Siamo stati all’anteprima di Noi (Us), secondo horror diretto da Jordan Peele dopo Get Out – Scappa. Ansia a palate.
di Cristiano Bolla
Diceva Agatha Christie: “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. In attesa della conferma definitiva, il secondo film diretto da Jordan Peele, Noi (Us in lingua originale), fa senza dubbio emergere alcuni aspetti che possono già far parlare di cifra stilistica dell’autore, elementi che guardando il film fanno pensare “tipico di Jordan Peele“. L’attore, che ha legato la sua carriera prevalentemente a ruoli di commedia, una volta dietro la camera si è riscoperto grande maestro dell’horror e abilissimo tessitore di storie dall’altissimo livello d’ansia.
Un passo indietro: se Noi è uno degli horror più attesi dell’anno, è anche grazie al successo di Get Out, il suo esordio alla regia che solo l’anno scorso gli è valso l’Oscar come Miglior Sceneggiatura Originale e nomination per la regia e il miglior film. Quello che aveva colpito del film con Daniel Kaluuya era il grande risultato a fronte di una storia semplice ma gestita in modo perfetto secondo il genere di riferimento, l’horror. Non è un caso, ovviamente: dietro entrambi i film c’è la mano di Jason Blum, l’uomo che ha rivoluzionato e reinventato il cinema horror.

La Blumhouse, infatti, è diventata una macchina da soldi seguendo pochi semplici regole: film horror, a basso budget (massimo 5 milioni di dollari a film), tutti giocati su storie efficaci e una regia/montaggio che riduca al minimo l’uso della CGI. Il risultato di questa formula? Paranormal Activity ( ostato 15 mila dollari, incassati 193 milioni!), Get Out (4,5 milioni di produzione, oltre 250 di incasso), la serie Anarchy, Hereditary, Split, Glass, Insidious e via dicendo. Con qualche toccata e fuga anche fuori dal genere: Whiplash, BlacKKklansman, Sharp Objects. Costi contenuti, profitto massimo. Una miniera d’oro. Noi è il primo film a superare il budget previsto (25 milioni), grazie però alla co-produzione con Universal, ma il risultato al botteghino di certo non sarà da meno (ha già incassato 70 milioni nel weekend d’esordio, così per dire).
Fatto il doveroso cappello alla produzione che sta alle spalle, torniamo a parlare del film: Noi, come Get Out, è un horror con un’altissima dose d’ansia ma anche un piacevole humor, messo lì apposta per stemperare la tensione.

La trama vede una famiglia afro-americana tornare nei luoghi di vacanza dove la madre e moglie (Lupita Nyong’o) ha subito un trauma da piccola, quando si perse in un luna park e vide qualcosa di profondamente disturbante. Questa “nuvola nera che incombe” le arriva addosso nel momento in cui sul vialetto di casa appare una famiglia di sconosciuti che si rivelano essere copie della famiglia stessa. Inizia quindi una dura e mortale lotta per la sopravvivenza.
Proprio come Get Out, Noi inizia in maniera molto semplice, rilassata, quasi indie, per poi iniziare a buttare qua e là qualche elemento tipico dell’horror, il machecaz-. In Noi, a un certo punto questo aspetto fagocita tutto il film, lo spettatore si ritrova a dimenarsi sulla sedia in preda all’ansia e con tanta voglia di chiudere gli occhi e chiamare la mamma. Come dite? Ah, solo io. Va bene…

Il tema di fondo di Noi è il doppelgänger, un elemento che quando declinato nel genere horror assicura sempre prodotti di grande interesse. Il doppio, infatti, permette non solo di vedere una propria copia, solitamente al negativo, ma tramite il confronto con la stessa di capire più cose su noi stessi. Il tema identitario è sempre forte in Jordan Peele, sembra diventare una sua cifra, così come l’ambientazione afro-americana medio o alto borghese e una predilezione per i protagonisti con occhi enormi e spalancati: Lupita Nyong’o e Daniel Kaluuya docet.
C’è anche un’altra interessante lettura del film, emersa dal confronto con altri spettatori, che hanno notato una forte componente politica e metaforica della trama: i doppelgänger si dichiarano americani (US, ma anche U.S), come a significare che il vero nemico dell’America è l’America stessa, quella parte nascosta in ognuno pronta però a prendere il sopravvento. Tema molto interessante, che personalmente non mi è arrivato ma forse a quel punto già boccheggiavo d’ansia e visualizzavo una cucciolata di cani per stare meglio.

Il risultato finale è un film che gioca molto sugli stilemi dell’horror, consapevolmente, ma proprio per questo sa come far funzionare il meccanismo dell’ansia e della relativa catarsi. Il finale di Noi forse stempera un po’ troppo del buono fatto durante il secondo atto, ma le sensazioni vissute restano e lo rendono un altro bel prodotto del genere.
Se volete, tra l’altro, apriamo già le scommesse su quale sarà uno dei costumi più in voga il prossimo Halloween…
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