TRA PERFEZIONE, SANTITÀ…E STRANI ODORI
di Giovanni Siclari
Rieccoci cari amici mostruosi ad un nuovo articolo sul Medioevo Mostruoso e l’immaginario medievale. Quest’oggi aggiungiamo alla nostra carrellata di animali la misteriosa pantera. Animale elegante, aggraziato, nobile, misterioso e con qualche punta di sensualità, la pantera che oggi noi conosciamo era totalmente diversa da quella che gli antichi uomini del Medioevo Europeo immaginavano.
I bestiari medievali ce la dipingono come una creatura ammirevole, dolce e benevola legata fortemente alle figure tipicamente cristologiche. Proveniente dalla terra d’Africa, è annoverata tra le belve meravigliose per via della sua pelliccia che gli antichi immaginavano essere composta da diversi colori distribuiti in modo maculato, striato, a cerchiolini (alcuni dicono sette per via del significato numerologico identificato con la perfezione e la totalità tipicamente divina).
Ma se il pelo tecnicolor è meraviglioso, ancor di più è l’odore soave che si pensava questa esalasse per attirare gli animali. Tutti gli animali la seguono mentre quelli corrotti come il drago la rifuggono nascondendosi negli antri più reconditi. La pantera è una nemica del drago (come lo è anche l’elefante, vi rimandiamo per approfondimento in merito all’articolo sul Drago). Essendo una creatura legata al Cristo, l’odore soave che questa emana è l’odore della santità, in grado di scacciare il Diavolo spesso incarnato con la figura del Drago.
I paragoni cristologici sono già presenti in alcuni manoscritti tardo antichi, redatti da ignoti ma di cui sappiamo provenire da Alessandria d’Egitto, è il caso del Physiologus (il Fisiologo). Successivamente alcuni eruditi della prima metà del XII secolo congetturarono che il rapporto tra pantera e il Cristo fosse comprovato dalla sillaba “pan” (tutto) con cui inizia la parola “pantera”. La pantera sarebbe l’incarnazione del “grande tutto” unificatore del mondo animale.
Altri autori invece si concentrano su un’altra peculiarità dell’animale, tra l’altro già nota dai tempi di Plinio. La gravidanza della pantera è l’oggetto per una riflessione morale: i suoi cuccioli, impazienti di uscire, lacerano il ventre e le viscere della bestia. Una circostanza che ricorda ai lettori il rispetto per i genitori e la necessità di non cercare mai conflitti con loro, coltivando le virtù della pazienza e della moderazione.
Se la pantera è un’animale virtuoso non si può altrettanto del suo compagno, definito il “pardus”. Anche questo è dotato di pelo variopinto ma non dell’odore santo della pantera. Inoltre pare che il temperamento del pardo sia totalmente votato alla violenza, al sangue e alla crudeltà inoltre si dimostra essere un compagno infedele e astuto. Solitamente cerca femmine perennemente in calore di altre specie come la leonessa, lussuriosa come la lupa, dal cui incrocio uscirebbe una beplistia bastarda pericolosa e diabolica: il leopardo, creatura che secondo alcuni storici potrebbe essere quello identificato da Dante con il nome di Lonza, presente nel I canto dell’Inferno della Divina Commedia.
Noi siamo arrivati alla conclusione di questo articolo, vi aspettiamo al prossimo appuntamento di Medioevo Mostruoso. Un caro saluto!