Analisi e teorie sull’antagonista di Avengers: Infinity War e Endgame.
di Alessandro Sivieri
ARTICOLO AGGIORNATO CON *SPOILER* SU ENDGAME!
Cosa sarebbe un eroe senza una nemesi all’altezza? Le logiche fumettistiche si basano da tempo su questa lezione, regalando ampi spazi ai cattivi quanto ai buoni, perché se un nemico manca di profondità, il primo a farne le spese è proprio l’Avenger di turno, insieme alle motivazioni che guidano entrambe le figure. L’Universo Cinematografico Marvel ha sempre avuto un punto debole, ovvero i villain: per ogni Loki (Tom Hiddleston) e Killmonger (Michael B. Jordan) c’è sempre un Malekith (Christopher Eccleston) e un Aldrich Killian (Guy Pearce).
In mezzo a personaggi sviluppati solidamente troviamo cattivi usa e getta, privi di risvolti psicologici e incapaci di offrire una sfida concreta al supereroe. Ora con Infinity War ed Endgame, dittico che rappresenta il culmine della storia degli Avengers, la Disney ha corretto il tiro, regalandoci Thanos (Josh Brolin). Quest’ultimo beneficia di una qualità di scrittura superiore alla media, assumendo di diritto il titolo di miglior antagonista dei film Marvel, oltre a misurarsi con i più grandi villain della Storia del cinema. Una posizione condivisa con la sua controparte fumettistica, alla quale si ispira senza risultarne una copia carbone. Oltre alla stratificazione psicologica, non possiamo ignorarne la potenza, che unita alle Gemme dell’Infinito lo rende una minaccia per l’intera Galassia. Insomma, Thanos non sarà Darth Vader, ma ci va molto vicino. Andiamo a scoprirne il perché, analizzando le sue sfaccettature nelle pellicole dei fratelli Russo, che chiudono il ciclo dei Vendicatori per come li conosciamo.
LA FORZA
Se c’è una cosa che i Vendicatori hanno dimostrato, è che collaborando possono battere chiunque. Anche una minaccia planetaria ai livelli di Ultron (James Spader) può essere debellata dai nostri eroi, al modico prezzo di qualche graffio, un paio di battute e, raramente, una vittima. Oltre a eccellere nel gioco di squadra, gli Avengers sono molto forti individualmente, e non è facile avere la meglio su uno di loro. Poi il caro vecchio Thanos è sceso dal trono su cui sedeva nei Guardiani della Galassia, tirando cazzottoni senza guardare in faccia nessuno, con il piglio del combattente consumato. Nei primi minuti di Infinity War, pur con le spalle coperte dai suoi servitori, si sbarazza di Thor (Chris Hemsworth) e sconfigge facilmente un peso massimo come Hulk (Mark Ruffalo). Nessuno aveva mai resistito agli assalti del Golia Verde, ma Thanos, senza sfruttare le Gemme dell’Infinito, si dimostra superiore per forza bruta, riflessi e abilità tattica.
In due mosse il Titano Pazzo si pone come minaccia incontrastata, rivelandosi già potentissimo di base. Le Gemme vengono rapidamente individuate e alla fine del prologo Thanos ne ha un paio sul Guanto, ovvero quella del Potere e dello Spazio. Accompagnato da un’aura apocalittica, il villain ha messo fuori gioco diversi eroi prima che potessero prepararsi e parte alla conquista della Terra con titolo di avversario più pericoloso mai incontrato. La battaglia finale vede i protagonisti cadere uno dopo l’altro. Anche se la Stormbreaker, nuova arma di Thor, è stata in grado di ferirlo, Thanos è riuscito nel suo intento, sconfiggendo i Vendicatori su Titano e sul nostro pianeta. Nel quarto film la sua invincibilità inizia a incrinarsi.
Il Thanos di Endgame, più giovane di quattro anni ma già al proprio apice combattivo, giunge sulla Terra del presente grazie all’aiuto della figlia Nebula (Karen Gillan). Dopo aver colpito la base dei Vendicatori con un bombardamento, imbraccia la propria spada a doppia lama (perfettamente bilanciata, come il suo Universo ideale) e siede tra le macerie, in attesa di affrontare gli stessi eroi che lo uccisero in questa linea temporale. Pur non essendo in possesso delle Gemme, si rivela un avversario formidabile, tenendo testa senza grossi problemi a un trio formato da Iron-Man, Thor e Captain America (Chris Evans). I tre Avengers principali hanno già avuto a che fare con il Titano in passato e ne conoscono bene la forza, approcciando il campo di battaglia con uno stato mentale totalmente diverso. Stark è deciso a vendicarsi e al contempo a preservare la sua nuova famiglia; Thor è vistosamente appesantito, ma in possesso sia della Stormbreaker che del suo vecchio martello; Cap, da sempre il più tenace, vuole giocarsi il tutto per tutto e si dimostrerà degno di brandire Mjolnir, cosa già paventata in Age of Ultron.
