BESTIARIO D’ITALIA: Leggende dell’Emilia-Romagna

Fantasmi e animali mitologici della tradizione emiliana e romagnola.

di Matteo Berta, Alessandro Sivieri e Giovanni Siclari

Nuova regione, nuovi misteri. Incuranti della calura estiva proseguiamo con le nostre tappe locali del Bestiario d’Italia, il nostro lungo viaggio tra le bestie leggendarie e gli spettri del Belpaese. In questo appuntamento ci ritroviamo tra il Mare Adriatico e le cime appenniniche, nella solare e fertile Emilia-Romagna. Paesaggi mozzafiato, buon cibo e i mille colori della Riviera accompagnano una cultura artistica notevole, dai poeti come Giovanni Pascoli ai registi come Federico Fellini. Un microcosmo a parte è poi la città di Bologna, importante centro urbano fin dall’età degli Etruschi e crocevia di spicco nel Medioevo. Innegabile che un patrimonio storico così antico e ramificato abbia fatto da base a racconti incredibili.

Oltre alla produttività e al sangue bollente dei suoi abitanti, che il più delle volte si dimostrano ospitali e dotati di un formidabile senso dell’umorismo, questa terra nasconde un campionario folkloristico che non va per il sottile, toccando a volte la tragedia. Partendo dal Mazapégul, folletto polimorfo che può dimostrarsi amorevole o insopportabile, giungiamo ad antichi draghi, demoni infernali e persone murate vive, il cui spirito non ha ancora trovato pace. Infatti il pantheon sovrannaturale romagnolo si focalizza spesso su apparizioni di spettri, con racconti sconsigliati ai deboli di cuore. Prendiamo fiato e partiamo per un viaggio fantastico che va da Parma a Rimini, con tutte le tappe del caso.


IL MAZAPÉGUL

Trattasi di un folletto domestico della mitologia romagnola, che trova le sue origini nel paganesimo, in particolare nelle religioni delle popolazioni celtiche, che dominarono questi territori prima dei romani. Un po’ come per gli Sbilfs piemontesi, quella dei Mazapégul è una famiglia formata da diverse tipologie di folletti notturni, suddivisi in varie tribù: i Mazapedar, i Mazapigur, i Calcarel e via dicendo. Le sue descrizioni sono alquanto variegate e si dice che possieda caratteristiche umanoidi, feline e scimmiesche. È ricoperto da uno strato di pelame grigio, il suo viso è semi-umano e porta un tipico berretto rosso. Infesta le case e non sempre la sua presenza è gradita. Spesso gli viene voglia di fare dispetti, come provocare incubi e sensazioni di soffocamento ai dormienti o infastidire gli animali nelle stalle.

Il Mazapégul è anche un piccolo pervertito e si dice che ami perseguitare le donne di cui si invaghisce, infilandosi sotto le loro sottane, tagliuzzandogli i vestiti, spettinandole e facendo sparire oggetti preziosi. In alcune versioni del mito è addirittura in grado di assumere fattezze antropomorfe per giacere con le giovani di casa. Se la ragazza tenta di scacciarlo o gli preferisce un fidanzato umano, il folletto si arrabbia e provoca tutti i disagi di cui abbiamo parlato. Se invece la sua corte viene accettata, il Mazapégul procura buona fortuna alla giovane e la aiuta nelle faccende domestiche. Non esistono prove attendibili della sua esistenza, se non le testimonianze di persone anziane che ricordano di averlo visto per casa o ai piedi del letto. 

Nel caso la presenza dello spiritello diventi insopportabile, esistono delle contromisure per difendersi. Il metodo più diretto è togliergli il berretto rosso, senza il quale perde tutti i suoi poteri. Vi sono poi rimedi casalinghi come il forcone sotto al letto e la scopa davanti alla porta. Si dice altresì che nutra avversione per l’acqua. Un altro rimedio per allontanarlo è quello di procurarsi sette braccia di corda utilizzata per tenere al giogo i bovini, facendo un cappio all’estremità. Dopo averla tenuta all’aperto per tre giorni e tre notti, è necessario legarla ai piedi del letto e salirci sopra scalzi, per poi recitare una formula rituale. Uno stratagemma efficace per le fanciulle farsi vedere mentre mangiano del pane fingendo di spidocchiarsi, cosa che disgusta il Mazapégul, poiché considererà la sua vittima una persona poco pulita.


