di Giovanni Siclari
Ben ritrovati cari amici di Monster Movie Italia, riprendiamo quest’oggi il nostro cammino nell’immaginario medievale concentrando la nostra attenzione su uno degli animali appartenenti alla schiera delle bestie sacre e legate alla luce: stiamo parlando dell’unicorno.
La fama di tale creatura è seconda solo al drago, tanto è vero che anche nei simbolismi araldici l’unicorno rappresenta, insieme a grifoni, leoni e dragoni, una delle creature che con maggior frequenza compare negli stendardi, negli scudi e nei vessilli.
Prima di partire vedere il punto di vista degli uomini del Medioevo europeo, bisognerà ricordare che questa creatura era già nota nel mondo antico come ci testimonia il medico greco Ctesia, vissuto nel V secolo a.C. Secondo Ctesia, l’unicorno era una bestia simile all’asino ma caratterizzato per l’avere la testa rossa, gli occhi blu e un corno (a volte anche a torciglione) sulla fronte molto piccolo (si parla di 50 cm circa). L’ubicazione di tale creatura sarebbe stata riconosciuta nella meravigliosa terra d’Oriente: l’India.
Passano i secoli e l’unicorno si trasforma, da piccolo asinello dal corno minuscolo, in meraviglia d’Oriente, preda dell’ambizione dei cacciatori e dei viaggiatori. Plinio il Vecchio ed altri enciclopedisti dell’epoca si chiedono se non si tratti del rinoceronte, noto ai romani per la sua presenza nei combattimenti circensi contro altre bestie. Oggi gli storici e gli zoologi moderni riconoscono il rinoceronte asiatico come l’animale travisato dagli antichi e chiamato da questi unicorno.
Nel Medioevo le cose vanno diversamente, dato che si assiste alla produzione di diverse varietà di unicorni: il monoceros, l’egliceron e l’unicorno marino (quest’ultimo è probabile che si tratti del narvalo). Nonostante queste varietà, gli eruditi medievali attribuiscono a questo animale leggendario il corpo e le dimensioni del cavallo, con la testa del cervo, la coda leonina e le zampe simili a quelle degli elefanti. Altri ancora invece lo identificano con dimensioni più piccole, simili a quelle di un capretto e con al posto della testa del cervo quella della capra e altre varianti. Quello comunque su cui concordano tutti è il fatto di essere una creatura ibrida dotata di un corno fantastico e molto lungo. Proprio quest’ultimo ha il potere di allontanare i demoni e purificare qualsiasi cosa con il suo tocco; da questo si capisce come l’unicorno sia diventato facilmente la rappresentazione cristologica di Gesù.
Benché creatura fantastica e sacra, gli uomini non si fanno problemi a cercarla e a cacciarla. L’unicorno però contrappone a questi la sua meravigliosa velocità insieme alla brutalità e alla ferocia. Come fare allora a catturare un animale fantastico? Semplicemente si ricorre a una vergine.
L’unicorno essendo un animale pure è attratto dall’odore di verginità e di purezza delle donne e i cacciatori se ne servono per tendergli una trappola nel cuore della foresta. Nel sentire l’odore, l’unicorno esce dal suo rifugio per inginocchiarsi dinnanzi alla vergine e addormentarsi affianco a lei. I cacciatori a questo punto possono catturarlo o ucciderlo a tradimento. Nel caso in cui questi venga catturato, il suo rifiuto per la cattività (e il suo orgoglio) lo porta a lasciarsi morire.
Nel caso in cui la fanciulla utilizzata come esca non sia vergine e abbia già provato i piaceri carnali, l’unicorno sventa la trappola rilasciando la sua furia sui cacciatori e sulla donna.
Nonostante una leggera iracondia, l’unicorno e specialmente il suo corno vengono riconosciuti con la Trinità o con il Cristo, tuttavia non tutti gli uomini di cultura del XIII secolo accettano la sua natura santa. Autori come Pierre de Beauvais, Guillame le Clerc ed altri vedono in lui la vera natura diabolica e crudele e proprio la sua ossessione per la verginità è il discrimine per relegarlo alle creature infernali.
Che dire dunque? Come tutti gli animali medievali, anche l’unicorno vive un’esistenza travagliata tra la luce e l’oscurità a seconda dei tempi e degli uomini.
Anche per oggi il nostro viaggio volge al termine, al prossimo articolo.