Il rinnovato sprint della trinità non è sufficiente per avere la meglio su Thanos, che risponde colpo su colpo alle combinazioni martello-scudo-repulsori, arrivando a un soffio dall’uccidere Thor con la sua stessa arma. Stancatosi della schermaglia, ordina al proprio esercito di attaccare per spazzare via i nemici. La sua vittoria sembra ineluttabile, come ripete più volte. Sorprendentemente, entrano in campo un paio di eroine che sembrano in grado di contrastarlo: Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) lo paralizza con la sua magia e danneggia seriamente la sua armatura, mentre Captain Marvel (Brie Larson) riesce a impedirgli di schioccare le dita con il suo nuovo Guanto, oltre a uscire indenne da una sua testata. Occorrerà un pugno con la Gemma del Potere per allontanare Carol Danvers, ma a quel punto Star riesce a rubare le sei pietre al Titano, usandone la magia per eliminarlo insieme alle sue truppe. Per uccidere Thanos si è reso necessario un nuovo schiocco “dei buoni”, dalle conseguenze letali per Iron-Man, colui che diede inizio all’intera saga.
L’ASTUZIA
Quando ai muscoli si somma l’intelligenza, otteniamo una combinazione letale, e Thanos lo sa bene. Di primo acchito la sua stazza farebbe pensare a un gigante viola non troppo sveglio, ma presto scopriamo che ha missione da compiere, per la quale ha trascorso una vita a prepararsi. Il Titano ha un passato da guerriero e muove efficacemente i pezzi sulla scacchiera, portandosi sempre un passo avanti rispetto agli Avengers. Un esempio lampante è la trappola tesa ai Guardiani su Knowhere, architettata grazie alla Gemma della Realtà per catturare Gamora (Zoe Saldana). Nemmeno i piani di Tony Stark e Star-Lord (Chris Pratt) sono in grado di fermare Thanos, che oltre ad adattarsi alle strategie degli avversari, sfrutta al meglio le peculiarità di ogni Gemma.
Quella del Tempo gli consente addirittura di portare indietro le lancette dell’orologio, resuscitando Visione (Paul Bettany) solo per ucciderlo nuovamente e completare il Guanto. Vero, gli Avengers hanno commesso degli errori, dettati dall’orgoglio e dalla vendetta, che hanno permesso al Titano di cavarsela, ma data la sua scaltrezza era difficile immaginare uno scenario positivo per i nostri eroi. In fondo anche Doctor Strange (Benedict Cumberbatch) ha dovuto analizzare milioni di futuri alternativi prima di trovare un espediente per la vittoria. Il Thanos di Endgame, pur meno pratico delle Gemme ed emotivamente alterato dai ricordi di Nebula, non perde il suo talento strategico.
Giunto nel presente grazie alla figliastra, ordina un bombardamento per intrappolare i Vendicatori e si prepara allo scontro fisico. Sfruttando la propria spada, mette a segno dei contrattacchi letali e nemmeno Cap munito di Mjolnir può sopraffarlo. Smarcatosi da Scarlet Witch grazie a una seconda pioggia di fuoco, Thanos ha poi l’idea di stordire Carol Danvers con la Gemma del Potere, annullando la superiorità fisica della donna. Peccato che Stark riesca a improvvisare in modo analogo, rubando le Gemme al villain e usandole contro lui. La partita è persa, ma le macchinazioni diaboliche del Titano hanno lasciato parecchie cicatrici.
LA FILOSOFIA
So cosa significa perdere, sentire disperatamente di aver ragione, e ciò nonostante fallire.