IL DRAGO DI BELVERDE

Una creatura la cui leggenda risale almeno al Trecento, che abitava nelle folte selve poste alla periferia di Rimini. La creatura terrorizzava gli abitanti locali e nessuno osava mettere piede in quel bosco. Una testimonianza della sua esistenza viene dallo storico Cesare Clementini, che nel 1617 ne parlò in un volume del Raccolto istorico della fondatione di Rimino e dell’origine e vite de’ Malatesti. L’autore narra che nel 1333 l’esercito malatestiano, in procinto di riconquistare la città temporaneamente occupata dal Legato Pontificio, si accampò a Belverde. I soldati riferirono di aver visto un essere simile a un drago o un serpente. A quanto pare era un divoratore di uomini e rendeva impossibile la bonifica dei terreni circostanti. Alla fine i contadini, dietro suggerimento della Vergine Maria, escogitarono un modo per ucciderlo e risanarono l’ambiente. Le presunte ossa del drago rimasero esposte in una chiesetta costruita in onore della Madonna nelle vicinanze. Peccato che nel 1944 la furia della guerra distrusse l’edificio e i resti in esso contenuti.


AZZURRINA

Si racconta di una fanciulla di nome Azzurrina, nata intorno al 1370 e prematuramente scomparsa nel 1375, il giorno del solstizio d’estate. Era la figlia di Ugolinuccio o Uguccione di Montebello, feudatario di Montebello di Torriana. Secondo la leggenda era una ragazza albina e la madre le tinse i capelli di nero, poiché gli albini nella superstizione popolare evocano sventure e connotazioni diaboliche. I suoi occhi avevano riflessi azzurri e perciò venne chiamata Azzurrina. Il padre la mise sotto stretta sorveglianza di due guardie, Domenico e Ruggero, e non la faceva mai uscire di casa per proteggerla da malelingue e occhi indiscreti. Arrivò il giorno in cui il padre era lontano, impegnato in una battaglia. Fuori infuriava un temporale e la ragazza giocava con una palla di stracci. Approfittando della distrazione delle guardie, Azzurrina inseguì la palla caduta nella ghiacciaia sotterranea. Quando i suoi protettori accorsero, messi in allarme da un urlo, non trovarono traccia né della palla né della bambina. Secondo un’altra versione Azzurrina ruzzolò giù per le scale e morì sul colpo. Domenico e Ruggero, per timore di una punizione, decisero di occultare il cadavere, ma vennero comunque uccisi al ritorno di Uguccione. Si narra che ancora oggi il suo fantasma infesti il castello di Montebello, apparendo ogni cinque anni, in concomitanza con il solstizio d’estate.


LA BORDA

Creatura leggendaria che appartiene alla tradizione romagnola e ad alcune aree della Pianura Padana. Si tratta di una strega bendata e di aspetto orribile che vaga di notte e nelle giornate nebbiose, uccidendo chiunque abbia la sventura di incontrarla. Viene spesso usata dagli adulti come spauracchio per tenere lontani i bambini dalle zone pericolose, in particolare dalle paludi. Secondo alcuni studiosi l’etimologia del suo nome è da ricondurre alle divinità celtiche, in particolare a Borvo, signore delle acque. Molte ninne nanne romagnole parlano della Borda che giunge ad ammazzare i bambini cattivi, strangolandoli con un laccio o una corda. Questa modalità di omicidio è riconducibile ai sacrifici umani di antichi culti germanici.


IL MAGALASSO

A quanto pare il comune di Spilamberto, nel modenese, ospita un rettile mostruoso. Si tratta di un serpente con occhi e denti da uomo, il corpo a righe colorate e alcune caratteristiche anatomiche dei draghi. Si dice che viva nel vecchio fossato del Torrione del paese, dal quale esce solo per terrorizzare i paesani. Un altro suo terreno di caccia è tra le canne e i rovi vicino al fiume Panaro. L’ultimo avvistamento ufficiale risale al 1982, quando il suo lungo sibilo venne udito da una moltitudine di cittadini rifugiati nel Torrione. Chi lo ha incontrato sostiene che non sia malvagio o pericoloso, ma che si diverta a spaventare la gente. Pare che incarni le paure inconsce dell’essere umano.


