BESTIARIO D’ITALIA: Leggende delle Marche

Le località marchigiane non si fanno mancare folletti e mostriciattoli, anche se il piatto forte sono le fate.

di Matteo Berta, Alessandro Sivieri e Giovanni Siclari

Cosa vi fanno venire in mente le Marche? Va bene, va bene, c’è un certo poeta di Recanati che passava le giornate chino sui libri, nella polverosa biblioteca di famiglia, e decantava i monti azzurri e gli infiniti silenzi della sua terra, ma non ci fermiamo certo qui: si passa dalla catena dell’Appennino a zone collinari, fino alla costa e in particolare al Golfo di Ancona, dove è possibile ammirare rupi alte fino a 500 metri a picco sul mare. La tradizione marchigiana è ricca e complessa, specie se pensiamo alle invasioni galliche, alla fondazione greca del suo capoluogo, a un periodo romano di rilevante funzione simbolica e strategica (Ancona era definita da Traiano “l’ingresso d’Italia”) e alla successiva unificazione dei territori, che presero il nome di Marca di Ancona. Anche un elfo ubriaco capirebbe che da una storia così ricca e mutevole non potevano che scaturire leggende a fiotti!

bestiari monster movie italia cover

Invero si tratta di una regione… magica, come vi racconta il nostro Bestiario d’Italia. Anello di congiunzione tra il Nord e il Sud della parte occidentale della penisola italiana, le Marche, con il loro ricco patrimonio storico, naturalistico e folkloristico, rappresentano davvero una chicca nel panorama nazionale. La scarsa densità di popolazione e la presenza di un’antica tradizione nel raccogliersi in piccoli borghi,  hanno permesso di elaborare e rielaborare suggestioni, leggende e culti pagani, celebrati all’ombra della catena appenninica dei Monti Sibillini. Proprio lì possiamo trovare il covo della Sibilla Appenninica, signora delle fate, oppure possiamo incontrare il misterioso Gattu Puzzu nelle zone rurali o essere il bersaglio, durante la nostra permanenza in qualche borgo, degli scherzi del dispettoso Mazzamurello


LA SIBILLA E LE SUE FATE

La prima testimonianza della Sibilla Appenninica, nota anche come Sibilla Picena, è da ricercarsi all’interno della prima Età imperiale (I secolo d.C.) e bisogna subito segnalare che non appartiene alle dieci Sibille descritte da Marco Terenzio Varrone.  Ma chi, o meglio, che cosa era la Sibilla? Secondo le tradizioni autoctone marchigiane, la Sibilla è una figura che a seconda dei tempi e dei luoghi ha assunto funzioni e ruoli diversi: poteva essere una veggente, un’incantatrice, una fata buona o una maga particolarmente ammaliante.

sibilla fate bestiario marche

Successivamente, con la penetrazione del Cristianesimo nella cultura romana e poi con il passaggio dalla Tarda Antichità al Medioevo, l’origine pagana della Sibilla portò alla trasformazione, in chiave demoniaca, della benevola figura. Questo passaggio da benevolo a malvagio è visibile in maniera compiuta attraverso la lettura di un romanzo cavalleresco italiano tardo medievale scritto da Andrea di Jacopo da Barberino (1370 – 1432): Il Guerrin Meschino. Le vicende di tale romanzo si svolgono in pieno Alto Medioevo, dieci anni dopo la morte di Carlo Magno (814). Il cavaliere, personaggio positivo nelle narrazioni romantiche medievali, si reca presso la Grotta della Sibilla (oggi in provincia di Ascoli Piceno) per chiederne il favore ma essa, ormai in chiave peccaminosa e negativa, cerca di trattenerlo nella grotta per indurlo a peccare e a commettere apostasia. Questa interpretazione è stata poi rielaborata, pronunciandone il grado di negatività, tanto che nelle successive versioni del racconto, la Sibilla viene sostituita da quella della temibile figura della Maga Alcina.