L’aspetto più affascinante di Thanos è il ruolo antieroico e disinteressato che assume in Infinity War. In un panorama narrativo monodirezionale, dove la prospettiva privilegiata resta quella dell’eroe, i fratelli Russo hanno scelto di andare controcorrente, rendendo il Titano protagonista del racconto. Al netto di una compresenza supereroistica senza precedenti, il punto di vista principale è quello del villain. Con il passare del tempo impariamo a conoscere il passato e le motivazioni di Thanos, empatizzando con lui e a giustificando, almeno in parte, i suoi intenti. Pur essendo un sadico pluriomicida, aspira al bene comune e sente di essere nel giusto. Ogni fanatico è l’eroe della sua storia, e il Titano è determinato a preservare l’Universo eliminando la metà dei suoi abitanti, in modo da lasciare abbastanza risorse per tutti. Uno sterminio imparziale e sistematico, che non distingue in base alla razza o al ceto sociale.
Il pensiero di Thanos, condottiero di una crociata spaventosamente razionale, sposa alcune teorie realmente esistenti (molti chiamano in causa Malthus) sui danni della riproduzione incontrollata. In natura non si applica il nostro concetto di equilibrio, e ogni specie, se prospera in modo incontrollato, rischia di danneggiare l’intero ecosistema. Una sfortunata abitudine condivisa dall’essere umano, che consuma le risorse naturali della Terra senza badare alle conseguenze. Elevando la questione a necessità universale, Thanos si pone come giudice e boia, assolvendo con atteggiamento equanime quello che per lui resta un compito ingrato. Durante la giovinezza ha provato sulla propria pelle gli effetti della sovrappopolazione, che ha messo fine alla vita sul suo pianeta natale. A ciò si aggiungono il suo aspetto degenere e il dono della conoscenza, che in certi casi può trasformarsi in maledizione, come spiega egli stesso a Tony Stark. Il suo carattere si è formato nella sofferenza e argina la propria instabilità con una vocazione messianica.
Oltre alla disillusione, ciò che separa il Titano da un tiranno fine a se stesso è il senso del sacrificio: grazie alle sue azioni gli Avengers (e i popoli dell’Universo) subiscono gravi perdite, ma è proprio Thanos il primo a infliggersi un dolore inimmaginabile, uccidendo l’unica creatura che abbia mai amato, ovvero la figliastra Gamora. Tracciando un cammino sospeso tra il nichilismo e il martirio, il Titano si trasforma in villain penitente, che sconfiggendo gli eroi perde ogni cosa. Solo dopo una scena catartica, dove Thanos si confronta con la manifestazione infantile della figlia, sopraggiunge un epilogo pacificatore. Egli considera terminata la sua missione e si ritira per metabolizzare il lutto. Tale passaggio narrativo dimostra che l’essere più spietato della Galassia può provare dei sentimenti, a loro volta asserviti a un’ideologia assolutistica.
Oltre a sublimare la figura del villain, Thanos dissacra quella del supereroe. Dal lato meramente pratico, ha raggiunto un traguardo ambito da molti: distruggere i Vendicatori. Pur subendo ferite e rallentamenti, il Titano si presenta fin dal prologo come un fenomeno ineluttabile, vanificando gli sforzi congiunti degli eroi. La forza di Hulk, il coraggio di Captain America e il genio di Iron-Man non servono a nulla. Gli Avengers si coalizzano per la battaglia finale, combattuta su più fronti, e tentano di resistere sfruttando degli schemi ormai obsoleti: quante volte li abbiamo visti trionfare sull’avversario grazie a un coraggioso attacco frontale o a un piano brillante?
In Infinity War, che segna il passaggio a una nuova epoca, gli eroi si accorgono finalmente che il mondo è un luogo spietato, che il concetto di giustizia è relativo e che dare il massimo a volte non basta. Thanos ha messo in crisi il modello supereroistico marvelliano, dimostrando agli Avengers che non possono più combattere come facevano prima. Per la prima volta non sono riusciti a fare la differenza, scoprendosi inermi alla stregua di chi dovevano proteggere. Al fine di ribaltare la situazione, dovranno essere pronti a tutto e confrontarsi con le loro questioni irrisolte, che includono tagliare i ponti col passato e compiere scelte radicali. In fondo, come specifica la sinossi di Endgame, la realtà è più fragile di quanto pensiamo, e per preservarla occorrono sacrifici.
IL THANOS DI ENDGAME
Non potevate sopportare il vostro fallimento. Dove vi ha condotto? Di nuovo da me.