IL FOSSO DEL DIAVOLO

In un tempo remoto, una creatura mostruosa infestava la cittadina di Sasso Marconi, sull’appennino bolognese. Una volta, al posto del sontuoso borgo di oggi, si ergeva un castello in mezzo ai terreni desolati, circondato dalle case dei contadini. Un essere infernale si aggirava nei campi in cerca di anime dannate, seminando morte e distruzione. A quanto pare aveva un aspetto terrificante. L’avvistamento più plateale fu durante una notte, quando una nube nera si addensò nel cielo, con la sagoma del demonio al suo interno. Gli abitanti si rifugiarono nella chiesa del castello. La creatura pensò di penetrare nella fortezza scavalcando le mura ma, prima di saltare, venne scagliata a terra da un fascio di luce bianca. I contadini attribuirono il gesto all’intervento divino e, giunti sul luogo dell’impatto, trovarono un enorme fosso dove scorreva un rivolo d’acqua. Ancora oggi i turisti si fermano ad ammirare il fosso, che è un pezzo forte del folklore locale.


LA BAMBINA DI VILLA CLARA

La villa in questione è un edificio disabitato in provincia di Bologna, considerato maledetto dagli abitanti, che evitano di transitare nei paraggi. Si narra che nella casa vivesse una bambina di nome Clara, che aveva il dono della preveggenza. Una sua profezia spaventò il padre, che decise di murarla viva. Sono molte le testimonianze che affermano di averne udito i pianti e le urla. Si parla anche di note di pianoforte e di luci all’interno della villa, nonostante l’elettricità sia assente da tempo. Spesso il fantasma di Clara si aggira nel giardino, cercando di interagire con chi passa di lì. Viene avvistata di frequente anche dietro la finestra sopra l’ingresso principale. Chiunque ne incroci lo sguardo se la ritrova vicinissima pochi istanti dopo. I passanti parlano di altri strani fenomeni, come la rottura di telefonini e videocamere, insieme al lancio di oggetti in strada.


LA DUCHESSA MURATA VIVA

Anche questa leggenda ha come protagonista una vittima murata viva. Pare che il Castello di Torrechiara, nei pressi di Parma, sia infestato dal fantasma di una donna senza pace. Un tempo era il luogo dove Pier Maria Rossi e la duchessa Bianca Pellegrini, due amanti, erano soliti trascorrere del tempo insieme. Nel castello esiste addirittura una “camera d’oro”, il luogo dedicato alla coppia e la principale testimonianza di questa storia. Il marito, scoperto il tradimento con Pier Maria, si infuriò e fece rinchiudere la duchessa nelle pareti, condannandola a morire in modo atroce. Ancora oggi, nelle notti di luna piena, il fantasma di Bianca si aggira tra le stanze del castello, alla ricerca del suo amante. Il suo spirito è in cerca di un amore sincero e si racconta che non neghi un bacio e qualche effusione agli sconosciuti che, invece di fuggire terrorizzati, le si avvicinano.


IL RAGNO D’ORO

A volte il mostro rappresenta una ghiotta fonte di guadagno per via di una sua caratteristica intrinseca. È il caso di un aracnide dorato che si dice viva nella Valle del Mezzano, in provincia di Ferrara. Questo territorio era un tempo un bacino lagunare, poi prosciugato negli anni ’60. A quanto pare la misteriosa bestia ha un valore inestimabile ed è stata cercata dagli avventurieri per secoli. Che aspetto ha realmente il ragno d’oro? Non esiste una versione univoca e secondo alcuni non è nemmeno un aracnide in carne e ossa, bensì un talismano dall’immenso potere e con una volontà propria. Leggenda vuole che l’oggetto animato risiedesse sulla porta d’ingresso di Spina, antica città etrusca, con il compito di proteggerla. La bestia creò una robusta ragnatela per difendere l’insediamento dal mare, ma la violenza di quest’ultimo ebbe infine la meglio. Il ragno allora fece sprofondare Spina nelle paludi, insieme ai suoi ricchi tesori, che ancora riposano sottoterra come una El Dorado nostrana.


