MANDY – L’horror con Nicolas Cage ma non per colpa sua

Mandy di Panos Cosmatos ha stupito un po’ tutti, grazie al miglior Nicolas Cage di sempre.

di Cristiano Bolla

Chi l’avrebbe detto che saremmo riusciti a vedere un film con Nicolas Cage in cui la parola horror non identifica la sua performance, ma solo il genere del film. Mandy è un horror molto particolare in cui spicca proprio l’attore Premio Oscar (ricordiamolo sempre).

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Presentato al Sundance Film Festival e successivamente anche a Cannes, Mandy è un revenge movie di genere horror diretto da Panos Cosmatos, regista italo-canadese di origini greche al suo secondo film. Uno che evidentemente ha una passione per l’horror e i suoi autori principali, visto che in Mandy sembra buttarli tutti dentro una planetaria e quello che viene viene. E la cosa funziona pure bene.

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È la storia di Red Miller (il nostro vituperatissimo Nicola Gabbia), taglialegna di professione e follemente innamorato di Mandy (Andrea Riseborough), con la quale vive in una casa vicino ad un lago in cui tutto è saturatissimo, persino i cerbiatti. Succede che sulla strada per la casa della nonnina, Mandy viene vista dal capo di una Setta, un santone che però è anche un cantautore, il quale entra in fissa con lei e la fa rapire da un gruppo di motociclisti demoniaci che sembrano usciti dall’Inferno. Lei gli ride in faccia al c***o (oh, giuro che è una recensione accurata!) e così il Santone fa quello che ogni maschio offeso avrebbe fatto: la brucia. A quel punto, parte la vendetta di un Nicolas Cage mostruosamente fantastico.

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Raccontata così fa ridere ed in effetti il film ha in sé quel divertimento tipico da tensione che si distende, ma in realtà Mandy è proprio diviso in due parti: la prima è un trip psichedelico assurdo, con una regia e ancor più una fotografia ricercatissima; un viaggione da LSD anche un po’ tedioso in cui aspetti solo che il film parta veramente. E lo fa, perché il Premio Oscar (ricordiamolo ancora) Nicolas Cage sale in cattedra e allora succede di tutto: asce vengono forgiate, demoni bikers con una lama al posto del c***o (di nuovo, è tutto accurato!) vengono slamati, epici scontri con motoseghe riempiono lo schermo. In qualche modo, tutto questo ha assunto un aspetto molto coerente.

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Che Mandy viva di mille influenze è palese: c’è il Tobe Hopper di Non aprite quella porta, Sean S. Cunningham e il suo Venerdì 13, sicuramente una spruzzata di Sam Raimi (per La Casa eh, mica per Spider Man) e persino un cult come Le colline hanno gli occhi di Alexandre Aja. Di tutto e di più, un’orgia horror che rischia di implodere in se stessa sotto il peso di un film troppo ricercato e pasticciato per funzionare, ma poi arriva lui, l’eroe tanto a lungo disonorato: Nicolas Kim Coppola (ricordiamo anche che è il nipote di Francis Ford Coppola, che male non fa) AKA Nicolas Cage.

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Della sua carriera, tra qualche anno, resteranno infiniti meme, un Oscar come Miglior Attore Protagonista per Via da Las Vegas, tantissimi film tremendi (Il Prescelto, dirne uno e dirli tutti) e in tutto questo però qualcuno salterà fuori a dire “sì, ma la scena nel bagno che c’è in Mandy?“. E quella persona andrà abbracciata, perché avrà ragione: nel piano sequenza del film di Cosmatos c’è tutto l’over-acting di Nicolas Cage, solo che qui è potente, estremamente fisico e incredibilmente perfetto. Due minuti meravigliosi che gli valgono la miglior interpretazione della sua carriera, quantomeno tra quelle in cui ha il pulsante ON acceso. Poi si spegne, prende l’ascia, spara frasi ad effetto a caso e ammazza tutti sotto doppie lune in cielo. Applausi, solo applausi. 

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Mandy è un horror imperdibile per gli appassionati del genere, che possono ritrovarci tantissimi riferimenti agli autori maestri del genere e nonostante questo pastiche godersi un film coerente, con un attore in stato di grazia e un certo fascino psichedelico.

Guardalo sotto LSD potrebbe migliorare ancora di più il film, ma non Nicolas Cage. Lui ha già raggiunto il top così.

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