In Avengers 4, grazie a degli escamotage narrativi, vengono in contatto diverse linee temporali e di conseguenza versioni alternative dei personaggi. Nel prologo ritroviamo il Thanos di Infinity War, ritiratosi su un pianeta agricolo per godersi il pensionamento. Con l’aiuto di Carol Danvers, i Vendicatori lo raggiungono e lo sconfiggono facilmente, speranzosi di invertire lo schiocco. Il Titano che si trovano di fronte non ha più l’aura minacciosa del film precedente: si regge in piedi a fatica, poiché ha usato nuovamente le Gemme alla massima potenza, questa volta per distruggerle. Ha compiuto tale scelta per non cadere in tentazione e sfruttare il Guanto per fini egoistici, ribadendo una mancanza di individualismo. L’operazione gli è quasi costata la vita, lasciandolo inerme di fronte ai suoi avversari.
Una scelta narrativa che crea un efficace momento anticlimatico, dedito a spiazzare sia gli spettatori che gli eroi della Terra. Thanos ha compiuto il suo destino ed è una persona svuotata, anche emotivamente, con un pizzico di rimorso per il trattamento riservato alla figlia Nebula. Thor lo decapita con la Stormbreaker, ma la vendetta è ormai fine a se stessa. Paradossalmente, riducendo al minimo la sua forza, il Titano ha inflitto una seconda sconfitta agli Avengers, poiché gli impedisce di annullare la Decimazione e li lascia in compagnia dei loro sbagli, ai quali si somma l’uccisione superflua di un nemico dichiaratamente innocuo.
Con i viaggi nel Regno Quantico entra in gioco il Thanos del 2014, all’epoca del primo Guardiani della Galassia. Un villain più giovane, nel pieno della sua campagna di conquista e senza nemmeno una Gemma in mano. Per quanto sia già al suo apice fisico e intellettivo, non ha attraversato quel percorso di crescita e sacrificio della sua controparte di Infinity War. Osservando i ricordi di Nebula, apprende che entro quattro anni riuscirà a completare il Guanto e a schioccare le dita, venendo poi ucciso dai Vendicatori rimasti. Consapevole dell’ineluttabilità del destino (due parole a lui molto care), decide di perseguire il suo scopo. Riemergono qui il disinteresse e la vocazione salvifica che avevano contraddistinto la sua versione del 2018. L’evoluzione psicologica sorge quando Thanos, attraverso uno stratagemma, piomba nel presente per appropriarsi delle Gemme, già radunate dagli Avengers. La conoscenza del futuro e l’assenza di un vero viaggio di formazione fanno sì che la bussola morale del Titano si incrini.
Il fatto che i Vendicatori stiano cercando di invertire la Decimazione è un fattore frustrante per Thanos, poiché a fronte del suo estremo sacrificio, gli eroi della Terra non accettano il ripristinato equilibrio universale, simbolizzando una Galassia ingrata nei suoi confronti. Indignato per la testardaggine degli avversari, il Titano pianifica di cancellare tutte le forme di vita esistenti con lo schiocco, per poi creare un nuova realtà da zero, dove nessuno ricorderà la Decimazione. Nell’ultima battaglia il villain, da strumento del fato, vuole ergersi a demiurgo di un universo ad personam, in pieno delirio di onnipotenza. Lo stesso schiocco non diventa la tappa definitiva, ma un passaggio obbligato e da sbrigare al più presto, complice il Guanto a portata di mano. Emerge l’emotività di un Thanos più frettoloso, che contamina la propria missione con la soddisfazione personale e il desiderio di morte. Un’alternativa interessante, forse esplorata troppo superficialmente, per un cattivo che in Infinity War aveva detto molto.
Endgame ha macinato tonnellate di record ed è stato in grado di chiudere un ciclo di 22 film, tra alti e bassi. La Fase 3 dell’UCM si chiude con Spider-Man: Far From Home, mentre la Fase 4 vedrà un’evoluzione frammentata tra serie su Disney+ e altre pellicole per foraggiare storyline future. Sarà difficile costruire un’altra nemesi completa come Thanos, il cui ritorno non è impossibile, se consideriamo la presenza di linee temporali alternative. Ragionando oltre il gusto personale, è ammirevole il tentativo della produzione Disney di offrire un villain protagonista, per poi profanarlo con una vena iconoclasta e ricostruirlo sotto una luce diversa, che rende Avengers 4 uno specchio del terzo film. Arrivederci, caro Uomo Pongo, il tuo ritorno è… ineluttabile?
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