LA MARAMACULA

A Mezzogoro, frazione del comune ferrarese di Codigoro, si aggira una misteriosa creatura acquatica che terrorizza gli abitanti, facendo guadagnare alla località la nomea di “Paese della Maramacula”. Questa bestia ha un aspetto mostruoso e si aggira nei canali che attraversano la cittadina, in cerca di vittime. Secondo alcuni la sua origine risale a uno scherzo: dei buontemponi convinsero un amico credulone a catturare una specie di animale marino che affermarono di aver incontrato in un pozzo o in un canale. Il poveraccio rimase tutta la notte vicino allo specchio d’acqua con un sacco aperto in mano, speranzoso di intrappolare la preda. Un’altra versione vuole che il giovane, sporgendosi, cadde nel pozzo e per lo spavento credette di vedere la creatura, quando in realtà era solo il riflesso della luna. Da allora la Maramacula è una sorta di mascotte locale e il suo nome si usa per apostrofare gli ingenui.


LA DONNA FANTASMA DI TREPPONTI

Voci di paese affermano che ormai da parecchio tempo nella cittadina di Comacchio si aggiri il fantasma di una donna. L’ectoplasma femminile compare soprattutto in zona Trepponti e sul Ponte degli Sbirri, dove tenta di farsi notare. A quanto pare si tratta di una nobildonna dai lunghi capelli sciolti. Esistono testimonianze, come quella di due turiste in vacanza ai Lidi che videro avvicinarsi sul ponte una figura eterea. Lo spettro chiese garbatamente indicazioni stradali alle due donne, per poi svanire nel nulla. A quanto pare lasciò sul posto un vecchio cappello. Anche le fotografie scattate da visitatori e residenti riportano strane anomalie. Il caso resta irrisolto e ha attratto svariate squadre di Ghost Hunters.


I FUOCHI FATUI DI QUARTESANA

A pochi chilometri da Tresigallo, nella località di Quartesana, sorge una villa abbandonata che una volta era una clinica di lusso per malati mentali. Le rette per la degenza erano abbastanza sostanziose e solo le più ricche famiglie del ferrarese avevano la facoltà di ricoverare lì i propri cari. Dopo una quindicina d’anni di attività, l’edificio venne chiuso senza apparente motivo. Alcuni parlarono di debiti contratti dai gestori, ma più avanti emersero storie di suicidi all’interno della clinica, sia da parte di pazienti che di membri del personale. Col trascorrere del tempo si sono moltiplicate le voci sui fenomeni paranormali nella villa: rumori di dubbia provenienza, incendi spontanei, urla disumane per i corridoi e manifestazioni visive. Pare che i fenomeni più ricorrenti siano i fuochi fatui, che si muovono tra le stanze della struttura e nel giardino che la circonda. La casa è stata definitivamente sigillata, insieme al cancello principale, ma da qualche anno è una meta di pellegrinaggio per gli appassionati del mistero e dei fantasmi.


IL BARBANÈN

Un folletto tipico delle zone di Imola, conosciuto anche come Cardinalèn per la sua abitudine di indossare abiti rossi. Il suo vestiario consiste solitamente in un saio e un berretto. Alla stregua di molti esponenti del Piccolo Popolo, è un maestro degli scherzi, attività che occupa gran parte del suo tempo. Oltre a far scappare il bestiame con perfidi stratagemmi, penetra nelle case per nascondere oggetti di valore (o che sarebbero utili in quel preciso istante), che poi non verranno più ritrovati. Sembra disporre di poteri magici, in quanto può creare degli ostacoli invisibili sul terreno per far inciampare chiunque transiti nel suo habitat.