sibilla fate quadro marche

Una seconda leggenda sibillina, forse influenzata da suggestioni di origini celtiche, è quella che vede la Sibilla (questa volta in dignità regali di regina) in compagnia di una corte di fate che si presentano come donne particolarmente avvenenti. L’unica pecca è il fatto che ad ogni fine settimana queste si trasformano in serpenti. Se volessimo ricercare la simbologia del serpente, estraendola dalla coltre negativa che ha goduto nella cultura cristiana, possiamo dire che per la tradizione celtica esso è il simbolo della fertilità e della guarigione e la stessa muta della pelle richiama la guarigione, il rinnovamento e il continuo divenire. La regione delle Marche è ricca di tradizioni folkloristiche e i monti Sibillini sono uno dei luoghi più suggestivi che ci raccontano di attività notturne a opera delle fate. Molti sono i luoghi nominati oggi come “via delle fate”, “fonte delle fate” ecc. Secondo la tradizione si pensava che tali creature si muovessero nella zona tra il lago di Pilato (conosciuto anche come il Lago dei Negromanti) e i paesi di Foce, Montemonaco, Montegallo. Si tratta di zone dell’entroterra marchigiano, della provincia di Ascoli Piceno e che non distano molto dall’Umbria e dalla bellissima piana di Castelluccio di Norcia.

grotta della sibilla nelle marche

Quale rapporto poteva esserci tra le fate e gli autoctoni del posto? Si pensava che queste fate uscissero nottetempo dalla grotta della Sibilla per insegnare alle donne l’importante arte della tessitura e della filatura. La particolarità di questa fare erano i loro piedi caprini, che le rendevano facilmente riconoscibili grazie al suon degli zoccoli lungo le pietraie dei monti (anche in questo caso ritornano le influenze del mondo celtico-pagano). Non solo sapienza domestica ma anche piccoli furti di cavalli: le fate se ne servivano per rapidi spostamenti in modo tale da potersi recare nei vari paesi dove si svolgevano delle danze. Ebbene sì, le fate erano grandi appassionate di ballo e non a caso la tradizione locale attribuisce a esse l’invenzione del Saltarello. Dopo aver terminato le feste, rientravano nella grotta prima dell’alba.


LU GATTU PUZZU

lu gattu puzzu gatto pazzo bestiario delle marche

Lu Gattu Puzzu, conosciuto anche come gattu puzzò, nonostante il nome possa suggerire un qualsiasi legame con flatulenze e cattivi odori, è più probabile che si tratti di un gioco di parole per definirlo “pazzo”: quindi gatto pazzo o comunque dispettoso in un certo senso. Nonostante si tratti molto probabilmente di una specie di gatto selvatico particolarmente grande presente in Centro Italia, nell’immaginario locale (soprattutto della zona dell’entroterra fermano – zona sibillina) Lu Gattu Puzzu è diventato un animale conosciuto negli ambienti rurali come una creatura felina particolarmente violenta e aggressiva, colpevole spesso di uccidere galli e galline più per bollore sanguigno che per necessità, cosa che spesso lo ha associato alla faina.

gattu puzzu gatto demoniaco leggenda delle marche

Secondo altri la parola “puzzu” deriverebbe dalla capacità di questo grosso gatto di risalire dai pozzi grazie ai suoi grandi e forti artigli. Oggi gli avvistamenti di gatti puzzi sono una rarità rispetto al prima metà del secolo scorso, complice anche la progressiva urbanizzazione delle aree rurali.


