DOCTOR STRANGE – L’INCANTESIMO DELLA MARVEL
di Alessandro Sivieri
Se il vostro male è legato alla noia e alla monotonia, probabilmente il Dottore ha una cura per voi. Parliamo di Stephen Strange (Benedict Cumberbatch), lo Stregone Supremo, uno dei personaggi più potenti e affascinanti dell’Universo Marvel, introdotto in questa origin story nuova di zecca e pronto a correre in soccorso agli Avengers nei futuri conflitti cosmici di Infinity War. Se pensiamo infatti che tutte le pellicole Marvel/Disney ci stanno conducendo all’ascesa di Thanos, antagonista dalla forza sconfinata e determinato a distruggere ogni cosa, ci sarà bisogno di risorse sovrannaturali per sconfiggerlo, in una battaglia dove la Terra e la realtà che tutti conosciamo sono solo un punto di partenza. Se Guardians of the Galaxy ci portava nello Spazio, l’onere di questo film è farci scoprire il lato mistico della faccenda, insieme a dimensioni parallele e molteplici entità semidivine.
Nel pieno rispetto dei canoni della genesi eroica, la storia ha inizio con una persona apparentemente normale: Stephen Strange è un celebre neurochirurgo dal talento eccezionale che però pecca di arroganza ed egocentrismo, come un Tony Stark, ma con più classe e razionalità. Avendo perso parzialmente l’uso delle mani dopo un violento incidente, adopera ogni mezzo in suo possesso per guarire, ma senza esito positivo. La sua carriera va in fumo, così come il suo autocontrollo. Strange si isola da affetti e amicizie, ossessionato dal talento che non può più mettere a frutto. In un tentativo disperato, mette da parte il proprio scetticismo sulla magia e si reca al santuario di Kamar-Taj, dove incontrerà lo stregone Karl Mordo (Chiwetel Ejiofor) e la leggendaria entità nota come Antico (Tilda Swinton). In seguito alle suppliche di Strange, l’Antico accetterà quest’ultimo come suo discepolo, con la promessa di guarirne sia il corpo che lo spirito.
Inizialmente incredulo e sfrontato, Strange si sottopone all’addestramento, imparando velocemente grazie alle sue doti e venendo a conoscenza di mondi e forze che il resto dell’umanità ignora. Ovviamente una grave minaccia sovrannaturale sta per attaccare la Terra, quindi il novizio Dottor Strange dovrà correre in soccorso dei suoi nuovi alleati. Nessun passaggio o plot twist si discosta troppo dal già visto, ma a rendere gloriosa questa produzione sono le interpretazioni e gli effetti speciali visionari: il regista Scott Derrickson (Sinister, L’esorcismo di Emily Rose), prendendo un po’ in prestito dal passato (la scena della città capovolta ricorda molto Inception), mette in scena scontri magici altamente coreografici in uno scenario costantemente mutevole: portali interdimensionali, pavimenti caleidoscopici, palazzi che si animano, corridoi che si intrecciano. Il mix perfetto tra un’overdose di LSD e i quadri di Escher. Tutto è dinamico, visivamente pionieristico, convincente nella sua follia. E poi c’è il protagonista, il britannico Benedict Cumberbatch, che con i suoi lineamenti quasi alieni incarna un Dottor Strange da urlo; sia nell’aspetto che nella gestualità sembra preso di peso dai fumetti. Ad aggiungere ulteriore carisma la sua voce profonda, che viene persa nel doppiaggio nostrano. Magnetico anche l’Antico di Tilda Swinton, dalle sembianze e dal portamento ultraterreni, che non fatica a rubare la scena, in barba ai toni polemici sul casting. Dopo tanti conflitti tra Avengers si sentiva davvero il bisogno di una nuova storia d’origine senza fronzoli, e grazie a una regia solida e alla profondità del protagonista ci siamo evitati un Tony Stark 2.0. Ovvio, parliamo di un film ottimo ma pur sempre incastonato nella ferrea continuity del suo universo cinematografico, dove un episodio ben scritto può reggersi sulle proprie gambe a patto di rispettare gli avvenimenti futuri. Ogni pellicola è un ponte verso l’altra, come una cellula dall’autonomia piuttosto limitata.
Questo fa sì che Doctor Strange si porti appresso alcuni tipici difetti di casa Marvel, come la colonna sonora piuttosto anonima (The Winter Soldier, qualche anno fa, è un’eccezione) e un antagonista poco sfruttato. Mads Mikkelsen è senza dubbio un attorone, e il suo Kaecilius, classico discepolo convertitosi al lato oscuro, possiede una sufficiente carica di solennità e cinismo, ma il ruolo non sconfina dall’usa e getta, in favore di minacce più grandi. Certo, ha delle motivazioni che vanno oltre l’ordinaria conquista del mondo e a modo suo crede di perseguire il bene dell’umanità, ma dubitiamo di rivederlo presto. Se siete disposti a venire a patti con una certa quantità di già visto, tutto il resto vi stupirà, portandovi a grattare la superficie di un multiverso dal potenziale sconfinato. Molte entità cosmiche, appena accennate, devono ancora mostrarsi nel loro splendore e i capoccioni della produzione si divertono a tenerci col fiato sospeso. La diagnosi è positiva, siamo stati ammaliati e ci auguriamo di rivedere il Dottore il prima possibile.
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