Il nostro pensiero sulla versione del film di Zack Snyder che approderà su HBO Max.
di Matteo Berta e Alessandro Sivieri
Ma Superman avrà i baffoni o le basette? Vedremo per caso Green Lantern? E Martian Manhunter? Quando arriva Darkseid a fare il culo a tutti? I fan sono in fermento da quando hanno saputo che la Snyder Cut, una vera e propria versione primordiale di Justice League, farà la sua comparsa nel 2021 sulla piattaforma di streaming HBO Max. Fioccano in Rete gli articoli con le anticipazioni sui nuovi contenuti e sul minutaggio effettivo: 10 personaggi extra, 10 battaglie finali, 20 bottiglie di vino per Bruce Wayne e 30 esercizi per i glutei di Diana Prince. Sono anni che Zack Snyder rilascia su Twitter materiale riguardo le scene inedite e gli artwork, tracciando un percorso della sua “visione” prima della sostituzione con Joss Whedon. In parallelo, la community aveva lanciato online la campagna #ReleaseTheSnyderCut, che ha avuto infine successo. Su Internet potete trovare di tutto e di più, quindi noi rinunciamo a farvi un elenco della spesa per riflettere sulla portata simbolica di questa operazione.
Snyder aveva dato al neonato universo DC un’impronta estetica che si spingeva al di là delle pecche scritturali: Man of Steel e Batman v Superman ci hanno mostrato un’azione ad alto tasso andrenalinico e degli eroi ben più cinici dei colleghi Marvel. Superman (Henry Cavill), la cui onnipotenza è da sempre demotivante per i cineasti, diventa un alieno problematico e con il bisogno di definire la propria identità. Batman (Ben Affleck) è un vigilante ormai stanco di scendere a compromessi, che preferisce l’alcolismo e le maniere forti a una bussola etica cristallina. L’instabilità produttiva della Warner Bros. e una tragica perdita in famiglia hanno portato Snyder ad abbandonare Justice League prima che i lavori fossero al completo. Al suo posto venne chiamato Whedon, regista dei primi due Avengers, che si portò dietro Danny Elfman per la colonna sonora e cambiò profondamente il film a colpi di reshoot e tagli allo script. Lo scopo, dettato dai piani alti, era ottenere un prodotto più leggero, colorato, accostabile a una scorribanda dei Vendicatori.
L’ANNUNCIO
Sono trascorsi tre anni. Justice League ha floppato al botteghino. La critica, già poco gentile con Snyder, ha affossato il cinecomic corale, mentre il grande pubblico è rimasto indifferente. Il DC Universe è naufragato in pellicole dallo storytelling slegato, ma dalla cenere risorge la Snyder Cut, annunciata ufficialmente da Warner e HBO. Verranno investiti dai 20 ai 30 milioni di dollari per consentire al regista di sistemare effetti speciali, montaggio e fare eventuali riprese aggiuntive. Alla soundtrack tornerà Junkie XL, mentre l’intero cast, da Jason Momoa a Ben Affleck, si è detto entusiasta dell’iniziativa. Stando alle prime voci, il film potrebbe durare quattro ore o essere spalmato in una miniserie. Insomma, le petizioni hanno avuto successo e gli scettici sono costretti ad ammettere che questa versione, ammantata di hype e misteri, esiste ed è pure a buon punto. Si tratta di una commercialata fuori tempo massimo o di una vittoria per i fan, la cui voce è stata ascoltata?

L’annuncio non ha precedenti di eguale portata. Di solito vengono promosse director’s cut e versioni estese di una pellicola di successo (si veda il restauro di C’era una volta in America o di Apocalypse Now), ma chi sarebbe interessato a puntare altro denaro su una cosa che anni prima ha sgretolato un franchise filmico? La mobilitazione sui social è davvero così influente o qualcuno ha voglia di raschiare un barile scaduto da anni? Diciamolo, non era scontata una release in pompa magna per la Snyder Cut. Se escludiamo le eventuali aggiunte autoconclusive, questo film proviene da un’epoca che non c’è più, come un messaggio in bottiglia trasportato dalla marea. Qualunque sia il cliffhanger finale, è difficile che la major riprenda i lavori per sfornare una Parte 2. Altrettanto improbabile che Affleck o Ezra Miller indossino ancora il costume. Gusteremo questa Justice League 2.0 con una nota dolceamara, poiché si tratta della promessa di ulteriori meraviglie che non vedremo mai.
