CHEWBACCA Forever

La grandezza di una performance si percepisce sotto un leggero trucco o tonnellate di pelo.

di Matteo Berta

Sappiamo bene che non è saggio far innervosire uno Wookie, puoi ritrovarti facilmente senza un braccio, ne sa qualcosa Unkar Plutt che in una scena tagliata del settimo capitolo di Star Wars finisce senza volerlo per partecipare a un gioco d’azzardo da tavolo, ma la posta inaspettata è il suo stesso arto superiore. Un ascoltatore distratto potrebbe farsi un’idea sbagliata della razza mostrifera umanoide più famosa di Guerre Stellari. Uno Wookie può essere preferito al bacio di un umano che non vuole ammettere i propri sentimenti o può portarti in spalla se ti trovi nel mezzo di una guerra dei cloni e la tua statura non supera il metro di altezza.

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Oggi ci lascia Peter Mayhew, storico interprete di Chewbacca: il co-pilota più famoso del cinema e la “palla di pelo” più amata della saga. Meno di un mese fa l’attore che ha preso il suo posto negli ultimi film (Joonas Viljami Suotamo) lo aveva ringraziato pubblicamente sul palco della Star Wars Celebration di Chicago definendolo per l’ennesima volta come il suo più importante maestro.

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La consolazione deriva dal fatto che il suo personaggio non morirà con lui, nessun numero di maglia verrà ritirato, perché Chewie è sempre sopravvissuto anche quando il pelo che lo ricopriva ospitava una persona diversa o era interamente prodotto in digitale. Quello che mi piace pensare è che Peter abbia avuto la possibilità di gustarsi quella che a mio modesto parere è la miglior sequenza che ritrae lo Wookie più coraggioso della Galassia in azione.

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Ci troviamo in una buca fangosa del campo base dell’Impero e il giovane Han Solo, giudicato rivoltoso e disertore, viene dato in pasto a una bestia prigioniera. Inizialmente lo spettatore non si aspetta di trovarsi sullo schermo il futuro migliore amico del protagonista, ma assiste con ansia all’avvicinarsi di una creatura nell’ombra, ricordando con eleganza la famosa scena del Rancor del sesto episodio di Star Wars. Poi Chewie si rivela e allora non vediamo l’ora di capire come potrà nascere il legame tra loro due partendo da delle premesse non del tutto rosee. La scena è un susseguirsi di momenti comici alternati a una coreografia efficace e un montaggio intelligente. La fotografia di Bradford Young (già per tutto il film, ma in particolare per questa scena) gioca sulle ombre e immagini in controluce, riprendendo spesso dal basso i protagonisti che vengono oscurati dal fatto che la fonte luminosa proviene dall’alto, unica via di fuga da quella prigione. Dopo una colluttazione i due personaggi trovano l’intesa e come si suol dire: il resto è storia…

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Solo: A Star Wars Story non sarà un grande esempio di Star Wars né rappresenta un film identificativo per Peter Mayhew, ma trovo che non ci sia un miglior modo per ricordarmi di lui, quando per la prima volta, il suo personaggio incontrò il suo migliore amico.

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