Matteo Berta intervista Marco Libretti
Le sperimentazioni saggistiche e critiche sono la specialità della mostrifera casa di Monster Movie. Oggi abbiamo deciso di estrapolare il giudizio cinematografico del remake de: “La Bella e la Bestia” dell’operazione nostalgia della Disney, ad un semplice spettatore rimasto legato al capolavoro d’animazione del 1991.
….piaciuto?
Si.
Perchè?
L’ho apprezzato perché è un progetto che è stato in grado di rimanere fedele alla produzione di cui tutti noi “bambini grandi” ci siamo affezionati. Soprattutto, legandoci al concetto appena espresso è importante sottolineare il modo in cui è stato trattato il processo di innamoramento tra i due protagonisti siccome si riesce a percepire quella particolare “magia” che forse si era un po’ persa nell’ultimo rifacimento di produzione francese.
La scelta di basarsi quasi interamente sul datato film d’animazione originale, quindi discostandosi dalla partitura della storia originale dei fratelli Grimm, quindi rimanendo fedeli al nostalgico successo disneyano è stata una mossa gradita?
Ovviamente, come ribadito in precedenza, la struttura narrativa dei rifacimenti in chiave Disney, trova maggiormente terreno fertile nel nostro animo nostalgico, che deriva inevitabilmente dal processo di crescita dell’intera cinematografia Disney di cui tutti noi ne percepiamo un legame forte.
Le leggere variazioni nei confronti del film d’animazione si integrano bene o stonano nella ripresa della storia originale?
I cambiamenti attuati sullo script nei confronti del canovaccio storico non influiscono negativamente, perché essi non vanno ad intaccare l’intreccio principale, anzi ne danno maggior vigore e aumentano l’interesse per i personaggi e lo svolgimento.
L’interpretazione della Watson ha fatto molto discutere, soprattutto per le difficoltà riscontrate in ambito canoro, cosa ne pensi della sua performance? Si è incarnata nel modo giusto come principessa Disney?
Il lavoro di Emma Watson è da considerarsi generalmente positivo, in particolare è da esaltare il suo profilo psicologico nelle sequenze legate al rapporto con la bestia e nel lasciar trasparire in modo magistrale la tenacia del personaggio che interpreta nelle varie sequenze appena citate.
In conclusione ho notato che lo spettatore Marco, ha saputo apprezzare questo film principalmente per esser riuscito a ripescare i suoi sentimenti infantili di quando usurò la VHS del classico Disney nei pomeriggi post-scolastici.
Perché in fondo è quello l’obbiettivo della major, puntare tutto sul sicuro e rinvigorirlo e rimpinguarlo di nuovi capitali, la Disney ha attuato questo procedimento in tutte le sue produzioni: con la Marvel ha pigliato la serialità fumettara aggiungendo sul calendario un numero infinito di date (Qui il nostro articolo), con la LucasFilm non ha fatto altro che riportare in chiave Disney Channel Star Wars più fedele ad una logica trilogia originale che Prequel, fino ad arrivare a portare in versione live action i suoi classici animati riuscendo a colpire i nostalgici e una serie di datate generazioni fino al tentativo di pigliare quelle nuove.
Quindi cosa è cambiato in ventisei anni? Niente…
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