LA POLEMICA
Se i detrattori paragonano il progetto a un’autopsia, l’autore stesso parla di un’esperienza ben diversa dall’opera di Whedon, e proprio per questo motivo è importante la rinascita del film. Non si tratta dei supereroi ritrovati o della brama per un Darkseid spaccatutto, ma del rispetto per la visione originaria di Snyder. In un mondo ideale, un regista potrebbe realizzare ciò che ha in mente senza rendere conto a terzi, ma sappiamo che la produzione dei blockbuster non campa di filantropia e comprende una pluralità di fattori. Whedon non è banalmente subentrato per dare gli ultimi ritocchi e ha fatto arrabbiare un po’ di gente.
Il suo ingaggio ha fornito un pretesto per cambiare radicalmente Justice League e renderlo, agli occhi della Warner, più vendibile. Umorismo, commento sonoro, azione, ogni aspetto della pellicola è stato piegato agli ammiccamenti disneyani. Ecco, questo vincolo ora non c’è più, come non c’è un canone narrativo da formulare per il futuro. Snyder può portare avanti le sue scelte, almeno finché il girato residuo e il budget glielo consentono. Certo, adesso si rischia una forzatura di rimbalzo: “I fan vogliono la versione dark? La avranno, alla faccia degli Avengers”. Speriamo con tutto il cuore, fegato e milza che non si cerchi l’alternativa a tutti i costi, ma che ci si avvicini senza pregiudizi al concept primigenio.
I PERSONAGGI
La gestione dei protagonisti è un aspetto saliente dei cinecomic e include il bilanciamento tra le grandi imprese e le problematiche da persona comune. Sarà intrigante vedere quanto spazio verrà dedicato, per esempio, al rimorso di Bruce Wayne per gli eventi che hanno portato alla morte di Superman, senza che questo si riduca a una sbrigativa schermaglia verbale. Allo stesso modo, Cyborg (Ray Fisher) ha un legame con Darkseid e con la tecnologia di Apokolips, aspetto che potrebbe essere approfondito nella Snyder Cut. Poi c’è il Flash di Ezra Miller, ridotto perlopiù a spalla comica e meritevole di un upgrade nell’interazione con il resto del gruppo. Veniamo al piatto forte: Clark Kent e la peluria facciale. È scontato ripetere quanto ci sembri incredibile che qualche produttore abbia visto la rimozione dei baffi in CGI e l’abbia perfino approvata.
L’estetica ha il suo peso e speriamo che ad attenderci non ci siano dei baffoni alla Poirot, ma quello che più ci preme è la sequenza del “risveglio” di Superman. Clark torna dalla morte come un kryptoniano resuscitato per necessità, dalla psiche instabile (cosa che lo collega al fumettistico Bizzarro) e capace di piegare la Justice League con una mano sola. Uno zombie quasi onnipotente è un bel problema! Ci piacerebbe che questa fase, incluso il ritorno alla normalità, venga mostrata con dovizia di particolari e ampliata. Chiudiamo con il reparto villain: Steppenwolf non ha convinto nessuno, sia per l’effettistica non proprio allo stato dell’arte, sia per i dialoghi scarni e l’atteggiamento stordito. Le sue sembianze, a quanto pare, verranno rimodulate nella Snyder Cut.
Il pubblico non nutre molta simpatia per questa sorta di boss minore, mentre i riflettori sono puntati su Darkseid, cattivone dal potere smisurato e supposto mastermind degli eventi che coinvolgono la Justice League (emblematica la scena dello strano incubo di Bruce Wayne nel precedente film). L’ampiezza del suo intervento è sconosciuta ma sembra che apparirà in un flashback guerresco e nell’atto finale, proprio quando il suo subalterno viene messo fuori gioco. Vederlo in carne e ossa sarebbe meglio che limitarsi alle scene post-credits, come ci è toccato fare con Thanos in quasi dieci anni.
LA COLONNA SONORA
L’abbandono di Snyder, come avrete letto fino allo sfinimento, ebbe ripercussioni anche sulla partecipazione di Hans Zimmer e Junkie XL. Inizialmente, Zack e sua moglie Deborah, entrambi coinvolti come produttori, avevano deciso di proseguire la storia, avvalendosi del medesimo mood musicale. Si sapeva che Zimmer non avrebbe contribuito in modo diretto, dal momento che aveva deciso di smettere di musicare cinecomic (per poi rimangiarsi la parola, lavorando per X-Men: Dark Phoenix). Snyder decise perciò di affidare la score di Justice League a Tom Holkenborg aka Junkie XL, che aveva già lavorato a una parte di Batman v Superman.
