STAR WARS: CARRIE FISHER CI HA LASCIATI, MA LEIA È VIVA!

La fine di Carrie Fisher e il futuro di Leia Organa

di Alessandro Sivieri

L’interprete di Leia Organa se n’è andata a 60 anni, in seguito a un ricovero per infarto. Non staremo qui a speculare sul suo passato turbolento e sulla sua vita privata, quelli sono cavoli suoi. Anzi, ci sentiamo un po’ in colpa per come l’abbiamo presa in giro in questi mesi, sostenendo che la sua interpretazione dal vivo in The Force Awakens fosse più artificiale della sua copia in CGI di Rogue One. Però siamo sicuri che non se la sarebbe presa, in fondo era una donna forte e affascinante (con o senza bikini metallico). Tutte le protagoniste femminili di Star Wars sono toste, e lei ne era l’archetipo: Leia Organa è una delle principesse più action degli ultimi decenni e siamo abituati a vederla in mezzo a sparatorie e battibecchi con Han Solo (Harrison Ford).

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Come da par condicio, veniva salvata ma  sapeva anche salvare. Non aveva paura di sporcarsi le mani, come sua madre Padmé Amidala (Natalie Portman), anch’essa coraggiosa, forse un po’ più dolce, sensibile e nobile nel portamento. Poi c’è Rey, una Daisy Ridley fresca di successo, che deve ancora crescere e formarsi come personaggio. Alla lontana i suoi lineamenti ricordano più Padmé che Leia, ma di certo è la più selvaggia delle tre, quella che finora, date le circostanze e lo screen time a disposizione, ha dovuto marginalizzare la sfera affettivo-sessuale per farsi largo tra fughe e duelli (un po’ come la Jyn Erso di Felicity Jones, più matura e vendicativa).

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In questa bella rassegna femminile, salvo sorprese, Natalie Portman ha già dato il suo contributo, mentre Daisy Ridley è appena all’inizio. Il problema è che Carrie Fisher è morta, ma il suo alter ego Leia Organa no. Come si comporterà la Disney a riguardo?

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Potremmo paragonarla a Paul Walker delle saga di Fast and Furious: il giovane attore, morto durante le riprese del settimo capitolo, è stato mantenuto come personaggio in quest’ultimo grazie al contributo dei fratelli, a scene riciclate e alla CGI. In modo analogo Carrie Fisher è apparsa in Rogue One nella sua versione ringiovanita, grazie alla potenza della computer grafica; una prassi che sta prendendo piede a Hollywood, e che potrebbe salvare la principessa Leia: le sue scene per Episodio VIII sono già state girate e non conosciamo il destino del personaggio, ma se il suo ruolo fosse ancora essenziale per i capitoli futuri, quali saranno le contromosse della produzione? Apporteranno cambiamenti alla sceneggiatura di Rian Johnson o decideranno di ricorrere nuovamente al digitale in Episodio IX, diretto da Colin Trevorrow? Difficile dire se sarebbe peggio un’uscita di scena forzata del personaggio o la resurrezione grazie agli effetti speciali.

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Non abbiamo avuto problemi con il Governatore Tarkin di Peter Cushing, ma la morte della Fisher è molto più recente, più intima, e questo rende gli umori del pubblico imprevedibili. Una cosa è certa, il cinema non campa di simulacri, quindi dobbiamo chiederci se un personaggio, quella particolare versione del personaggio, ha i diritto di morire insieme al suo attore. Non parliamo dell’Han Solo giovane di Alden Ehrenreich, che ci può anche stare, ma di trovarci di fronte a uno zombie digitale con il volto della nostra principessa.

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