Recensione del sequel Disney con protagonista Angelina Jolie.
di Manuel Bestetti
Come da prassi per molti sequel attuali, la storia inizia con lo status quo tornato esattamente come lo era all’inizio del film precedente: Malefica è vista ancora come una strega malvagia e nonostante abbia salvato la vita della principessa Aurora, rendendola addirittura Regina della Brughiera, le leggende continuano a definirla una nemica. Per quasi tutta la prima parte sembriamo tornati alla visione del predecessore, in quella che si pone come una scopiazzatura della prima pellicola. Solo grazie all’arrivo dei “simili” di Malefica questo Mistress of Evil riesce a prendere la svolta giusta per risvegliare l’interesse dello spettatore.
Da apprezzare senza dubbio è l’atmosfera: la Brughiera, luogo nel quale Aurora e Malefica vivono, ha un sapore molto fantasy, colorato e soprattutto pieno di dettagli. Non passa frame nel quale non notiamo qualche nuova creatura, qualche sfumatura assente nella scena precedente. Gli esseri che abitano queste zone sono per lo più fate, ma si possono notare molte ispirazioni dai classici della letteratura fantastica, come Il Signore degli Anelli. C’è dunque un’enorme differenza con, ad esempio, Biancaneve e Il Cacciatore: qui ci si diverte a mostrare, mentre nel film di Rupert Sanders il “fantastico” era solo accennato.
Come ampiamente dimostrato nel primo capitolo, Angelina Jolie si trova totalmente a proprio agio nel ruolo, emanando un carisma fuori dal comune. Se c’è un personaggio che spicca su tutti è sicuramente lei. Interessante anche la new entry Michelle Pfeiffer, regina di Ulstead e madre di Filippo, che sin da subito si dimostra assai poco propensa ad accettare il fidanzamento del figlio con Aurora. Nonostante le sue motivazioni possano risultare viste e riviste, funzionano perfettamente in questa tipologia di film. Si può dire ben poco del principe e della nuova regina della Brughiera: Aurora e Filippo non riescono a districarsi dalla visione classica dei due “protagonisti” della fiaba. Sono i personaggi più disneyani all’interno della pellicola, e questo non è un male: svolgono adeguatamente il proprio compito e rimangono impressi uno per la sua coerenza e l’altra per la sua genuinità.
Nonostante la sceneggiatura risulti leggermente traballante in un paio di momenti, il lato tecnico relativo agli effetti speciali è quanto di più bello si possa trovare in un prodotto del genere. Oltre alle succitate creature, non si può passare sopra alla maestosità delle ali della protagonista: una CGI così ben definita e vera, difficilmente si può trovare in un prodotto non-Disney, e questo la dice lunga su quanto la Casa di Topolino sia ormai a un livello estremamente alto in questo campo. Un applauso anche al regista Joachim Rønning, al suo secondo lungometraggio per la Disney dopo Pirati Dei Caraibi: La Vendetta Di Salazar. Anche qui riesce a mostrare qualche buonissima idea registica, incluso un paio di piani sequenza ben gestiti. Nulla di fuori dai canoni, sia chiaro, ma ha svolto un ottimo lavoro rendendo ogni scena pulita e chiara.
In definitiva, Maleficent: Signora del Male è esattamente quello che ci si può aspettare: un classico pensato per divertire tutta la famiglia. Ci sono i messaggi di amore e rispetto, ci sono personaggi goffi e divertenti, ci sono situazioni tristi e situazioni felici. Tra tutti i live action Disney usciti quest’anno, probabilmente è quello che più di tutti verrà dimenticato, forse proprio a causa del suo essere il sequel di un prodotto che sembrava aver già raccontato tutto. Ciononostante il consiglio è quello di recuperare il precedente capitolo e di correre nella sala più vicina: se siete affamati di scenografie digitali che facciano sognare, allora godetevi questa pellicola sullo schermo più grande che potete trovare.
Un commento Aggiungi il tuo