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THE DEFENDERS – La Fase Uno Marvel/Netflix è finita (per fortuna)

di Cristiano Bolla

Ci sono voluti tre anni, ma la prima fase delle serie realizzate da Marvel Television per Netflix è finita. Lo sviluppo ricalca in pieno quanto fatto dalla “casa madre”, la Marvel Studios, con capitoli dedicati ai singoli super eroi e, ogni tot, il filmone corale degli Avengers. Nel caso delle serie targate Netflix, il percorso ha portato alla serie The Defenders: nulla a che vedere con la formazione cartacea, ma questo poco importa.

Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist: questi gli eroi scelti per guidare lo sbarco della Marvel sulla piattaforma streaming. Iniziò tutto con la prima serie dedicata al Diavolo di Hell’s Kitchen e fu immediatamente delirio: ottima qualità, ambientazioni dark, bei combattimenti e soprattutto il fatto che l’intera serie fosse comunque ambientata all’interno del MCU fece presagire un futuro radioso per questa serie di progetti; tutto in parte confermato con la seconda stagione, che ha avuto il grosso pregio di lanciare Frank Castle, protagonista della prossima serie, The Punisher. Poi venne Jessica Jones e qualcuno iniziò a storcere il naso: carino, sì, ma già si era perso qualcosa. Quindi Luke Cage: qui i problemi erano evidenti, di ritmo e appeal dei personaggi soprattutto, oltre che di scelte narrative quantomeno discutibili. Infine il disastro totale, Iron Fist: chi scrive gira per strada con un video sul telefono, uno stacco di inquadratura preso dall’episodio 4, un errore madornale che ai tempi dell’università mi avrebbe fatto bocciare anche in Teologia; e non era la cosa peggiore: ritmo, personaggi e protagonista, una serie francamente terribile e per questo cassata da critica e audience. Il destino della serie corale, The Defenders, appariva decisamente tempestoso. Riassumendo con voti da 1/5:

Daredevil  ⭐⭐⭐⭐

Jessica Jones  ⭐⭐ ⭐

Luke Cage ⭐⭐

Iron Fist ⭐ e sono buono

The Defenders prende il via da dove era finito Iron Fist: Danny Rand e (ahimè) Colleen Wing sulle tracce della Mano, che sta pianificando qualcosa a New York. Matt Murdock è tornato ad essere un semplice avvocato, Jessica è sempre più alcolizzata e Luke è appena uscito di prigione. Non ci vorrà molto (4 puntate) affinché i destini dei quattro si incrocino e il loro obiettivo comune diventi fermare le Cinque Dita della Mano, tra cui quella Madame Gao che francamente non si riesce più a vedere. È peggio del prezzemolo.

La serie è, in sostanza, la summa di quanto si è visto nelle altre serie, nel bene e anche nel male. La caratterizzazione dei personaggi è precisa e quantomeno coerente nei suoi difetti: la dualità di Murdock, l’apatia di Jessica, il senso di giustizia di Luke e la bimbominchiaggine di Danny sono sempre lì, scandite da un color grading dedicato ad ognuno di loro. Come i Power Ranger, in pratica. Se questo funziona in modo interessante, sopratutto per il Power Ranger Rosso Daredevil, è un evidente limite per altri, soprattutto Iron Fist: la sua stupidità diventa stucchevole, fastidiosa e pretesto narrativo per far andare avanti le cose. Ma se ti affidi alle bizze di un bambino viziato e col broncio per portare avanti una trama, l’interesse non può essere elettrizzante.

Sempre da Iron Fist e in parte da Luke Cage The Defenders ha ereditato una sensazione di povertà produttiva: i combattimenti e in generale la resa filmica della serie a tratti sembra ingiustificata per i milioni che ha alle spalle, cosa che era molto, molto evidente nelle ultime due serie dedicate al Power Ranger Giallo e Verde. Un esempio che mi è rimasto in testa (non eccessivamente spoileroso): ad un certo punto della serie precipita un ascensore; noi lo vediamo cadere dall’alto perché la scena inizia lì, ma abbiamo anche un punto di vista dal basso, dove è in corso un altro combattimento. Bene: l’unico motivo che mi viene in mente per non aver visto l’ascensore schiantarsi a terra è che costava troppo, specialmente perché un’altra micro-scena ambientata ai piedi dello stesso c’è. Sei la Marvel su Netflix, certe cose (come l’errore di stacco che ho nel cellulare e che mostro a chiunque) non ce le possiamo ne aspettare ne dimenticare.

Altro capitolo riguarda la trama generale, che funziona bene a metà serie, nel momento in cui i quattro iniziano a relazionarsi ognuno con le proprie caratteristiche, ma poi va un po’ a meretrici nel momento in cui si decide di voler per forza far rientrare un personaggio secondario, dargli incredibile risalto e addirittura elevarlo a vero nemico della serie. Non dico chi per evitare spoiler, ma la sensazione di minestra riscaldata dà veramente poco sapore a tutto il risvolto narrativo. Fandom?

Come si diceva, la Fase Uno della Marvel Television si conclude così, con la già sicurezza che la seconda fase poggerà le basi su questa ossatura (già annunciate una terza di Daredevil e una seconda di Jessica Jones) e qualche innesto nuovo come The Punisher, da cui ci aspettiamo grandi cose, o quantomeno che sia violento al punto giusto. Alti (qualcuno) e bassi (parecchi) in questa prima fase, le cui critiche speriamo possano far riflettere gli uomini nella stanza dei bottoni.

P.s: il vero punto forte della serie, per dirla con le parole di Nanni Cobretti, è che è una serie di menare.

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