BURN AFTER READING – LA SPY STORY SENZA COMPLOTTO

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di Alessandro Sivieri

Nei classici film di spionaggio i protagonisti sono personaggi scomodi in fuga, vittime di sofisticate macchinazioni ordite dai funzionari senza scrupoli e dalle alte sfere di organizzazioni come la CIA. Ma se per una volta fosse proprio la CIA a non capire cosa diavolo stia succedendo? Una domanda che devono essersi posti anche i fratelli Coen, che dopo il nichilista pugno nello stomaco di Non è un paese per vecchi si ritrovano nel 2008 a confezionare un’altra commedia nera delle loro, una storia strampalata popolata da personaggi inetti. I canoni del genere vengono messi alla berlina, sfociando nel grottesco, ma dietro l’apparente demenzialità non si fatica a scorgere una scrittura curata nei minimi dettagli. È una tragedia consumata da personaggi comici, alla quale assistiamo dall’alto in una prospettiva quasi demiurgica, come un bambino che scruta il formicaio con una lente.

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La miccia di questa catena di eventi è Osbourne Cox (John Malkovich), un irascibile analista della CIA che viene licenziato da un giorno all’altro per i suoi problemi di alcolismo. In preda alla paranoia si convince di essere vittima di una persecuzione, e decide per ripicca di scrivere un’autobiografia dove racconta degli anni trascorsi nei servizi segreti. Per una serie di coincidenze le sue memorie finiscono nelle mani di Chad (Brad Pitt) e Linda (Frances McDormand), due personal trainer un po’ scarsi di cervello. Sopravvalutando il contenuto degli scritti, i due decidono di ricattare Cox in cambio di un’ingente somma di denaro, che permetterà a Linda di pagarsi alcune operazioni di chirurgia estetica.

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Da qui parte una sequela di fraintendimenti e scene surreali che ci fanno sorridere per l’idiozia dei protagonisti, tutti ottimamente interpretati. A brillare è senz’altro Malkovich, la cui mimica diventa irresistibile durante i suoi scoppi di rabbia. Abbiamo poi Tilda Swinton nei panni dell’algida e perfettina Katie, moglie di Cox, decisa a lasciarlo per poter vivere con il suo amante Harry (George Clooney), ex-bodyguard e insaziabile erotomane; che Clooney fosse fenomenale nei ruoli comici lo avevamo già capito con L’uomo che fissa le capre e Fratello, dove sei?, ma qui la cretinaggine del suo personaggio è veramente fuori scala. Frances McDormand fa quasi tenerezza nei panni di una donna alla soglia della mezza età che fatica ad accettarsi e a trovare l’amore. Di diritto sul podio c’è Brad Pitt, che nei panni dell’ingenuo e iperattivo Chad ci regala dei momenti memorabili, primo tra tutti lo scambio di sguardi durante l’incontro faccia a faccia con Cox.

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A sorpresa compare anche J. K. Simmons come direttore della CIA, che ha il compito di sbrogliare la matassa; un compito a cui rinuncia con rassegnazione, mentre a perdere la vita per svariati equivoci saranno i personaggi più innocenti del gruppo.

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Tutto questo elenco del telefono ci fa capire che i Coen, ancora una volta, costruiscono l’opera sui loro attori, riuscendo a incastrare personaggi improbabili in un mosaico di incontri/scontri. Una strage dove non c’è nessun piano malvagio ma la stupidità umana, mentre la CIA, l’organizzazione che dovrebbe muovere i fili e riportare l’ordine, si ritrova impotente, limitandosi a commentare l’accaduto da dietro una scrivania, dichiarando candidamente di non averci capito niente. A voler essere sinceri nemmeno noi ci siamo curati della plausibilità della vicenda, lasciandoci trascinare dai toni da farsa. Ma una cosa l’abbiamo capita: mai far incazzare John Malkovich.

Burn after reading – A prova di spia

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