Recensione del nuovo film di Todd Haynes con Mark Ruffalo e Anne Hathaway.
di Manuel Bestetti
Cattive Acque è quel film che in pochi andranno a vedere, ma che tutti dovrebbero conoscere. Passando sopra la qualità in sé (comunque molto alta) è davvero importante che, al giorno d’oggi, messaggi come questi passino. È importante che si sappia che i complotti esistono, ma non sono “fantastici” quanto i vari complottisti vogliono far credere.
In questo progetto credeva molto Mark Ruffalo, protagonista e produttore del film. Ha letto un articolo del New York Time Magazine del 6 gennaio 2016 chiamato “L’avvocato che è diventato il peggior incubo di DuPont“, ha messo insieme le idee e ha chiesto a Todd Haynes di dirigerne un adattamento. Il risultato è un susseguirsi di anni nei quali, piano piano, tutto (è il caso di dirlo) verrà a galla. Un complotto per tenere nascosto qualcosa che, potenzialmente, ha già infettato tutto il mondo. Vegetale, animale. Umano.
Mark Ruffalo è l’attore principale, colui che seguiamo e colui che, praticamente da solo, porta avanti l’intera narrazione. Interpreta Rob Bilott, un avvocato che, da difensore di grandi aziende chimiche, diventa un simbolo per tutte le persone che a causa della DuPont, ora meriterebbero molto più di un risarcimento. Cupo, raramente sorridente, Ruffalo ha passato del tempo con il vero Rob Bilott, conoscendolo e capendo le sue motivazioni. La sua performance dimostra come questo non sia un normale ruolo per lui: l’impegno e la dedizione che ci ha messo sono encomiabili, e lo si nota in ogni frame del film.
Rob Bilott è sposato con Sarah Barlage, interpretata da Anne Hathaway. Come anche l’attrice stessa ha ammesso, all’inizio sembra la classica moglie dei vecchi film anni ’80, quel personaggio che esiste ma è quasi totalmente in secondo piano. La conosciamo come un avvocato che ha abbandonato il lavoro per occuparsi della famiglia, ma dal film emerge chiaramente come la sua decisione sia stata autonoma e ponderata, dimostrando che una donna è forte quando è lei a scegliere se investire nella carriera o nella famiglia. I confronti verbali con Ruffalo sono uno dei motivi per i quali la pellicola ha una gestione dei personaggi realistica e pressoché perfetta.
Altro nome che spicca è quello di Bill Camp, interprete di colui che ha dato inizio a questa battaglia: Wilbur Tennant. Un uomo davvero alla ricerca della verità, qualcuno che dovrebbe essere d’esempio a chi vede complotti un po’ ovunque senza che ce ne siano davvero. Meno importante, ma vero mattatore è invece Bill Pullman: compare poco, ma la sua personalità ed eccentricità lo portano ad avere una delle performance più ricordate. Concludono Tim Robbins e William Jackson Harper, due colleghi di Bilott che seguono strade completamente diverse. Mentre Harper, che interpreta James Ross, continua a pensare a quanto sia importante difendere la DuPont, Robbins passa totalmente dalla parte opposta in una scena che ha dell’incredibile. Un altro motivo per recuperare questo film.
Le parole di Mark Ruffalo, Todd Haynes e di tutti quelli che hanno lavorato al progetto sono molto entusiaste del risultato, e non si può negare che sia un completo successo. In un mondo con la terra piatta, gli UFO e le scie chimiche in prima pagina, questo è un film che deve puntare a raccontare come sia cercare veramente la verità. È così che si portano a galla i complotti, non inventandosi di sana pianta teorie totalmente insulse.