Antò…fa caldo!
di Giovanni Siclari
Consigliamo di ascoltare Fawks The Phoenix di John Williams durante la lettura.
Rieccoci cari amici di Monster Movie, sempre qui vivi…e accaldati. Approfittando dell’arrivo dell’estate ho deciso che fosse arrivato il momento di dedicare una parte del nostro bestiario medievale a una creatura tra le più note nella cultura popolare nonché azzeccatissima per questo caldo che si sta facendo prepotentemente strada: stiamo parlando della Fenice.
Creatura certamente nota grazie ai libri e ai film di Harry Potter, dove ne vediamo un bell’esemplare nello studio del professor Silente e le cui piume fanno da nucleo ai cuori delle bacchette di Harry e Voi Sapete Chi (io non pronuncio mai quel nome). Ma come veniva vista e rappresentata tale creatura nell’immaginario, nei bestiari e nel meraviglioso medievale? Cercheremo di trattarne un profilo generale.
Ebbene la fenice è sicuramente uno degli uccelli più strani e prodigiosi che possiamo trovare nei bestiari dell’età di mezzo. Si diceva ne esistesse un solo esemplare in tutto il mondo conosciuto e che fosse di grandi dimensioni nonché di ineguagliabile bellezza grazie al suo collo dorato, al petto porpora e alle ali di color zaffiro e smeraldo con delle zampe di rubino. Proprio per le sue qualità meravigliose è oggetto di ricerca di cacciatori, uccelli da preda e addirittura dei temibili draghi. Per ovviare alle minacce allora ecco che cerca rifugio nei deserti d’Arabia, da cui appunto deriva il nome di Araba Fenice (creatura nota già nota agli antichi egizi e ai greci anche se con varianti); nei deserti arabi la fenice si nasconde per anni, secoli e addirittura può arrivare a mille anni d’età prima che sopraggiunga la morte.
La morte della fenice è appunto l’elemento caratterizzante di questa creatura e che le ha permesso di entrare nella simbologia cristologica per eccellenza. Quando la fenice sente l’approssimarsi della sua ora si sparge il corpo dei tipici unguenti che venivano utilizzati per i moribondi e i morti (aromi e mirra) profumandosi con dell’incenso. Dopodiché si sarebbe messa a preparare il proprio rogo proprio nel punto in cui i raggi solari avrebbero avuto più intensità. Attraverso il suo sbatter d’ali avrebbe appiccato il fuoco e su questo si sarebbe adagiata per morire lentamente. Dopo tre giorni e tre notti ecco il prodigio: dalle sue ceneri risorge a rinnovata bellezza e giovinezza pronta ad affrontare una nuova vita. Si intuisce bene come la similitudine con la Resurrezione del Cristo sia stata impossibile da evitare e che abbia garantito di fatto un biglietto di ingresso nel bestiario delle creature sante. La resurrezione della fenice, cosi come quella del Cristo, sono un espediente che gli uomini di fede utilizzarono per invitare i fedeli a credere nella Resurrezione e a non temere la morte.
Con questa piccola pillola, vi auguro di prepararvi al meglio all’arrivo dell’estate e a non fare la stessa fine della fenice quando sarete sotto il sole cocente.
Al prossimo articolo mostruoso!