CRUDELIA: 101 Sfumature di Grigio

Recensione del film targato Disney dedicato a Crudelia De Mon, interpretata da Emma Stone.

di Matteo Berta

Crudelia de Mon nasce nel romanzo di Dodie Smith The Hundred and One Dalmatians per poi divenire celebre nelle varie trasposizioni cinematografiche, in particolare quella animata della Disney del 1961. Questa riproposizione del personaggio è a tutti gli effetti un origin story del famoso villain. Crudelia viene inserita alla perfzione nel vibrante periodo storico punk della Londra degli anni 70. Ol suo spirito libero calza a pennello con il contesto storico, infatti viene evidenziato al meglio l’aspetto anticonformista ed emancipato della futura cattivona.

crudelia de mon cani dalmata

Inizialmente Estella, il suo nome di battesimo, fatica a convivere con la sua diversità e il desiderio di intraprendenza, e l’aspetto più emblematico di questa condizione viene espresso attraverso la tinta che fa per nascondere i pigmenti bianchi dei suoi capelli. Ma ben presto capirà la sua vera natura e cercherà di prendersi i suoi spazi senza esclusione di colpi.

La Disney sembra intenzionata a proseguire il suo lavoro di riscoperta dei cattivi, iniziato con i due film di Maleficent e continuato in questo caso, dove l’opera di destrutturazione è più tangibile. I toni della pellicola portano all’inevitabile confronto con il Joker di casa Warner e, pur non trovandoci di fronte a sequenze e tematiche estreme, questo Cruella ne condivide alcuni risvolti sociali della storia, dove il freak ritorna in auge come protagonista con il quale empatizzare, ma non sempre. Perché nel 2021 è giusto che l’eroe sia complesso e la propria natura debba essere sfaccettata, proprio come la società contemporanea.

cruella joker emma stone

Gli stessi produttori della pellicola hanno voluto rimarcare l’aspetto sfaccettato della figura di Cruella definendola come una sorta di Hannibal Lecter della Disney. Curioso come la casa di Topolino abbia voluto esplorare più nel profondo un personaggio come questo, ma un atteggiamento di questo tipo è positivo, oltre che sintomo di una crescita produttiva, con la speranza che si possa, di tanto in tanto, uscire da quell’universo iperprotettivo ed edulcorato che ci viene spesso riproposto. Sia per questioni diegetiche che extradiegetiche, il mondo della moda è centrale per questo film ed è fantastico notare come sia stata data una grande libertà espressiva agli artisti del costuming per questa pellicola. I capi sono proprio pazzeschi e rispecchiano la psicologia dei personaggi in rapporto con il contesto storico e sociale del periodo. Nel design c’è tanto fattore Vivienne Westwood.

cruella costuming

Un altro aspetto centrale del progetto è sicuramente quello legato ai cani, che sono stati rappresentati in una buona commistione di utilizzo di animali in carne ed ossa e della CGI, che appare buona e credibile, soprattutto nelle sequenze in slow motion, dove si nota tutta l’attenzione per i dettagli. Inutile dire come il chihuahua Wink sia il mio preferito in assoluto!

Il regista Craig Gillespie, particolarmente apprezzato in redazione per I, Tonya, interviene il giusto mostrando uno stile significativo e riconoscibile. In ogni caso si concentra molto sul conflitto interiore dei personaggi, sul loro rapporto con i nemici e nei confronti del contesto narrativo, portando spesso lo spettatore a interrogarsi sulle situazioni proposte e su chi sia veramente il cattivo in diverse sequenze. Come spesso accade, la bravura di Emma Stone riesce a reggere il film anche quando sembra perdersi in qualche passaggio non del tutto avvincente o interessante.

La Cruella di Emma Stone si mostra tutt’altro che in bianco e nero ed è proprio la capacità dell’attrice ad inserirsi perfettamente in quelle 101 sfumature di griglio che rendono il film originale ed estremamente riuscito.

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