LA STREGA DI CONA

Villa Magnoni è un’abitazione abbandonata ben conosciuta dagli abitanti di Cona, comune a pochi chilometri da Ferrara. A quanto pare al suo interno abitava una strega che negli anni ’80 si vendicò su un gruppo di ragazzi dispettosi. Si narra che i giovani, un po’ per noia e un po’ per spavalderia, decisero di introdursi nella dimora nottetempo. Varcata la soglia sentirono il pianto di un bambino, cosa impossibile in quanto la villa era già disabitata da tempo. Gli intrusi fuggirono in giardino e, alzando lo sguardo, videro una donna decrepita affacciata a una delle finestre. La figura inveì contro di loro e li invitò ad andarsene. Il gruppo corse alla macchina e partì a tavoletta, ma dopo qualche chilometro il veicolo finì fuori strada. Tre dei ragazzi persero la vita. Del quarto si sono perse le tracce. La polizia indagò nei dintorni della casa e infine decise di sigillarla, murando gli ingressi. Da allora molti curiosi e investigatori dell’occulto esplorano ciò che è rimasto di Villa Magnoni per captare presenze paranormali o una traccia della fantomatica strega. Si trattava davvero di una presenza oscura o di semplici inquilini abusivi? Forse il tempo della verità è già scaduto.


IL VAMPIRO DI MAROZZO

Da Marozzo, piccolo borgo tra le località di Codigoro e Lagosanto, giungono storie antiche di omicidi e sparizioni. Il fulcro della vicenda è Villa Adani, costruita nel 1890 dalla nobildonna friulana Lucilla Adani. La donna si stabilì nella nuova residenza e assunse abitanti locali come domestici. Il personale iniziò ad andarsene dopo qualche settimana, poiché secondo le loro testimonianze nella magione capitavano “cose strane”. In poco tempo prese piede l’ipotesi che Lucilla fosse una strega e che praticasse la magia nera. Nel frattempo in paese cominciarono a morire svariati animali da cortile: la maggior parte di loro veniva trovata impiccata, divorata da un morbo sconosciuto o completamente dissanguata.

Dapprima i fenomeni vennero attribuiti a una volpe infetta, ma presto si ebbero vittime anche tra le persone. La paura si impossessò della gente del borgo, che accusò la Adani degli omicidi. A questo punto le cronache si fanno confuse e non è chiaro se la donna sia stata allontanata dal paese o linciata dalla folla. Nel 1893 sparì dalla circolazione e la villa venne recintata. C’è chi sostiene di averla vista levitare a due metri d’altezza intorno all’edificio, mentre dopo un secolo girano ancora voci di bestie sgozzate e dissanguate nei dintorni. Vampira, strega o innocente forestiera, la nobildonna ha certamente lasciato il segno del suo passaggio a Marozzo.


Scossi e impalliditi dalle apparizioni ectoplasmiche, ci prendiamo una piccola pausa prima di proseguire con ulteriori esplorazioni. Se non vi siete abbastanza spaventati, tramite questo link potete accedere al nostro database dei Bestiari di Monster Movie, con creature provenienti dal cinema, dai videogame e ovviamente dalle altre regioni italiche. Se vivete in Emilia-Romagna e siete a conoscenza di qualche racconto affascinante, o se un animale sconosciuto vi ha bussato alla porta, non esitate a contattarci e inseriremo una nuova voce in questo elenco. Non dimenticatevi di leggere la lista principale delle bestie nostrane! Buonasauro, e chi non condivide l’articolo è un Magalasso!

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. Fabrizio R. ha detto:

    IL MAZAPÉGUL ESISTE E A SAN PANCRAZIO C’è IL POZZO DAL QUALE FUORIESCE PER FAR LE SUE SCORRIBANDE NOTTURNE.

  2. Marcello ha detto:

    Tutto molto interessante, però la duchessa murata viva a Torrechiara proprio non ci sta. Prima di tutto non era una duchessa, poi non è stata murata viva, anzi i due si sono sinceramente amati fino alla fine, poi non esiste in loco nessuna leggenda in tal senso. Se mai, ma è una storia recente, si favoleggia della presenza positiva di Bianca che ancora abita il castello. Essendo stato il loro amore qualcosa di molto importante, mi spiace venga storpiato. Grazie.

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