ da tutti, pure da quelli che alla fine della sesta stagione si sono ritrovati parecchio delusi (eufemismo) dal finale. Ma in realtà, secondo me, Lost va ben oltre ed è una serie del tutto intitolata a reggere la Saetta di Zeus tra le mani: questo non vuol dire che sia la prima, che abbia creato l’Universo e altre cose, solo che al momento è lei che detta legge tra gli Dei/Serie TV. Vediamo un po’ perché.

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J.J Abrams e Damen Lindelof presentarono alla ABC un documento, il Series Format con cui volevano raccontare in breve che cosa fosse Lost e perché quella major televisiva avrebbe dovuto investirci sopra. Considerando che alla fine è stata una serie da circa un milione di dollari a puntata, li hanno convinti parecchio. I punti chiave di questo documento presentano Lost come una serie d’avventura e non di genere, che nelle migliori intenzioni doveva riprendere vari aspetti da altri format televisivi soprattutto procedurali: medico per Jack, un poliziesco, un legal drama ma soprattutto un character drama. Su quest’ultimo punto ci torneremo tra poco, ma è indubbio che all’interno di questo magma incredibile che è Lost si possano ritrovare i meccanismi compositivi di tantissimi generi. Oltre alla struttura singola di ogni episodio (vuoi più romance, horror o thriller) è ogni intera stagione ad avere in sé qualcosa di diverso dalle altre: più survival la prima, action la terza, sci-fi la quarta e quinta e al limite del misticismo l’ultima. C’è tutto e chi scrive pensa che nonostante qualche calo («Abbiamo girato 121 ore di Lost. Forse 15 o 20 episodi erano un po’ sotto gli standard») l’intera serie abbia sempre viaggiato su alti standard di godimento e credibilità. Le stagioni passano ma Lost non cambia mai.

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Abrams & Lindelof aggiunsero poi, anzi giurarono addirittura, che fosse una serie auto-conclusiva a forte trama verticale, impegnandosi poi a dare motivazioni scientifiche per tutti i misteri. Scrivono, alla fine:

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“Crediamo davvero che LOST sia diverso da qualunque altra cosa che abbiamo visto in televisione. Dalle ambientazioni incredibili, al cast unico, formato prevalentemente da volti nuovi ed entusiasmanti (per non parlare del fatto che è il cast più numeroso di qualunque altra serie ora in onda), LOST offre qualcosa ad ognuno: una serie fatta su misura, in grado di appassionare un pubblico più vasto possibile.

Alla moda. Spaventoso. Divertente. Misterioso. Romantico. Dall’impronta cinematografica.

Ma, più di ogni altra cosa, inaspettato. […] Speriamo di poterci perdere insieme con LOST.”

E la gente si è persa, si è persa eccome. L’ha fatto talmente tanto che, tra una stagione e l’altra, sono  stati lanciati degli ARG (Alternative Reality Games), giochi online a scopo promozionale che facevano da ponte e lanciavano indizi su quello che si sarebbe visto nelle stagioni successive. Questi giochi online avevano dentro di sé delle cose canoniche rispetto alla serie stessa, quindi sono da considerarsi come una sorta di “universo espanso” di Lost. Come se non avessimo già abbastanza elementi per una Mitologia completa.

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L’isola, i Numeri, la Dharma, gli orsi polari, la Ruota, la Luce, la Statua, il Tempio: tantissime cose nel corso delle stagioni sono entrate di diritto nella Mitologia di Lost e hanno contribuito a costruire la Lostpedia; alcune cose hanno avuto una risposta più o meno esaustiva, altre sono ancora avvolte dal mistero, come chi ha costruito la statua di Taweret che funge da casa di Jacob e che vediamo intatta in un salto temporale in un lontanissimo passato. Questa è una delle chiavi di Lost: il sapiente dosaggio dei misteri sia relativi all’isola che alla narrazione dei personaggi ha reso questa serie Maestra dei Cliffhanger, elemento principe della narrazione televisiva. Per costruire una serie televisiva rispettandone i paletti, Lost è la base da cui bisogna partire e difatti molti l’hanno fatto, chi rispettandone il rigido formato (40 min. Spaccati, cascasse il mondo), chi prendendosi più libertà.

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Veniamo poi ai personaggi, il cuore dell’intera saga di Lost: alcuni sono diventati iconici, come John Locke o soprattutto l’ambiguità da villain di Benjamin Linus (su cui bisognerebbe scrivere manuali su manuali), ma il vero potere dei personaggi che hanno animato la serie è stata la loro capacità di far empatizzare il pubblico che, soprattutto all’epoca della messa in onda settimanale, si è ritrovato a tifare e supportare per anni il proprio benianimo. Ogni personaggio, insomma, ha in sé qualcosa e sono stati tarati tutti per cercare di includere tutto il possibile. Per esempio, io confesso di aver sempre amato James Ford AKA Sawyer, ma pure di aver avuto un debole per Charlie e un amore viscerale per la storia di Sun e Jin Kwon. Di questi ultimi tre, volendo evitare spoiler, dirò solo che hanno la palma di momenti più toccanti dell’intera serie.

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Quindi perché Lost può essere considerata, ancora oggi, come la Bibbia delle serie tv? In primis perché la Bibbia è un libro che tutti citano e in pochi hanno davvero letto; un modo come un altro per dire che Lost nell’immaginario e nell’archivio delle serie è qualcosa con cui tutti bene o male fanno i conti, sia quando vogliono avvicinarsi a quello stile e costruzione narrativa, sia che se ne vogliano discostare appositamente. Dentro di sé, Lost ha delle regole auree per fare uno show televisivo di successo e la sua portata mondiale e di pubblico lo eleva in alto, molto in alto nel suddetto Olimpo televisivo.

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Un altro paragone che si può fare con la Bibbia è che la sua lettura si presta a più interpretazioni e crea un certo fazionismo: su Lost si sono arrovellati in molti, soprattutto sul finale (anche in maniera un po’ sterile, considerando che le contestate immagini sui titoli di coda finali, che avrebbero instillato un dubbio alla Inception, furono messe dalla ABC per avere una transizione morbida tra l’episodio e il telegiornale, non dagli sceneggiatori) e molte delle risposte sono state date, nel corso degli anni. Poco importa, alcune cose è bene restino un mistero.

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Va bene Stranger Things, The Night Of e Westworld, tutti titoli bellissimi ed icone del nostro tempo. Ma in principio… In principio c’era Lost e tutti videro che era cosa buona.

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