IL MAZZAMURELLO

Come è già stato detto per la Sibilla, le Marche, ma più propriamente tutto il Centro Italia, sono zone ricche di folklore e superstizioni che posano le loro radici in tempi davvero antichi, prima del Medioevo se non addirittura prima dei romani. Si è già parlato delle fate della Sibilla e ora introduciamo una nuova creatura fantastica, conosciuta in primis nella cultura locale della zona del maceratese, fermano, piceno e anche delle terre abruzzesi: stiamo parlando del Mazzamurello, apostrofato con diversi nomi: c’è chi lo chiama Ammazzamurello e chi Mazzumaja. Chi o meglio cos’è questa creatura? Il Mazzamurello è il folletto di montagna, particolarmente dispettoso e soprattutto rumoroso, il cui compito pare essere quello di recare disturbo agli abitanti dei piccoli borghi: proprio con un bastone o una mazza se ne andrebbe in giro a colpire i muri delle case, donde si capisce appunto perché “mazza” e “murello”.

mazzamurrello gnomo con la mazza leggenda delle marche

Nonostante il suo essere rumoroso, secondo la tradizione che probabilmente risente degli influssi del folklore del Nord Europa, la presenza del Mazzamurello sarebbe il fortuito segnale della presenza di un ricco tesoro, un po’ come appunto avviene nella tradizione irlandese con i Lepricauni. Ci sono anche dei contro: il fatto che il Mazzamurello abbia l’abitudine di colpire i muri delle case per alcuni è l’infausto avviso di una prossima disgrazia oppure il tentativo di comunicare da parte di un caro defunto. Quest’ultima abitudine per certi versi è molto simile a ciò che fanno gli spiriti riscontrabili nelle tradizioni folkloriche di altre regioni, come per esempio O’ Monaciello di Napoli.

mazzamurello folletto con bastone delle marche

Il nome di Mazzamurello è riscontrabile anche in altre zone d’Italia, come per esempio Mazzamureddu in Sicilia, Mazzariol nel bellunese in Veneto, Mazapégul in Emilia e Mazzarot nelle zone montuose del Friuli-Venezia-Giulia, Trentino e Veneto. Curioso come l’origine linguistica in realtà possa derivare dallo spagnolo “matamores”, ossia “ammazza mori”, le cui origini storiche non possono non condurci alla Reconquista medievale e al difficile rapporto che la penisola iberica ha sempre avuto con i Mori.


IL CASO CAPONI

caso caponi creatura aliena marche

Uno dei più celebri casi di incontri ravvicinati del terzo tipo in Italia. Era il 1993 quando Filiberto Caponi, artigiano ceramista, fotografò una strana creatura nei pressi della sua tenuta a Pretare d’Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Avvertendo dei lamenti simili a quelli di un animale, il giovane si avvicinò a un muretto vicino casa. Qui notò una specie di bestia che sembrava ricoperta di garze e che portava una sacca sulla schiena. La colpì con il piede e questa si animò, mettendosi in piedi e fuggendo. Caponi riuscì a registrare alcuni dettagli: l’essere era alto una settantina di centimetri, con la testa rotonda e due piccoli occhi scuri. Aveva una pelle ruvida color marrone scuro, due gambe muscolose e due braccia di piccole dimensioni, come se fossero inerti. Tornato con il padre per un sopralluogo, il ragazzo trovò solo delle garze imbrattate di sangue.

alieno del caso caponi ufo bestiario marche

Qualche tempo dopo ebbe altri incontri con l’essere, che si aggirava nel suo cortile. Era libero dalle garze e pareva pieno di cicatrici, con due tubi che gli uscivano dal corpo, pulsando ritmicamente. Caponi scattò qualche foto al presunto alieno con una Polaroid 660 prestatagli dal cognato. Molti scatti, in seguito diffusi dai media, risultarono rovinati o di scarsa qualità. Furono pochi i momenti utili per ritrarre la bestia, dato che a un certo punto si dava alla fuga, correndo velocemente ed emettendo uno strano verso. In paese vennero ritrovate parecchie galline morte, dissanguate e con gli arti amputati. Infine la creatura non si presentò più. Il caso fu studiato persino dal CUN (Centro Ufologico Nazionale) e Caponi stesso fu ospite di svariate emittenti televisive. Venne accusato da più parti di aver orchestrato la cosa a tavolino, poiché essendo ceramista avrebbe potuto facilmente costruire un pupazzo dalle fattezze extraterrestri. Bufala o non bufala, della storia rimane solo una manciata di foto deteriorate.


