Il duplice volto del più santo tra tutti gli animali
di Giovanni Siclari
«Ecce agnus Dei, ecce qui tollit peccatum mundi»
(Giovanni 1, 29)
Ben ritrovati cari lettori di Monster Movie in un nuovo articolo di Medioevo Mostruoso dedicato questa volta ad uno degli animali (oltre al cervo e all’unicorno) legato per eccellenza alla figura di Cristo: l’agnello.
La scelta di questo animale per l’articolo non poteva non essere dovuta all’ accostamento con la festa della Pasqua ebraica e cristiana, festa che tocca direttamente e indirettamente religiosi e laici.
Sin dai tempi antichi, il rapporto tra l’uomo e gli animali si è sempre tradotto in una mera interazione volta a garantire la sopravvivenza di primi tramite i prodotti che se ne potevano ricavare dai secondi come: pelli, carne, latte, formaggio ecc. Con la progressiva complessità sociale e culturale questo rapporto di scambio unilaterale tra uomo e bestia si codifica secondo immagini e simbologie che si collegano a questa virtù o a un determinato significato simbolico. Ecco dunque che già a partire dal contesto storico dell’Antico Testamento troviamo episodi come il sacrificio di Isacco che alla fine si concludono con l’immolazione di un animale, legato sempre al contesto quotidiano, che successivamente otterrà una carica simbolica potente.
Come ci dimostra uno degli episodi più crudi legati proprio alla Pasqua ebraica, quando l’angelo della morte scende sui primogeniti di ogni famiglia, solo il sacrificio di un agnello (creatura pura come molti dei bambini che saranno successivamente uccisi) e il suo sangue permette di fermare l’avvento della Morte.
Con l’avvento del Cristianesimo, la Pasqua ebraica assume un nuovo significato pur mantenendo costante il tema del sacrificio di un agnello. Non si festeggia più la fuga degli ebrei dall’Egitto ma l’immolazione di Gesù Cristo sulla Croce per liberare gli uomini dal peccato e dalla Morte. Ecco dunque come il Cristo venne subito associato simbolicamente all’Agnus Dei.
Quello che a noi interessa adesso è la concezione figurativa e soprattutto simbolica che gli uomini del Medioevo potevano avere circa questo piccolo e candido animale. Se dell’ariete spesso si parla per la sua vigilanza, per il suo coraggio e per la sua forza vitale, l’agnello viene definito nei bestiari come “l’animale più dolce della terra”. Esso infatti non ha corna per difendersi e quando viene tosato per la lana non si ribella minimamente ma subisce il tutto con ubbidienza. Innocenza e purezza sono i simboli che esso incarna. L’agnello non si allontana mai dalla pecora e qualora dovesse perdersi, essa riesce a riconoscerlo dal belato, manifestandogli dolcezza e tenerezza creando un’analogia con il Cristo, dispensatore di amore e punto di riferimento per ogni credente. La pecora è quindi simbolo di dolcezza e carità. L’agnello dei bestiari medievali è la rappresentazione del Cristo, citato dai vari autori che si rifanno alle parole di Giovanni Battista tuttavia in pochi parlano dell’agnello giudice e vendicatore presente nell’Apocalisse, incollerito che lotta contro le forze del male e contro la Morte:
Quando l’Agnello aprì il sesto sigillo, vidi che vi fu un violento terremoto. Il sole divenne nero come sacco di crine, la luna diventò tutta simile al sangue, le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi. Il cielo si ritirò come un volume che si arrotola e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto. Allora i re della terra e i grandi, i capitani, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le rupi dei monti; e dicevano ai monti e alle rupi: Cadete sopra di noi e nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello, perché è venuto il gran giorno della loro ira, e chi vi può resistere?
(Apocalisse 6,12-17)
L’Agnello è dunque presente in vari ambiti culturali medievali che vanno dalle semplici rappresentazioni negli affreschi, alle miniature nei codici manoscritti fino ad oggetti di uso comune come le monete. Anni fa, uno dei miei oggetti di tesi di laurea riguardò proprio le monete emesse dai Cavalieri Ospitalieri, durante la loro permanenza nell’isola di Rodi (1309-1522). Durante l’analisi di queste emissioni secolari ebbi modo di notare come a un certo punto, a partire dalla metà del XIV secolo, le monete recassero al rovescio l’immagine del Cristo con in mano l’agnello portante il vessillo dei Cavalieri Ospitalieri. Queste monete d’argento dette “aspri” iniziarono a essere coniate sotto il granmaestro Jean de Lastic (1437-1454) e si modificarono nell’iconografia nei primi ducati d’oro di Pierre d’Aubusson e in quelli di Émery d’Amboise agli inizi del XVI secolo.
Concludiamo l’articolo augurandovi buone feste ed evitate di mangiare l’agnello, o l’ira del vendicatore cadrà su di voi!!111!!1!