Per quell’occasione, i due compositori si erano divertiti a raccontare ai fan come si fossero divisi il lavoro, e la stessa cover dell’edizione speciale della soundtrack mostrava il binomio non solo tra i due “gladiatori” più eroici della storia, ma anche tra i due stili musicali differenti. Zimmer scrisse il tema malinconico di Bruce e ripropose il drammatico leitmotiv di Superman, mentre Junkie “schitarrò” il tema di Wonder Woman. Mr. Holkenborg avrebbe colto l’eredità del suo amico (e per molto tempo, datore di lavoro) Zimmer e portare la saga supereroica a un livello accentuato di “tamarraggine”.
E infatti la sua musica era praticamente pronta. Nell’ottobre dell’anno passato, Junkie aveva rilasciato una serie di dichiarazioni al noto portale Screenrant, mostrandosi deluso di aver scritto una colonna sonora intera per poi vedersela cestinata in toto, ma comunque rimaneva speranzoso per il fatto che “in qualche modo”, prima o poi avremmo potuto ascoltarla.
“Decisamente, ma non lo farò. La colonna sonora è pronta, è davvero fantastica ed è lì da qualche parte. Vedremo cosa succederà in futuro, chi lo sa?”
Junkie XL
Ed è la notizia di qualche giorno fa a farci tornare la speranza, se non la certezza, che la score di Junkie (con ovviamente anche i temi di Zimmer) possa rivelarsi finalmente a tutti noi. Per la theatrical cut, ormai rimossa da molti, la produzione aveva deciso di assecondare Joss Whedon e ingaggiare Danny Elfman, che aveva già lavorato con il regista per Avengers: Age of Ultron.
Purtroppo, non per colpa di Elfman, la score di Justice League si è rivelata un pasticcione (proprio come il film), dal momento che Whedon era convinto che il pubblico avrebbe apprezzato il ritorno di temi musicali più visceralmente legati all’immaginario passato. Il regista chiese (o impose) a Elfman di riesumare il suo tema di Batman dei film di Tim Burton e l’iconico tema di Superman di John Williams, scartando la composizione di Zimmer. Il risultato è uno straniante effetto vintage applicato a un film che non sa cosa vorrebbe fare da grande, con delle sequenze musicate in modo superficiale e talvolta inefficace. L’unico tema dello stravolto DC Universe è quello di Wonder Woman… ma il buon Danny ha modificato anche quello, trasformando le “schitarrazze” grevi inserite da Junkie in una versione orchestrale, giusto per amalgamarsi a tutta la partitura.
LE CONSEGUENZE
Per una pluralità di fattori, l’uscita della Snyder Cut è una specie di anomalia. Per quanto sia eccitante, ci auguriamo che rimanga tale, perché sembra che abbia scoperchiato un “vaso di Pandora” nel panorama post-release dei film: sul Web si parla già di una Feig Cut di tre ore per il Ghostbusters al femminile del 2016, odiato dalla community. Non siete soddisfatti? Ecco profilarsi all’orizzonte una Ayer Cut di Suicide Squad, altro pasticcio made in Warner, insieme a un fan solitario che invoca una Trank Cut del reboot di Fantastic 4, pellicola dagli infiniti travagli produttivi. Josh Trank dichiara di aver voltato pagina e giudica l’iniziativa inutile. Quanto è realistica l’ipotesi che questa rielaborazione tardiva dei flop diventi una moda? Farebbe davvero bene al processo creativo e al marketing?
Come evidenzia Snyder, il significato della sua cut non si limita a scene aggiuntive ma comprende un massiccio ripensamento dei toni, dei ritmi e della struttura narrativa. Immaginatevi di andare in sala a vedere un blockbuster con il sospetto di dover attendere l’edizione home-video per la visione originale degli autori, o per un prodotto meno sconclusionato. Più che il formato deluxe di qualcosa che ci è piaciuto, sarebbe un tentativo di chiudere il recinto quando i buoi sono fuggiti, tanto per battere ulteriori centesimi in cassa. Se l’eccezione diventa consuetudine e quest’ultima viene studiata a tavolino, ne esce sconfitto l’intero settore.