LA STROLLECA

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Una strega delle Marche il cui mito è particolarmente radicato nella zona di Macerata. Se ne trova traccia anche nella vicina Umbria. È una fattucchiera particolarmente malvista, che colpisce i nemici con le sue fatture. Il termine Strolleca viene anche usato per apostrofare una persona eccentrica o con una scarsa igiene personale. Similmente ad altre “colleghe”, la Strolleca sarebbe in possesso di poteri occulti grazie a contatti con entità infernali. La sua moralità è ambigua, in quanto utilizza spesso tali capacità per nuocere alle persone, se non all’intera comunità in cui vive. Pare che sia in grado di predire il futuro e le si può chiedere aiuto per dei riti propiziatori.


LO SPREVENGOLO

sprevengolo folletto delle marche monster movie

Folletto dispettoso della tradizione di Ancona. Alla stregua di altre creature del Piccolo popolo, lo Sprevengolo si introduce nelle case nottetempo per disturbare il sonno degli inquilini, saltandogli sull’addome e facendoli svegliare di soprassalto. Amavano colpire fra l’una e le tre del mattino, soprattutto se la vittima aveva consumato un pasto abbondante. Quando il malcapitato si svegliava tutto sudato e con il fiato corto, doveva adottare delle contromisure: mettersi a sedere e farsi il segno della croce, bere un bicchiere d’acqua o scacciare il folletto con un rametto di olivo benedetto durante la Domenica delle Palme. Nella città di Ostra, ogni anno, si svolge una festa popolare chiamata “Notte degli Sprevengoli”, dove è possibile degustare prodotti tipici nell’arco di tre giorni.


IL LAGO DI PILATO

figura biblica ritratto di ponzio pilato

Tutti ricorderanno Ponzio Pilato, prefetto della Giudea al quale gli scritti biblici attribuiscono parte della responsabilità per la crocifissione di Gesù Cristo. Ecco, il funzionario romano se ne lavò le mani e in seguito andò incontro a un destino misterioso, sul quale le fonti storiche non trovano certezze assolute. In base a una leggenda del XV secolo, venne riportato a Roma, per poi essere condannato a morte dall’imperatore Vespasiano. La pena consisteva in un carro trainato da bufali, sul quale Pilato venne legato e lasciato in balìa degli eventi. I bufali, indiavolati, giunsero fino ai Monti Sibillini e si gettarono con tutto il carro dentro un lago, che prese il nome di Lago di Pilato.

lago di pilato monti sibillini valle

Da allora quel luogo assunse una connotazione negativa, per non dire inquietante: monaci benedettini parlavano di negromanti, di pratiche oscure condotte nei pressi del lago. Benvenuto Cellini, celebre scultore e scrittore, racconta addirittura di essere entrato in contatto con evocatori di demoni intenti a far consacrare il loro “libro del comando“, ovvero un volume che raccoglieva i loro desideri materiali in cambio di un patto con il Maligno. Le autorità religiose arrivarono a bandire l’accesso alla zona e a porre una forca al limitare della valle, come monito. Vennero perfino eretti dei muri a secco intorno ai bacini per tenere i viandanti lontano dalle acque malefiche. Chi riusciva ad avvicinarsi, riferiva di essersi sentito respinto da forze misteriose.

demoni nel lago di pilato monti sibillini

Gli abitanti della vicina Norcia, timorosi del potere del lago, sacrificavano ogni anno un brigante o qualche altro tipo di personaggio deprecabile, gettandolo nelle acque e sperando che questo “tributo” servisse a placare l’ira dei demoni. Le dicerie e le credenze intorno a questa località si sono diffuse nei secoli, e non aiuta il fatto che nel lago siano presenti dei mulinelli in quantità massicce e che le acque, secondo non meglio precisati testimoni, si muovano in modo strano. La tomba ideale per una figura che secondo il Cristianesimo si macchiò di un grave crimine, oltre che una comoda residenza per i satanassi!


