ALICE IN WONDERLAND: La Spaventosa Versione degli anni Trenta!

Analisi dell’adattamento inquietante del 1933 del famoso libro di Lewis Carroll.

di Matteo Berta

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Norman Z. McLeod diresse un adattamento della celebre storia di Alice, basato su una sceneggiatura di Joseph L. Mankiewicz, involontariamente spaventoso. Ogni elemento di quella pellicola è portatore di un aspetto orripilante evidente o nel sotto testo. Il film fu un flop al botteghino, soprattutto per via dell’ambiguità della rappresentazione delle creature che scoraggiavano la visione a diverse tipologie di target. In Cina venne bandito perché definito come “film superstizioso“.

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L’aspetto creepy di quel film derivava principalmente dai costumi dei vari personaggi, dal momento che si puntò principalmente sull’esagerazione di parti anatomiche e morfologie animalesche. Alice si trova a incontrare una serie di creature che risultano essere delle versioni da rito esoterico degli animali di rifermento, infatti possiamo vedere il coniglio bianco in una chiara rappresentazione di stampo demoniaco o una tartaruga macrocefala con la voce di Cary Grant, fino alla regina bianca che in qualche modo si trasforma in una maledetta pecora venditrice di uova.

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Settantacinque minuti di una storia totalmente allucinata dove la povera Charlotte Henry (Alice) cerca di assecondare una serie di situazioni assurde. Data questa componente “fuori di melone” del film, c’è da dar credito alla fedeltà della rappresentazione. Trovo che Alice nel paese delle Meraviglie sia uno dei più interessanti libri che abbia mai letto e credo che la potenza narrativa di quella storia derivi proprio dalla peculiarità dei personaggi, inseriti nella particolarità delle situazioni. Il fatto che la storia sia positivamente stramba, non credo giustifichi il fatto di dover realizzare un prodotto cinematografico di questo genere, soprattutto agli albori del cinema, quando vi era l’idea di dover iniziare a costruire un immaginario cinematografico e non di reinventarlo. Oltre ai costumi e agli effetti speciali pratici, il film si presentò come innovatore dal punto di vista degli effetti visivi. Newt Jones e Wally Westmore furono gli addetti alla costituzione di novità visive e cercarono di adattare molte delle tecniche “illusionistiche” del cinema delle attrazioni, in questo nuovo contesto più narrativo.

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Da molti fu definito un film incompreso, la Paramount investì molto nel progetto dal momento che era fermamente convinta di potersi risollevare dal periodo di crisi attraverso quelli che sarebbero dovuti essere i grandi incassi di questo film. La pellicola fallì nelle sale, ma venne anche accompagnata da sciagure negli anni a seguire, dal momento che venne censurata e tagliuzzata per la versione home video che in ogni caso vendette poco e la versione in commercio, tra le più fedeli all’originale, divenne reperibile solamente a partire dal 2010.

Prendi una fiaba tra le più ostiche da adattare (come Pinocchio, qui la recensione dell’ultimo film), la rendi estremamente inquietante, ci spendi un mucchio di soldi e poi finisci per piangere.

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Austin Dove ha detto:

    my dear, these images are creepy
    they are creepy as hell! D:

    1. Austin Dove ha detto:

      Mi sono dimenticato un NOT nella prima frase

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