Pirati dei Caraibi: Il quinto capitolo che annulla il quarto.

di Matteo Berta

“Ci sarà sempre un altro film di Pirati finché Depp lo vorrà…”

Sono queste le parole con cui Jerry Bruckheimer annuncia la possibilità di ritornare sulle proprie decisioni e non considerare come “finale” questo quinto capitolo della saga. Dopo le notizie gossippare riguardanti il vizietto di sperperare due milioni di dollari al mese da parte di Johnny Depp e quindi il rischio di bancarotta, abbiamo visto il nostro Jack tornare nei suoi vestiti (a fatica, considerando la massa corporea) da pirata canaglia e non solo, buttandosi a capofitto nell’universo di Harry Potter e nel nostro speranzoso Dark Universe (Qui ne parliamo) dei mostri della Universal.

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Questa vendetta di Javier “Salazar” Bardem (che ricalca Davy Jones) non è affatto male, puzza molto di reboot, un ulteriore tentativo di rilanciare il franchise con nuovi protagonisti dopo l’aberrante episodio quattro che, narrativamente parlando, viene annullato da questo quinto capitolo. Infatti questo film è il perfetto sequel del terzo film (letteralmente seguito della scena post-credit di At World’s End) e riferimenti all’episodio precedente sono minimi. Si mantiene lo standard del brand attraverso la composizione storica classica di Jack Sparrow in fuga che si incastra con linee di continuità diverse ma che infine convergono in una sola caccia al tesoro (Alla ricerca del MacGuffin perduto).

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Ovviamente nella lunga stagione da operazione hollywoodiana nostalgia, non potevano mancare le continue strizzatine, forzature e ritorni di attori appesantiti  fuori luogo, non vogliamo spoilerare, ma basta vedere il trailer asiatico per renderci conto dei vecchi protagonisti di nuovo al “timone”.

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La Colonna Sonora ci staL’interesse nei confronti della paternità dei nuclei tematici più famosi della saga è sempre stato alto. Ricordiamo che il primo capitolo è stato firmato da Klaus Badelt (della Media Adventure) per poi essere richiamato dal babbo Zimmer che, visto il successo del primo film e della prima score, decise di tenersi per se i successivi tre sequel rivendicando la proprietà dei temi di Badelt, ma in modo inusuale, non utilizzando He’s a Pirate durante il minutaggio dei film ma solamente nei titoli di coda. I pezzi di Zimmer per Pirati dei Caraibi furono molto funzionali e arrivarono al pubblico con grande forza tanto da far esclamare da un addetto ai lavori “Zimmer usa l’orchestra come una chitarra elettrica”, non so fin quanto possa essere considerato un complimento.

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Questo quinto capitolo, Zimmer lo ha affidato inspiegabilmente ad un altro dei suoi ragazzotti, Geoff Zanelli che già al tempo collaborò con Badelt per la score de La Maledizione della Prima Luna. La sua colonna sonora funziona, è immediata e ricalca le scene, certo non troverete chissà quale qualità, ma Geoff si limita ai compitini e si sente proprio che non è intenzionato a farla fuori dal vasino. L’utilizzo dei temi classici in alcuni momenti è abbastanza forzato e spesso non si amalgamano alla perfezione con le nuove scarse proposte originali.

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Per noi amanti di mostri sarebbe scorretto non citare la fantastica (seppur limitata) scena monster, dove ci troviamo di fronte tre squali zombie/fantasma che danno la caccia in modo spettacolare ai tre protagonisti, una sequenza orchestrata in modo impeccabile.

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