LA SIRENA MITÌ

Si narra che in un tempo imprecisato, in provincia di Ancona, una ragazza di nome Mitì amasse osservare il mare al tramonto e cantare a lungo, come se fosse in attesa di qualcuno. Era figlia di un pescatore ed era, a detta di tutti, la più bella del paese. Mitì era ossessionata da un sogno nel quale un giovane approdava sulla spiaggia a bordo di una splendida barca. Il ragazzo senza nome si rivolgeva proprio a lei, definendola la sua sposa e invitandola ad andarsene con lui. Proprio per questo Mitì contemplava le acque e cantava quella strana melodia, nella speranza che questo giovane si materializzasse per davvero.

mitì ragazza sirena delle marche

Al villaggio aveva dei pretendenti che la corteggiavano con dolci parole, ma la ragazza li umiliava tutti, affermando che il giovane del sogno fosse migliore di loro. Alcuni, delusi dal rifiuto, si imbarcarono per terre lontane senza fare più ritorno. Finalmente, un giorno, apparve all’orizzonte una barca con un affascinante marinaio dai capelli neri. Mitì, convinta che si trattasse del suo amato, gli corse incontro e dichiarò i propri sentimenti, raccontandogli della lunga attesa. Il marinaio le rispose di non essere giunto per lei, bensì per Azzurrina, un’altra meravigliosa fanciulla che in quel momento sbucò dal nulla e si gettò tra le braccia del ragazzo. Mitì rimase impietrita dal dolore.

sirena mitì in acqua leggenda delle marche

Quando la barca si allontanò, lei si immerse in acqua e si mise a inseguirla a nuoto, piangendo a dirotto. Anche quando la sagoma dell’imbarcazione svanì oltre l’orizzonte, la ragazza non si diede per vinta e cantò nuovamente la misteriosa canzone, diventata ora un lamento per il suo amore perduto. Al paese si perse ogni traccia di Mitì, ma c’era chi giurava di aver visto al largo una donna con i capelli verdi e il corpo ricoperto di squame, intenta a cantare una melodia molto familiare. Con tutta probabilità, si trattava proprio di Mitì, trasformatasi in sirena.


LA FATTORIA DELLE STREGHE

fattoria delle streghe collina delle marche monte roberto

Nella località collinare di Monte Roberto, durante una fredda notte d’inverno, un uomo vide tre fiammelle luminose che si avvicinavano lentamente alla sua casa. Incuriosito e spaventato in egual misura, il proprietario uscì dall’abitazione, solo per scoprire che al posto delle fiammelle c’erano tre bellissime donne. Sembravano infreddolite e l’uomo, senza esitare, le invitò a entrare in casa, per poi offrirgli del buon cibo e un posto vicino al camino. Colpite dall’ospitalità del fattore, le donne decisero di rivelargli il loro segreto: erano tre streghe, ma non streghe malvagie; in segno di riconoscenza, avrebbero esaudito un desiderio dell’uomo. Quest’ultimo, ispirato dal proprio buon cuore, desiderò abbondanti scorte di viveri per sé e per tutti i viandanti che passavano di lì. Le streghe, impressionate, esaudirono il desiderio, per poi svanire nel nulla. La fattoria si riempì di cibo progressivamente, fino a diventare rinomata nei paesi limitrofi. Venne infine rinominata come la fattoria delle streghe.


Non c’è che dire, è stato un viaggio interessante. Potremmo stare per ora a riflettere sui mille misteri che circondano i Monti Sibillini, su quale dannatissimo folletto verrà a picchiare contro i muri di casa nostra la domenica mattina o sull’eventualità di ospitare per la notte qualche fanciulla con il cappello a punta e una scopa in mano… non tutti i sortilegi vengono per nuocere, giusto? Quale che sia la vostra opinione in merito, vi invitiamo a consultare il nostro elenco di Bestiari e a tornare a trovarci per ulteriori novità che andranno ad arricchire il patrimonio folkloristico delle nostre amate regioni!

la fata sibilla leggenda delle marche illustrazione

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